negli ultimi mesi i danni alle colture causati dai cinghiali sono aumentati e la loro presenza ha comportato anche un sensibile aumento dei sinistri stradali ,nonché ricadute sulla biodiversità del territorio. Perciò è necessario mettere in campo azioni immediate e concrete, utilizzando più strumenti integrati. La base di partenza deve essere una mappatura dei danni costantemente aggiornata per capire dove è più concentrata la presenza dei cinghiali nei territori del Parco e per andare poi ad incidere attraverso i selecontrollori. La caccia di selezione è ,a mio avviso,la pratica migliore per poter poi effettuare la filiera della carne.
Lo sviluppo della filiera delle carni degli ungulati, la conformazione territoriale delle aree interne risulta la più appropriata e potrebbe aprire le porte al cosiddetto “turismo venatorio” che oltre a ridurre la presenza di cinghiali avrebbe ricadute positive anche su altri comparti economici.Un’ulteriore misura potrebbe essere l’introduzione di contributi per colture a perdere affinché si possa circoscrivere il più possibile il fenomeno. Esimio Presidente Coccorullo,mi auguro che le criticità si possano trasformare in opportunità, una risorsa con una valorizzazione e gestione sostenibile. Cordiali saluti. Pietro Cusati,giornalista.