Elezioni regionali: ma De Luca ha stravinto o ha vinto per poi stravincere davvero ?

 

Aldo Bianchini

Il governatore De Luca subito dopo la vittoria

SALERNO – La domanda complessa e difficilmente districabile corre di bocca in bocca: “Ma allora dopo tutto questo baillamme Vincenzo De Luca ha stravinto o ha semplicemente vinto come cinque anni fa ? O meglio ancora ha stravinto con gli eletti delle sue liste ?”.

Questo in tanti mi stanno chiedendo; in verità non ho saputo rispondere, e sfido chiunque a rispondere. Se la mettiamo sui numeri ha soltanto vinto perché ha confermato i sei consiglieri di cinque anni fa (quelli che gli derivano come premio di governabilità).

In pratica avrebbe st6ravinto se gli fosse stato assegnato, come sembrava fino alla notte scorsa, anche il settimo seggio (Simone Valiante, ndr !!); così non è stato (il settimo seggio è stato assegnato ai suoi amici della Lega con Attilio Pierro) e la sua stravittoria è stata ridimensionata a semplice e burocratica vittoria.

Ed ancora; il PD provinciale ne esce ridimensionato perché ha un solo consigliere regionale a fronte dei due della scorsa elezione; dovrebbe dimettersi il segretario provinciale dopo aver constatato che il suo partito ha perso esattamente il 50% della forza che aveva avuto nel 2015, ma sappiamo già che la via delle dimissioni è sconosciuta ai “politicanti” di oggi.

Ma il governatore “kaimano” Vincenzo De Luca aveva già studiato le contromosse e si è mosso per tempo e, se leggiamo bene i dati, ha stravinto sul piano personale addomesticando ed asservendo ancora di più il suo partito di riferimento che dipenderà da lui come non era mai successo in passato. Ed ha portato a Napoli personaggi di sua assoluta fiducia: Picarone, Savastano, Cascone, Volpe (quindi quattro su sei), ed ha già misurato le distanze con Pellegrino e Matera che se vorranno fare politica per il loro territorio (Vallo di Diano per entrambi) dovranno condividere le linee dettate dal capo.

In pratica potrà gestire sei consiglieri su sei che dovranno garantirgli una serena passeggiata in questi lunghi cinque anni, nel corso dei quali sarà comunque chiamato a diverse scelte importanti: sindaco di Napoli, sindaco di Salerno, presidenza dei parchi nazionali e delle comunità montane, presidenze delle società miste e gestione diretta e padronale delle tante società esterne che gestiscono il patrimonio pubblico dell’intera Campania. Un potere immenso che necessità di una guida unica e suprema per non sbriciolarsi in mille rivoli.

Senza trascurare l’intero territorio salernitano che sembra essere stato attentamente suddiviso in fette di potere nella famosa riunione del dicembre 2019 (l’ho scritto ieri) quando le tre famiglie plenipotenziarie De Luca – Conte – Andria hanno discusso e raggiunto un accordo totale, i cui frutti si sono già visti in queste elezioni che hanno registrato una partecipazione in massa dei “figli di …” nelle tante liste che hanno supportato il governatore uscente e subito rieletto a larghissima maggioranza assoluta. Certo, è venuta meno la convalida dell’elezione per Simone Valiante (altro figlio d’arte) ma è stato comunque il secondo degli eletti nel PD che ha pagato per colpe non sue derivanti dalla battaglia dei due obiettivi, come due sfide, che il kaimano ha portato avanti in questa campagna elettorale: Stefano Caldoro e il Partito Democratico.

Il candidato presidente Stefano Caldoro subito dopo la sonora sconfitta

Ma i patti non sono stati rispettati ? Mi chiede un’attenta lettrice (C.C., notissima dirigente scolastica di Salerno); si, apparentemente non sono stati rispettati; ma si sa che in guerra c’è sempre l’evenienza di un “fuoco amico” che rischia di demolire qualsiasi patto anche se i “pacta sunt servanda” come dicevano i latini. Ma allora i trattati venivano rigorosamente rispettati, oggi non contano niente più.

La prima sfida era contro la destra (Caldoro, ndr !!) e De Luca l’ha vinta stracciando completamente Forza Italia da cui ha succhiato una valanga di voti, spedendo forse definitivamente a casa la vice presidente della Camera Mara Carfagna che, oggi, si consente il lusso anche di parlare di “zavorra di Forza Italia” dimenticando che, in buona parte, è stata ed è anch’essa una zavorra per il partito di Berlusconi; non fosse altro che per la guerra senza esclusione di colpi portata avanti una decina di anni fa contro l’altro kapò della destra, Edmondo Cirielli, che oggi naviga nelle acque molto meno agitate di Fratelli d’Italia. Ma questo l’ho scritto più volte e spiegato ampiamente.

La seconda sfida De Luca l’ha condotta contro il suo presunto partito, il PD, riuscendo a demolirlo soltanto in provincia di Salerno ed a scalfirlo in provincia di Napoli dove, ovviamente, i dem contano molto di più.

In tutta questa furiosa e difficile sfida il kaimano ci ha rimesso, comunque, qualcosa; cioè il settimo seggio che poteva davvero farlo stravincere in tutti i sensi.

Ma la politica si sa è come una bellissima donna che scalpita e si rende sempre meno leggibile agli occhi del suo uomo, o presunto tale.

 

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