GIORNALISMO: la storia dei giornalisti-giornalisti … da Emanuela Calabrese a Paolo Di Biase

Aldo Bianchini

SALERNO – Ai tempi del coronavirus e, soprattutto, nel tempo di internet e tutte le sue manipolazioni e strumentalizzazioni, parlare di giornalisti-giornalisti non è una cosa facile.

Il discorso è difficile perché, come dicevo, oggi a causa dei social sono diventati almeno giornalisti”, per non dire professori, avvocati medici, magistrati, ed anche filosofi e scrittori (e chi più ne ha più ne metta), più di un miliardo di persone; ottimo nel contesto di una società democratica, ma qui purtroppo stiamo sfiorando una società in totale confusione di ruoli e nella quale si sfiora il “liberalismo assoluto”. In questo marasma suona molto spesso stonata la rivendicazione di essere “giornalista”, anche perché questa benedetta comunicazione (che altro non è se non la mamma del giornalismo) sembra essere diventata materia facile per tutti, cioè per miliardi di persone in tutto il mondo.

Oggi in qualsiasi ambiente aggregativo si va c’è sempre il rischio, per un giornalista, di imbattersi in una moltitudine di pseudo giornalisti che, per la legge dei numeri, oscura il giornalista o i giornalisti presenti.

Naturalmente non basta il praticantato di due anni per ottenere il tesserino di giornalista pubblicista, non basta neppure il successivo praticantato con esame finale per acquisire il titolo di giornalista professionista, non è sufficiente neppure pagare la quota annuale di iscrizione all’ordine con la botta finale che non ci si può mai nascondere, quando si parla o si scrive, come fanno gli sciacalli del web.

Ma allora cosa fare, potrebbe chiedere qualcuno, per diventare giornalisti rispettati almeno per la funzione e il ruolo che si è chiamati a svolgere nella società difficile dei nostri tempi.

A mio opinabile avviso il giornalista di oggi non può più limitarsi a fare la cronaca degli avvenimenti perché rischia seriamente (come già accade) di arrivare sempre dopo i social sui quali scrive anche qualche sparuto gruppo di giornalisti (io ad esempio non l’ho mai fatto), ma la stragrande maggioranza (siamo nell’ottica del 99,99%) è rappresentata da non giornalisti che si atteggiano a giornalisti. Per carità tra i presunti giornalisti ci può essere anche chi è sicuramente più bravo di tanti giornalisti, ma se ci sono delle regole e dei filtri vanno comunque rispettati; e in questa direzione dovrebbero muoversi le politiche dei diversi Stati per arrivare presto ad una regolamentazione dei social che da più parti e spesso è stata annunciata.

Nell’attesa che appare abbastanza lunga cosa deve fare il giornalista per pretestare il suo legittimo ruolo nella società ? deve appunto entrare, quasi calarsi, nella società che lo circonda per cercare di informare nell’ottica di dare la notizia ma anche di analizzarla e commentarla per offrire all’immensa platea, di quelli che devono riceverla, una visione possibile a 360° dell’argomento trattato.

Giuseppe Postiglione - editore de "le Cronache Lucane" e "Radio Potenza Centrale"

Sembra semplice ma non è così; difatti i nostri editori non mostrano quasi mai una sperticata simpatia verso il giornalista e cercano di riempire i loro giornali con molte notizie prodotte da pochissimi giornalisti; spesso difatti vediamo paginate intere firmate dallo stesso giornalista o telegiornali conditi di servizi senza possibilità di ricambio degli autori.

Quando gli editori si muovono in favore dei giornalisti esponendosi pubblicamente con meritati riconoscimenti vuol dire che ci troviamo di fronte a giornalisti-giornalisti (che è già una definizione un po’ diversa dal giornalista normale !!).

E’ il caso, ad esempio, dell’editore Postiglione che pubblica “le Cronache Lucane” ed edita anche “Radio Potenza centrale”, un quotidiano che giorno dopo giorno sta crescendo in maniera esponenziale nell’immaginario del lettore fino al punto che oggi è sostanzialmente assestato ai primi posti della classifica di vendite in tutta la regione Basilicata, e una stazione radio ascoltata tantissimo da tutti i lucani.

Ebbene l’editore Giuseppe Postiglione cogliendo l’occasione dell’onomastico e del compleanno di suoi due giornalisti ne ha esaltato la loro professionalità scrivendo un piccolo trafiletto dal titolo: “Eroi silenziosi”: <Oggi è l’onomastico di Emanuela Calabrese di Cronache Lucane e il compleanno di Paolo Di Biase di Radio Potenza Centrale. Operatori della comunicazione che in queste ore sono tra i tanti che hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo e non si sono fermati, anzi. Hanno implementato, decuplicato l’impegno. Per non lasciarci soli, per continuare a informarci e intrattenerci. Auguri e grazie a loro, con un pensiero particolare anche ai tanti sanitari che non mollano. Grazie, grazie ancora>.

Emanuela Calabrese - giornalista/presentatrice

Faccio da troppi anni il giornalista e per circa trenta ho diretto testate giornalistiche televisive e di carta stampata per non sapere che la discesa diretta in campo di un editore è cosa veramente assai rara e, giustamente, lo fanno per casi specifici e ben individuati; per questo motivo mi sento di applaudire i due giovani giornalisti lucani (io sono nato e cresciuto a Muro Lucano) che con grande altruismo hanno “gettato” il loro cuore oltre l’ostacolo in un momento così difficile e contro un nemico praticamente invisibile; scendendo in campo in prima persona, mettendoci la faccia e rischiare anche la propria salute. Per fare la cronaca di questa “guerra virale ed economica” con articoli, servizi ed interviste mirate e di grande impatto sull’immaginario collettivo del lettore e della gente comune.

Dei due conosco soltanto la brava, bella, intelligente e professionale Emanuela Calabrese; l’ho incontrata circa un anno fa a Muro Lucano, nella sede della Società Operaia e dell’UniTre, per la presentazione del romanzo “Storie di donne senza storia” (ed. Laveglia-Carlone) scritto con grande abilità letteraria dall’amico giornalista-scrittore-storico Giuseppe D’Amico, detto Geppino.

L’avvenimento era stato curato nei minimi dettagli dalla nostra giornalista Emanuela Calabrese; mi colpì la sua autorevolezza nel porsi al pubblico presente, la sua professionalità, la sua dialettica esente da qualsiasi sbavatura dialettale e, soprattutto, l’elegante – sobria e umile proposizione della sua figura nel corso di tutta la lunga manifestazione. Come sto facendo adesso, non mancai neppure in quella occasione (io ero immeritatamente tra i relatori) di sottolineare tutte queste qualità dell’ottima professionista fino al punto di augurarle un grande futuro professionale.

Ho, quindi, appreso con molto piacere che la brava Emanuela è stata così copiosamente ringraziata dal suo editore in un gesto, ripeto, assolutamente non abituale per noi giornalisti.

Auguro ad Emanuela ed a Paolo il meglio possibile per la loro ancora lunghissima carriera.

 

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