Don Nunzio: da Angeletti un contributo di verità !!

Aldo Bianchini

Avv. Riziero Angeletti

SALERNO – La recentissima sentenza della Corte di Cassazione, che “ha cassato con rinvio” la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Roma che aveva non solo confermato le sentenza di primo grado ma aveva aggiunto un anno di reclusione ai due già precedentemente sentenziati, ha riportato nel girone dantesco del tritacarne mediatico la vicenda relativa a Mons. Nunzio Vincenzo  Scarano.

 

E’ bene ricordare per sintesi la vicenda di Mons. Scarano che fu arrestato la mattina del 28 giugno 2013 e rinviato a giudizio dal GUP su richiesta della Procura di Roma, insieme ad altri, con l’imputazione di corruzione e calunnia; in primo grado assolto per la corruzione e condannato per la calunnia a due anni di reclusione; in secondo grado, sempre a Roma, in Corte di Appello condannato a complessivi tre anni in seguito alla riformulazione dell’accusa di corruzione. In questa fase, cioè dinanzi al Tribunale di Roma ed alla Corte di Appello di Roma, il prelato salernitano è stato difeso dagli avvocati Silverio Sica e Giuseppe Pepe che dovettero piegarsi dinanzi al Tribunale ed alla Corte di Appello di Roma incassando due sconfitte secche, la seconda in appello peggiore della prima; e questo nonostante il grande lavoro professionale e strategico profuso nella difesa del sacerdote che in quel momento appariva indifendibile.

Nelle more del ricorso per Cassazione c’è stata la svolta; Mons. Scarano sceglie come terzo difensore (subito dopo rimasto come unico difensore) l’avv. Riziero Angeletti (vaticanista di vaglia e penalista stimato in tutto il Paese, e non solo per le numerose opere giuridiche firmate nel corso degli anni) che imprime la svolta  a tutto l’impianto accusatorio contro don Nunzio (costruito dalle Procure di Roma e Salerno per fatti completamente diversi tra loro) e mette subito a segno quello che in un recente passato ho definito un capolavoro difensivo: “la utilizzazione nel processo salernitano degli atti relativi alle deposizioni dei f.lli D’Amico nel processo di Roma, senza la necessità di averli presenti in aula a Salerno per essere sottoposti a nuovi interrogatori”. La svolta processuale a quel punto era chiara, a Roma i D’Amico avevano contribuito all’assoluzione di don Nunzio dal reato di corruzione che lasciava intravedere una diversa chiave di lettura anche nel processo incardinato a Salerno e tuttora in corso. Ma a Salerno l’avv. Angeletti è riuscito anche in un’altra impresa difensiva, quella di dialogare alla pari e con grande serenità con la pubblica accusa e con il collegio giudicante dimostrando a tutti che i giudici sono lì per capire e non tanto per condannare.

E ritorniamo alle due sentenze romane approdate in Cassazione e cassate con rinvio il giorno 11 novembre 2020:

  • Processo da rifare per monsignor Nunzio Scarano, per l’ex agente dell’Aisi, Giovanni Maria Zito e per il broker, Giovanni Carenzio. I giudici della Corte di Cassazione hanno annullato con rinvio la sentenza, emessa lo scorso anno dalla terza sezione d’appello di Roma, rinviando gli atti nuovamente ai giudici di appello romani per un nuovo processo. Ora bisognerà attendere le motivazioni per comprendere le ragioni che hanno indotto la Suprema Corte ad annullare con rinvio il verdetto di secondo grado per il prelato salernitano e gli altri due coimputati. (Fonte Il Mattino del 12 nov. 2020).

 

La quasi totalità della stampa salernitana ha dato notizia della sentenza della Cassazione, non ha dato però alla notizia la stessa enfasi con la quale il sacerdote don Nunzio fu letteralmente massacrato nel 2013 e negli anni successivi, fino alle prime udienze del processo salernitano. E, purtroppo, la stessa notizia è stata data in maniera confusa mettendo insieme e miscelando le due vicende (quella romana e quella salernitana) che vanno tenute completamente distinte.

Per fare chiarezza ho contattato l’avv. Riziero Angeletti (cosa che non faccio mai, ma Don Nunzio merita pienamente una deroga) al quale telefonicamente ho posto alcune domande:

Mons. Nunzio Scarano

Avvocato, può fare chiarezza innanzitutto sulla tipologia di accuse piovute in capo a Mons. Scarano ?

Monsignore è stato imputato di corruzione e calunnia. In primo grado (tribunale di Roma) è stato assolto per la corruzione e condannato per la calunnia a due anni di reclusione. Questo giudizio si è svolto nelle forme del rito ordinario.

 

Mi scusi, questo cosa vuol dire, che il prelato salernitano non ha avuto paura della giustizia che in quel momento della scelta, tra rito ordinario o rito abbreviato, sembrava accanirsi contro di lui?

E’ proprio così, fin da subito Monsignore ha creduto pienamente nella giustizia degli uomini.

 

Ma con Scarano erano imputati altri soggetti, e costoro cosa hanno fatto ?

Contestualmente Zito e Carenzio hanno optato per un giudizio nelle forme del rito abbreviato (basato solo sulle prove presenti nel fascicolo del PM). Zito e Carenzio, imputati solo per la corruzione, sono stati condannati dal tribunale di Roma.

 

Non capisco, due vengono condannati per corruzione e Don Nunzio viene assolto dalla corruzione, come è possibile ?

Si, si, è possibile soprattutto quando si intersecano due riti diversi nello stesso processo. Comunque  avverso tale decisione hanno interposto impugnazione i tre imputati per le condanne subite; sì è opposto anche il PM per l’assoluzione riconosciuta a Monsignore per la corruzione. La corte di Appello ha confermato le condanne inflitte a tutti gli imputati e, in accoglimento della impugnazione del PM, ha condannato monsignore anche per la corruzione portando ad anni 3 di reclusione la sua condanna.

 

Continuo a non capire, la Corte di Appello pur di condannare ha ripristinato il reato di corruzione anche a carico di Scarano ?

Per questo la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’intera sentenza d’appello disponendo che nel nuovo giudizio si rispettino i principi che saranno indicati nella motivazione. Oggi non conosciamo i motivi che avremo tra uno/due mesi, certo è che una sentenza del genere è dirompente tenuto conto che in relazione alle accuse gli imputati subirono misure cautelari.

 

Ergo !! Lei nella discussione dinanzi alla Corte di Cassazione ha dimostrato, quindi, la sconnessione tra le due sentenze; in pratica le ha demolite ?

Nella mia lunga discussione ho cercato di far passare il concetto che la condotta di corruzione contestata allo Scarano era ed è priva di qualsiasi rilevanza penale. La Corte di Cassazione ha, verosimilmente, accolto e fatto suo il mio ragionamento. Prova ne è che, nella lettura del dispositivo, è stata lapidaria ed ha disposto che “nel nuovo giudizio si rispettino i principi che saranno indicati nella motivazione”. Per smentire e correggere la narrazione fatta da alcuni organi di stampa è necessario chiarire che il denaro di cui tanto si discute non è mai pervenuto nella disponibilità di Scarano, né è stato utilizzato neppure nella forma del tentativo per il trasporto in Italia. L’operazione mai posta in essere è solo frutto di malevoli interpretazioni prive di qualsiasi riscontro. Meno che mai Scarano è stato accusato di concorrere nel rimpatrio di somme destinate in conti IOR  e/o comunque Vaticani. Tale attribuzione è frutto di pura fantasia.

 

E quale pesò tutto questo potrà avere, come ricaduta, sul processo di Salerno ?

Sono due cose diverse anche se un filo sottile le lega; e questo filo deve essere forse irrobustito per arrivare anche a Salerno ad un’assoluzione piena. Oltretutto nella vostra città Mons. Scarano ha fatto sempre e soltanto tanta beneficienza.

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