I 50 anni de «Il battello bianco»

 

Dr. Vincenzo Mele

Era il 1970 quando lo scrittore kirghiso Čyngyz Ajtmatov scrisse e pubblicò «Il battello bianco», considerato uno dei principali capolavori letterari del Kirghizistan.
Ajtmatov, figlio di un intellettuale vittima nel 1938 delle Grandi Purghe staliniane, aveva intrapreso l’attività letteraria nel 1958, anno di pubblicazione del suo primo romanzo «Giamilja – Melodia della terra», seguito da «Addio, Gul’sary» nel 1966. Ajtmatov è stato inoltre Ministro durante gli anni della Perestroika di Gorbačhëv, oltre ad aver ricoperto il ruolo di ambasciatore per l’Unione Sovietica in Lussemburgo e in Belgio.
Il romanzo, ambientato in un villaggio tra le montagne del Tien Shan kirghiso, ruota attorno alla storia di un bambino di 7 anni che vive con i nonni; il nonno Momun gli racconta spesso storie e leggende folkloristiche legate alle gesta di “Madre Cerva dalle Corna Ramose” a cui il piccolo si aggrappa ciecamente, soprattutto a causa della solitudine. Il quadro familiare, oltre ad essere composto dalla consorte di Momun e dalla figlia Bekej, include anche Orozkul, il marito di quest’ultima, un guardia-boschi prepotente, incallito consumatore di vodka che sfoga violentemente la sua frustrazione su Bekej poiché non riesce ad avere un bambino e abusa del suo ruolo comportandosi in modo tirannico con gli abitanti del posto.
Con «Il battello bianco» Ajtmatov ha voluto raccontare una storia intrisa di malinconia e misticismo, riuscendo a regalare al lettore una finestra sul mondo la prospettiva dagli occhi di un bambino, con i pensieri, i piccoli dispiaceri, le paure e i giochi che caratterizzano la vita del piccolo protagonista. Il rapporto tra nonno e nipote appare centrale così come l’inno alla natura, che lo stesso Ajtmatov compone descrivendo intensamente il maestoso paesaggio del lago Ysyk-Köl, delle montagne del Tien Shan kirghiso e i miti e le leggende che influenzano le esistenze dei protagonisti principali.
In Italia la prima edizione risale al 1972, pubblicata dalla casa editrice barese De Donato, con la traduzione di Gigliola Venturi; successivamente l’opera viene riedita dalla Mondadori nel 1974, infine la casa editrice Marcos y Marcos ha curato una nuova edizione pubblicata nel 2007. Dal libro venne tratto un film, «Belyj parochod», diretto nel ’76 dal Bolotbek Šamšiev che vinse la Genziana d’oro miglior film al “Trento Film Festival” nel 1977 come miglior film.
Ancora oggi «Il battello bianco» è considerato uno dei più importanti romanzi della letteratura del Kirghizistan ed è stato il lavoro che ha proiettato Čyngyz Ajtmatov tra i più importanti scrittori dell’Asia centrale.

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