SANTA LUCIA … la processione terza classificata

 

da Antonio Cortese (docente)

 

 

In una classifica personale, La Madonna che viene dal Mare, da Costantinopoli, viene prima di quella popolarissima di Santa Lucia, che siede nella parte più storica di Salerno assieme a Sant’Anna e all’Assunta vicino il teatro Verdi. Dopo le processioni della Madonna del Carmine e del santo patrono, quella di oggi non fa e non ha ancora fatto tanto clamore preparatorio, nei giorni già monopolizzati tradizionalmente dall’Immacolata, ma basta a bloccare il traffico di una città intera con un semplice giro nell’antica corte per un giorno. Piccola chiesa, grande fede. I “pisciaiuoli” nelle foto a cavallo tra i due secoli scorsi sono sempre lì, con barchette e barcacce scolorite dalla sabbia puntellata in bianco e nero, sulle foto in marroncino ingiallito del tempo, più dei baffi incollati come virgole dei fotografi di allora sporchi di colla di pesce. Quando non esistevano ancora palazzo Natella e palazzo Guerra, il fulcro naturale, la baia dei salernitani, dalla spiaggia di Santa Teresa, allo sbucare dei vicoli Colonne e Porta di Mare, culminava ai piedi nudi della martire siracusana.

 

Chi di Salerno non si é mai fermato in quella piccola grande piazzetta, a parlare anche di cose inutili, per scambiarsi dei ricordi fra amici fidati, con allegria e serietà, pace d’animo e sereno orgoglio. Una piazzetta che rappresenta una simbolico piedistallo, come, almeno per me, della basetta dei soldatini che mi regalava nonno Matteo. Quei soldatini pieni di spirito, perché comperati appunto dal giocattolaio “Spirito” in via Mercanti, sono vivi come si ravvivano poi, tra qualche giorno, i pastori del presepe natalizio. Troppe luminarie offuscano tale sacralità e solennità della vecchia tradizione, ma senza alcuna negatività nostalgica, tutte queste luci serali e notturne non possono altro che evidenziare l’importanza di questo onomastico. Come le lucine sul presepe, difficili da sbrogliare, da applicare facendo attenzione al muschio, senza far inciampare la pecorella, tra i sugheri delle casette e la carta stagnola del fiumiciattolo.

 

 

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