Palazzo Santoro: la vergogna di Salerno ed anche della giustizia

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La foto che avete modo di osservare è stata scattata dal mare il 28 aprile scorso e consegna un incantevole panorama alla storia della città; splendido lo scenario complessivo se non fosse per quella macchia orribile posta proprio al centro del panorama: l’impalcatura di Palazzo Santoro.

Un vero e proprio schiaffo alla città di Salerno ed un insulto alla bellezza della nostra città che non riesce a trovare uno sbocco definitivo in un Paese dove “la giustizia è sempre giustizia, anche se è fatta sempre in ritardo e, alla fine, è fatta solo per sbaglio” (G.B. Shaw).

Una vicenda che è nata nel lontano 2006 quando sbucò, dal nulla, l’impalcatura intorno al palazzo posto nel centro della città.

Querele, processi, rinvii, pronunciamenti del Tar, del Tribunale del Riesame e del CdS; sospensione immateriale e “a divinis” dalla normale vita quotidiana di ingegneri ed architetti, di capo e vice della Soprintendenza con, alla fine, due imputati certi “Antonio e Giuseppe”: abuso d’ufficio, violazione dell’art. 21 del D. L.vo n. 42/2004, articolo 48 del c.p.; e così via con altre cervellotiche ed incomprensibili, ai più, accuse di tutti i tipi come manna caduta dal cielo.

Palazzo Santoro è la dimostrazione più plastica di come funziona la giustizia, anzi di come non funziona la giustizia nel suo complesso; quello che ormai nell’immaginario collettivo è divenuto “il palazzaccio” è sempre lì recintato da quell’ormai fetida impalcatura che prima o poi causerà anche qualche danno alle migliaia di persone che sono costrette, data la ristrettezza del marciapiede, a superarla incuneandosi in un pericolo e buio sottopasso ricavato tra i tubi innocenti arrugginiti (e quindi molto pericolosi per la salute) della pesante ed a mio avviso poco stabile impalcatura.

Ma non c’è niente da fare; l’impalcatura non si toglie e rimane lì perché la giustizia offre sempre e comunque gli spazi per ulteriori e nuovi ricorsi per ricominciare tutto d’accapo; un po’ come succede, sempre a Salerno, per le Fonderie Pisano.

Se per Fratte c’è un comitato civico, nel centro di Salerno c’è lo scontro perenne e feroce tra il condominio e tre condomini (Alessio, Gabrielle e Aurelio) autori di tutti i ricorso possibili sia in sede civile che in quella penale.

Nell’attesa delle prossime mosse, l’impalcatura è sempre lì e fa bella mostra di se anche per chi dal mare vorrebbe godere dell’estasiante panorama senza quella macchia orribile al centro della città.

 

 

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