Camorra & Politica: Aliberti, una lettera mai scritta … nell’attesa che il 23 gennaio 2018 si pronunci la Cassazione sulla richiesta di arresto.

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – “”Caro Dottor Vincenzo Montemurro, in questi anni e ancora di più in questi ultimi mesi ho ascoltato, ho letto giornali e visto commentatori che, molto spesso senza avere cognizione del procedimento penale che mi vede coinvolto per il reato di scambio politico mafioso, hanno espresso le loro opinioni in libertà, spesso senza considerare che dietro una vicenda così complessa ci sono uomini, famiglie e amici che vivono momenti di grande sofferenza …””, potrebbe essere proprio questo l’attacco di una lettera virtuale, cioè mai scritta, sottoscritta da Pasquale Aliberti, ex sindaco di Scafati, ed inviata riservatamente al pm antimafia Vincenzo Montemurro che dal mese di settembre 2015 sta passando al setaccio non solo l’attività amministrativa del Comune di Scafati ma anche la vita personale e professionale dell’ex sindaco; indagini che è giusto ricordare hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose ed alla richiesta di arresto di Aliberti, richiesta che sarà discussa dinanzi alla Cassazione il 23 gennaio 2018, dopo vari ricorsi e controricorsi che hanno tenuto sulla lama del rasoio l’indagato.

            Ma cosa potrebbe scrivere Pasquale Aliberti che martedì 21 novembre scorso è stato sentito per oltre quattro ore dal pm Montemurro in una Procura blindata ?

            Innanzitutto dovrebbe scrivere che: a) è giusto che un pm conduca le indagini come meglio crede per cercare, per scavare la verità negli atti amministrativi e nelle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia o di avversari politici ma anche di imprenditori che troppo rapidamente sono passati dal ruolo di imputati a quello di persone lese perché vessate; b) è giusto verificare i riscontri e anche sostenere, per un proprio libero convincimento, che l’ex sindaco Aliberti per una serie di presunzioni debba essere condotto in carcere perché persona pericolosa; c) non è giusto leggere sui giornali che è stata messa in atto una strategia difensiva con cui arrivare a rendere inutilizzabili le indagini prodotte solo perché non autorizzate dal Gip;  d) Aliberti e i suoi avvocati vogliono solo far emergere la verità; e) di questa verità fanno parte soprattutto i documenti prodotti dal PM e ritrovati nella conclusione delle indagini, come le dichiarazioni del collaboratore di giustizia o dell’imprenditore vessato.

            Ma è giusto ripartire dall’inizio per poter meglio analizzare l’accusa principe, quella di “scambio politico mafioso”, che ha travolto l’uomo e il politico Aliberti.

            L’accusa si fonda essenzialmente sul presumibile e mai dimostrato accordo a tre tra lo stesso Aliberti e due componenti la famiglia Ridosso; uno di questi, giovane laureato e desideroso di distinguere la sua vita da quella del clan malavitoso della sua famiglia, ha addirittura riferito all’altro che ai suoi tentativi di candidatura nelle liste del sindaco gli era stato opposto da parte del sindaco un “muro di pregiudizio” tra le sue aspirazioni e le difese legittime dell’ex sindaco anche a costo di spezzare sul nascere le altrettanto legittime aspirazioni di cambiare vita di un giovane laureato.

            Su questi fatti e su tanti altri si è letto di tutto e di più; si è difeso Aliberti, con passione ed anche con rabbia, ma non  ha mai attaccato la magistratura che ha sempre sostanzialmente rispettato per le decisioni e per le modalità con cui sono state condotte le indagini; e nell’esercizio legittimo del diritto di difesa ha sicuramente tentato ogni strategia possibile ma lo ha fatto con dignità e civiltà nel rispetto delle regole del diritto, senza sentirsi mai come un Gesù Cristo in croce, piuttosto  un uomo, un padre che soffre perché dopo oltre due anni non può ancora dimostrare la propria innocenza. Un uomo distrutto che spera di confrontarsi presto avendo la possibilità di far valere attraverso i suoi avvocati le prove a discarico sapendo di trovarsi davanti ad un magistrato preparato capace, nel processo, di avere o di farsi un’idea chiara e complessiva di fatti sui quali troppo spesso la fantasia di alcuni critici e giornalisti ha prevalso sulla realtà delle cose accadute e documentate.

            Ma come potrebbe concludersi la lettera mai scritta di Aliberti ?

            “”Le ho scritto dottore Montemurro questa lettera pubblica per chiarire la mia posizione nei confronti della magistratura ma anche la mia distanza da chi parla, critica, prova ad attaccare o a difendere la mia persona su vicende che sarebbe stato più giusto chiarire nelle aule di tribunale e che invece in molti, hanno deciso di spettacolarizzare. Non è mai stata questa la mia idea e se in qualche circostanza mi sono difeso pubblicamente è accaduto per la passione e la grande dignità che mi porto dentro nel rispetto di chi in questi anni mi ha sostenuto e soprattutto  dei miei figli””.

            Il prossimo 28 novembre, martedì, l’ex sindaco Aliberti dovrà comparire dinanzi al Tribunale di Nocera Inferiore per l’avvio del giudizio civile in merito alla sua incandidabilità; sicuramente ne sapremo di più perché quel giudizio potrebbe anche avere un peso specifico nell’economia dell’intero processo penale a carico di Aliberti, per arrivare attraverso l’incandidabilità alla “non necessità” della misura preventiva del carcere. Vedremo !!

 

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