VASSALLO: e se ci fosse una donna ?

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Arriva da Napoli, meglio sarebbe dire dalla Procura della Repubblica di Napoli, che la giornata di giovedi 19 aprile 2018 potrebbe passare alla storia del fatto di sangue che vide la barbara uccisione dell’ex sindaco pescatore Angelo Vassallo la sera del 5 settembre 2010 nella sua città: Acciaroli.

            Una notizia o una patacca ? Io penserei più a una patacca che ad un elemento indiziario in grado di capovolgere le indagini ed arrivare finalmente alla cattura dell’assassino che (senza alcun mandante !!) scaricò l’intero caricatore della sua rivoltella sul corpo del malcapitato sindaco.

            Quale sarebbe la notizia propagandata come una grande mossa strategico-investigativa; lo scopriamo leggendo l’articolo pubblicato su Il Mattino del 24 aprile 2018 a firma della giornalista Titti Beneduce e di cui riporto uno stralcio: “L’ordinanza notificata giovedì scorso (appunto il 19 aprile 2018) al brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi, in servizio al nucleo investigativo di Castello di Cisterna dal 1991 e ora indagato per traffico di stupefacenti aggravato dalle finalità mafiose, è stata inviata alla Procura di Salerno, e in particolare al pm Leonardo Colamonici, che indaga sull’omicidio del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. Il pm di Napoli Maria Di Mauro, che si sta addentrando in quella parte di mondo oscuro celato all’interno di una caserma di prima linea nella lotta al crimine, ha ritenuto che il collega possa trovare nell’ordinanza elementi interessanti per la sua inchiesta. Un’inchiesta segnata da silenzi e incertezze, che dal 2010 non ha fatto alcun passo avanti. Di Mauro, che indaga con il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, probabilmente interrogherà anche alcuni collaboratori di giustizia della provincia di Salerno. Ma cosa c’entra il brigadiere Cioffi con il sindaco pescatore, che pochi giorni prima di morire aveva confidato ad alcuni amici: «Ho scoperto qualcosa che avrei preferito non sapere»? Finora proprio nulla: verifiche avviate sulla sua persona all’indomani dell’omicidio lo hanno scagionato da ogni sospetto; il sottufficiale era stato «attenzionato», come si dice in gergo, perché molto legato a un ufficiale superiore indagato per omicidio, ma la cui posizione era stata successivamente archiviata”.  

            Come dire !! tutta roba arcinota da tempo; finanche quel famoso ufficiale dell’arma che nei giorni successivi all’agguato mortale andò a strappare una telecamera nella piazzetta di Acciaroli che, forse, avrebbe potuto far meglio capire il litigio che c’era stato tra Vassallo e Damiani che per otto anni è stato l’unico vero indagato.

            Nessuno lo ricorda ma va ribadito che Acciaroli è una delle mete preferite da magistrati, carabinieri e politici che su quella costa dorata hanno imparato a trascorrere buona parte delle loro vacanze fin da quando, alcuni decenni or sono, il magistrato milanese Ferdinando Pomarici (sposato con una donna di Acciaroli) aveva lentamente trascinato alcuni colleghi del pool mani pulite (ai quali si erano aggiunti a turno molti colleghi salernitani) in quella che spesso ho definito “la costa della legalità” per l’eccessiva concentrazione, soprattutto, estiva di grandi personaggi delle istituzioni e di ufficiali dell’Arma. Insomma d’estate è stato, e forse, è, un pullulare di magistrati, di scorte, di ufficiali dei carabinieri in un ristretto ambito territoriale dove nel tempo era diventato davvero difficile delinquere in maniera apertamente sfacciata. E Angelo Vassallo era amico di tutti, o quasi; e questo gli aveva dato quel tasso di autoritarismo in più che lo metteva al riparo di qualsiasi incidente; fino al punto di arrivare a prendere a calci il presunto assassino la sera del 13 agosto 2010 proprio in quella piazzetta di Acciaroli che sembra essere ritornata al centro delle indagini per via del brigadiere dei carabinieri Lazzaro Cioffi.

            Ma Il Mattino ha proseguito anche nella giornata di mercoledì 25 aprile 2018 con la pubblicazione di una intervista rilasciata al giornalista Giuseppe Grimaldi niente di meno che dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero, a Napoli per uno spettacolo teatrale; un’inbtervista che per i suoi contenuti è facile giudicare inutile: “Ci sono altre tracce, piste investigative dal 2010 non si è ancora arrivati all’identificazione dei responsabili, ma è anche vero che le indagini sono proseguite. Di fronte a determinati crimini non c’è mai la parola fine, fino a che non si arriva all’identificazione degli autori. Otto anni di omertà, certo: ma le indagini non si sono mai fermate. È vero che ogni qualvolta ci siano fatti di questo tipo è come se si fermasse quel percorso di legalità che avvertiamo soprattutto in regioni a più alta densità mafiosa, ma è altrettanto vero che ancora una volta si sta andando avanti e sono convinto che in questa, come in altre indagini, si arriverà a identificare i responsabili”.

            Se si va avanti di questo passo non si va da nessuna parte; anche perché traspare con chiarezza che gli inquirenti in tutti questi anni hanno privilegiato la falsa pista dello spaccio, che ad Acciaroli comunque c’è allo stesso modo di tante altre località balneari, rispetto a tante altre ipotesi tra le quali una delle più semplici: e se ci fosse di mezzo una donna ? Per carità è solo pura immaginazione per un giornalista ma dovrebbe essere pista investigativa per gli inquirenti che devono spaziare a 360° senza trascurare proprio niente. Mi rendo conto che l’ipotesi è fantasiosa ma visto che dallo spaccio non si cava neppure un ragno dal buco perché non andare in altre direzioni senza nulla togliere all’integrità morale e sociale di Vassallo. Anche perché la scena del delitto, tempestivamente invasa e compromessa, e la stessa descrizione dell’omicidio con un ignoto che spara ben nove colpi consecutivamente lascerebbe pensare che da un incontro chiarificatore e da una discussione più o meno pacifica si sia passati ad un drammatico delitto d’impeto che solo chi lo ha eseguito conosce e custodisce gelosamente, esattamente come quella probabile gelosia avrebbe scatenato la sua ira. E poi c’è sempre quel telefonino di Vassallo aperto e pronto alla chiamata mai fatta e ritrovato nelle mani del compianto ex sindaco pescatore. E perché, infine, non pensare che proprio quella telefonata mai fatta e semmai anticipata al suo interlocutore non abbia provocato l’impeto delittuoso.

            La cronaca dei prossimi anni prenderà, ovviamente, il sopravvento sulle fantasiose ricostruzioni e forse ne sapremo di più.

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