Aldo Bianchini
SALERNO – Nel nostro immaginario collettivo “Il Vigile” è rimasto, forse, quello dell’omonimo film italiano del 1960, diretto da Luigi Zampa e interpretato da Alberto Sordi; un film che all’epoca fece incassare al suo produttore la cifra record di circa un miliardo di vecchie lire (somma che nel 1960 era davvero una cifra enorme).
Perché tutto quel successo per un film essenzialmente di cassetta (come si diceva allora) garantita dall’eccellente interpretazione di uno dei più grandi attori di sempre ?
Perché, probabilmente, gli appassionati di cinema ma anche la gente comune vedeva nella figura del vigile una sorta di rivendicazione di uno stato sociale che (allora come ora !!) separava drasticamente chi esercitava il potere da chi lo doveva subire. Ma ancora di più perché la storia raccontata nel film (la mancata multa all’attrice Sylva Koscina e la multa al sindaco) evocava un po’ quelle che erano le legittime aspirazioni di una classe molto borghese che anelava a traguardi di potere sempre più importanti. Non interessò niente e nessuno che poi il vigile (Otello Celletti, ndr !!), nel film, si fosse adeguato allo strapotere del potere; anche perché la storia finiva con un brutto incidente in danno del sindaco che ristabiliva in un certo senso i valori in campo.
Il primo vigile urbano che ho incontrato in vita mia l’ho visto a Salerno nel 1960, esattamente nella ricorrenza della Befana; un vigile in divisa da cerimonia era situato su una pedana circolare posta all’incrocio tra Via de’ Principati e Corso Garibaldi tra il tribunale e le poste centrali; e raccoglieva i regali che la gente senza neppure scendere dalle poche autovetture in transito lasciava si piedi dell’agente. Era da circa un anno a Salerno e quella visione mi indusse a meditare sulla figura che un vigile urbano aveva all’epoca in una città; una figura che a cascata ha poi invaso tutti i comuni d’Italia nel senso di una contiguità con le aspettative delle varie comunità che vedevano, e forse vedono, il vigile come un interlocutore vicino e privilegiato.
Come tutte le altre professioni anche quella del vigile si è evoluta; anche la denominazione è cambiata e si è passati da vigile urbano a “agente di polizia municipale”; la sostanza è rimasta, però, sempre quella del film di Zampa che sessant’anni fa mise in luce, con grande abilità narrativa, gli aspetti meno noti ma più intriganti di quel mestiere.
Ma oggi chi è l’agente di polizia municipale, quali difficoltà affronta quotidianamente e come vive la sua condizione di persona a metà strada tra il potere e la gente comune ?
Lo ha spiegato molto bene in una sua lunga considerazione, scritta e postata su FB, uno dei rappresentanti più importanti del sindacato dei Vigili urbani di Salerno, Angelo Rispoli (segretario provinciale della CSA-Fiadel); una considerazione dal titolo suggestivo e accattivante “Cosa si prova ad essere un Poliziotto Municipale?” che tutti i vigili urbani, e non solo, dovrebbero leggere attentamente:
SALERNO (di Angelo Rispoli) – Per spiegarvelo vi descrivo ciò che potrebbe accadere in un normale giorno di lavoro, come per esempio a Natale che vorresti passare con la tua famiglia. Ti ritrovi a correre in mezzo alla strada, corri dietro ad una persona che non conosci, non sai chi è, ma sai solo che qualche istante prima ha commesso qualcosa contrario alle leggi oppure, nei casi peggiori, ha appena causato un torto ad una persona che non conosci. Si, non conosci chi insegui, non conosci neppure chi stai difendendo. Oppure dovrai sentirti che hai elevato una contravvenzione ad un’auto in doppia fila o che blocca un marciapiede, ma in fondo a chi da’ fastidio, si perché noi pensiamo alle auto in divieto, mentre ci sono cose più importanti. Sono anni che mi domando come mai le auto che danno intralcio sono sempre quelle dell’utente diverso da quello che stai contravvenzionando. Intanto corri dietro ad uno per tutelare la vita o il patrimonio dell’altro. Perché lo fai? Perché ti hanno insegnato che esiste il senso del dovere e tutelare la vita o il vivere civile è importante, quindi corri. Correre e non farti domande che potrebbero annebbiarti la mente, soprattutto se hai una famiglia, una moglie e dei figli che ti aspettano a casa. Magari sei già in ritardo per festeggiare con loro. Ti chiedi perché lo fai, ti chiedi perché devi rischiare per persone che non conosci. Ma in quel momento pensi solo al dovere, verso le persone di ogni nazione, sesso, etnia, colore della pelle, movimento politico, credo religioso e gusti sessuali. Così diventi l’angelo per alcuni e il diavolo per altri. Potresti fermarti col fiatone che ti strappa fuori l’anima, ma sarebbe come mentire a te stesso.
Il Poliziotto Municipale è un lavoro che nessuno ti insegna se non la strada, dove anche se sei pieno di problemi sei obbligato ad ascoltare le lamentele degli altri, dove a queste persone non interessa se anche tu hai dei problemi. Spesso riesci a trovare la soluzione anche utilizzando il buonsenso.
Il poliziotto Municipale è colui che deve consolare un genitore che ha appena perso un figlio a causa di un incidente stradale.
Il poliziotto Municipale è medico senza laurea per effettuare immediatamente un massaggio cardiaco ad una persona colta da malore in mezzo alla strada, è lo psicologo che deve gestire il pazzo anche se ha conseguito a malapena un diploma.
Il Poliziotto Municipale è il miglior lottatore del mondo per bloccare il marito ubriaco che vuole picchiare la moglie anche se è fuori forma.
Il poliziotto Municipale è l’equilibrista che scavalca un balcone per salvare un’anziana.
Il Poliziotto Municipale diventa il miglior giudice e riesce a mettere d’accordo due persone che prima litigano animatamente.
Il Poliziotto Municipale è il bersaglio nelle manifestazioni, nelle barzellette sui social.
La differenza tra me Poliziotto Municipale e te utente è che io, senza sapere che lavoro fai, chi sei, cosa pensi di me, sono sempre lì per proteggerti e correre alla tua prima richiesta di aiuto, anche se il giorno prima mi hai sputato addosso nello stadio solo perché ero lì a salvaguardare la tua incolumità. Fortunatamente sono anche il Superman per bimbi che amano quelle lucine blu alternate sull’auto, sono il ricordo del vecchietto che ti ferma iniziando il discorso con “Anche io ai miei tempi….” tenendoti bloccato per un’ora in mezzo alla strada, diventi il ricordo eterno nella foto dei turisti che incontri nei luoghi di vacanza.
Adesso basta pensare a tutto ciò, perché stai ancora correndo dietro a quella persona o dovrai sentire l’ennesima giustifica per un veicolo in divieto che in fondo in fondo a chi dà fastidio e non pensi alle cose importanti ….