IL CILENTO: UN TERRITORIO DA SALVARE – CHE VOGLIAMO FARE? (segue da 18/01/2023)

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

Il lungo commento sulle origini dell’inaccettabile ritardo del Cilento per qualità della vita, rispetto all’intero territorio Provinciale, non può concludersi affidando il futuro alla benevolenza di una Provvidenza Superiore che, in ogni caso, aiuterebbe chi si aiuta, non chi si abbandona. Del resto, i fatti ricostruiti in precedenza dimostrano che le difficoltà del territorio non sono certo frutto di una disgraziata condizione di terra maledetta, quanto piuttosto di una disgraziata gestione, forse anche maledetta, da parte di chi ha approfittato delle sue ‘debolezze’ per arrivare ad assorbirne anche l’anima. Comunque sia, è evidente che così non si può andare avanti, sia perché sono inaccettabili le condizioni di buona parte di quelle aree, sia perché le difficoltà presenti costituiscono un freno formidabile allo sviluppo di tutto il territorio Provinciale. Ed è evidente, altresì, che si deve ripartire con modalità del tutto nuove, improntate a criteri di rispetto, di equità, di giustizia e di solidale partecipazione, avendo ben chiaro che: 1 – il Cilento non è terra da conquistare e/o asservire; 2 – il Cilento è un territorio unitario che, pur con le sue diversità fisiche, esprime una stessa originaria umanità, vera ricchezza comune; 3 – il Cilento trova nella elevata naturalità del territorio l’origine della sua vocazione e la fonte dei caratteri identitari della popolazione.

Escluse ipotesi progettuali complesse e fantastiche, spesso utilizzate da qualcuno forse a propria maggior gloria e/o interesse, le idee progettuali debbono esclusivamente mirare alla valorizzazione degli attrattori esistenti con la finalità di stimolare una ‘vitalità unitaria e diffusa’, di favorire l’autoimprenditorialità dei giovani e di agevolare la creazione di nuovi posti di lavoro. In verità, sarebbe necessaria una preliminare discussione tra le Istituzioni Superiori per avviare le indispensabili opere infrastrutturali, a cominciare dalla ‘Fondovalle del Calore’ e da altri collegamenti viari. Ma i tempi sarebbero lunghi e il Cilento non può permettersi di aspettare almeno altri trent’anni per cominciare a fare qualcosa. Del resto, se davvero si intende dare un futuro al territorio, lo si può fare anche nelle condizioni attuali, in attesa degli auspicati adeguamenti della mobilità.

Così, nella situazione data, l’unica soluzione percorribile è quella dall’organizzazione di una ‘cabina di regia che veda coinvolti i principali attori e, cioè: il Parco, gli Enti Locali, le Associazioni, le Organizzazioni, le Pro-Loco e gli operatori economici, residenti e non, interessati a partecipare ai progetti. Tra tutti, spetta proprio al Parco assumere il compito primario della programmazione degli interventi concreti, potendo vantare la necessaria stabilità istituzionale e, con essa, la capacità organizzativa, la competenza amministrativa e la fiducia operativa. Agli altri partecipanti, invece, spettano le attività locali di formazione, tutoraggio e di concreta costruzione degli ‘accordi di rete’ volti a superare le limitazioni delle competenze professionali, delle disponibilità economiche e delle dimensioni produttive conseguenti alle frazionate proprietà contadine.

Ciò premesso, spetta al Parco, in sintesi: a) attivare le dotazioni Statutarie per accompagnare al meglio le singole azioni; b) elaborare una cornice di proposte concrete con riferimento alle diversità territoriali locali.

Tra le prime, le funzioni più idonee elencate nell’art. 3 dello Statuto sono quelle delle lettere: c) integrazione uomo-ambiente; f) mobilità (organizzazione trasporti interni), g) marchi di qualità; i) conduzione agricola (fattorie in comunità), l) e.commerce (vendite centralizzate sul web), m) mostre e fiere (gestione spazi espositivi per aree), s) turismo (creazione e gestione dei circuiti, con sito web interattivo); w) concessione finanziamenti a copertura investimenti.

Tra le proposte concrete, i settori che possono essere suggeriti sono:

a) attività produttive. Si debbono riscoprire le coltivazioni ‘desuete’ dei campi (grani, zafferano, lavanda), dell’orto e del frutteto (fichi, melograni, giuggiole, mandorle, noci, castagne), del bosco e del sottobosco (more, lamponi, erbe officinali), dell’allevamento (pollame. ovino-caprino, suino, bovino podolico), e rivalutare le tecniche antiche di lavorazione (farina, pasta e pane, dolci e dolciumi, pesce, conserve, formaggi, salumi). L’unione tra le produzioni delle aree costiere e quelle interne può creare ‘panieri delle tipicità’ da offrire anche con il commercio elettronico. I ‘mercatini locali di vicinato’, realizzati tra centri vicini, possono costituire eventi di richiamo in contemporanea con attività tipiche (lavorazione dei fichi, produzione di vino, olio, birre artigianali, liquori). Le ‘aree Pip centralizzate’, rispetto a più Comuni contigui, debbono essere trasformate in sedi attrezzate per laboratori artigianali con funzioni di botteghe scuola per far rinascere i prodotti del talento locale (legno, ferro, pietra, vetro artistico, ceramica) che sono state la vera forza del territorio, insieme al saper fare e a ogni altra espressione dell’ingegno umano;

b) storia/ambiente/centri urbani. Sono da recuperare e gestire professionalmente le memorie storiche (Molpa, SanSeverino, fortezza della Civitella (chi la conosce?), Castelli di Novi, Auletta, Camerota, etc.), quelle religiose (Chiese dei Basiliani di Policastro, di Laurino, di Pattano, del Sacro Monte, etc.), quelle ambientali (fiume Calore, grotte di Castelcivita, Cervati, valli delle orchidee e della lavanda, etc.). La riqualificazione di tutti i centri nel rispetto degli impianti originari e con materiali naturali locali deve consentire di eliminare superfetazioni e i vergognosi infissi in alluminio. Un circuito culturale deve unire Case storiche, Castellli, Fortezze, Borghi, mentre le Torri Costiere possono divenire moderni ‘avamposti per la difesa dell’ambiente’ con laboratori per la certificazione della qualità dell’acqua e dell’aria. Disporre circuiti verdi tra le memorie storiche e le ricchezze ambientali consente di far circolare per più tempo visitatori e vita nelle aree prescelte, offrendo a ciascun residente l’opportunità di partecipare con la sua attività e il suo talento come parte attiva ed economicamente valida del processo. Un esempio mancato? Per Natale, in una scenografia naturale da ‘Presepe vivente’, potevano ben essere immaginati ‘circuiti Presepiali’ tra le Chiese dei Centri limitrofi abbinati a rappresentazioni storico/religiose, mercatini dell’artigianato, itinerari verso la costa o verso l’interno alla scoperta di luoghi dove il tempo si è veramente fermato. Un albero luminoso, come a Gubbio, nella valle del Calore o i fuochi della notte nei Paesi che si affacciano sul fiume potevano essere motivo di attrazione. Troppo difficile, o troppo faticoso?;

c) accoglienza. Sono da riproporre le trasformazioni in strutture ricettive dei casali, delle masserie, dei palazzi, per favorire la mobilità continua e il pernottamento diffuso;

d) tempo libero. Con le spiagge e il mare, sulla costa, le pianure e i percorsi di montagna, all’interno, il Cilento non può essere offerto come area mono-prodotto. All’opposto, può consentire l’esercizio di ogni disciplina sportiva, anche organizzando campi scuola federali con la costituzione di Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD). A nulla possono servire offerte estemporanee, come il ‘VolaLaurino’, a 3 ore di viaggio. In Scozia hanno scelto il golf per attrarre il turismo di qualità. E migliaia sono i giocatori e i curiosi. Forse, non sarebbe sbagliato provare anche da noi. Non mancano le zone adatte.

L’elenco è sintetico e parziale. E’ solo un esempio generico di cosa si può davvero fare unendo tutti gli attrattori disponibili per consentire a ciascuno di essi di supportare gli altri nell’ambito di circuiti plurimi spalmati sull’intero arco dell’anno.

Il Cilento cresce, se cresce tutto il Cilento. E, il Cilento può crescere solo facendo ‘rete’ con l’impegno diffuso dei suoi residenti ai quali vanno offerti gli stimoli per il recupero definitivo di una condizione di vita più dignitosa in termini economici e sociali.

Il recupero del Cilento non è una ‘missione impossibile’, a condizione che ne siano convinti innanzitutto i Cilentani.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 21/01/2023 (fine)

 

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