GIUSTIZIA: le stragi di Stato e le sentenze contestate

 

Aldo Bianchini

Marcello De Angelis e Francesco Rocca

SALERNO – E’ stato sufficiente ad inizio agosto 23 un post di Marcello De Angelis (responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio che di recente è passata dalla sinistra alla destra) per scatenare le ire di una sinistra che, sempre più allo sbando con la guida Schlein, si incarta su se stessa perché come tutti i vinti non ha neppure memoria di ciò che è stata e di ciò che ha fatto, anche in materia di aspra contestazione delle sentenze giudiziarie per le stragi di Stato.

La Schlein (PD) e Conte (M5S), che non hanno memoria storica, più di tutti hanno gridato alla scandalo chiedendo le dimissioni del portavoce tacciato di aver tentato di ribaltare la sentenza che accusava il movimento neo-fascista dell’organizzazione materiale della strage della stazione di Bologna (2 agosto 1980) ed individuava i colpevoli in Fioravanti, Mambro e Ciavardini (tre noti estremisti di destra) condannati in via definitiva.

E’ preliminarmente giusto, prima di andare avanti col discorso, riportare per intero il post di Marcello De Angelis (in gioventù schierato militarmente con l’estrema destra):

  • Intendo proclamare al mondo che Cristo NON è morto di freddo e nessuno potrà mai costringermi a accettare il contrario. Così come so per certo che con la strage di Bologna non c’entrano nulla Fioravanti, Mambro e Ciavardini. Non è un’opinione: io lo so con assoluta certezza. E in realtà lo sanno tutti: giornalisti, magistrati e “cariche istituzionali”.

E’ sufficiente leggere con attenzione per capire che De Angelis ha semplicemente scritto che per lui i colpevoli non sono quei tre condannati, ma non ha assolutamente messo in discussione il corpo della sentenza che individuava nel movimento di estrema destra l’organizzazione della tremenda strage. La differenza è sostanziale ma quasi nessuno la vuole cogliere, e la sinistr perdente si scatena con l’intento almeno di conquistare qualche piccola soddisfazione.

Questo è quanto è accaduto e sta accadendo; se poi spostiamo la nostra riflessione sull’opportunità di nominare De Angelis (responsabile della comunicazione istituzionale della Regione Lazio) non si può non biasimare la scelta del governatore Francesco Rocca. Anche un bambino delle elementari avrebbe capito in anticipo e al volo che con un personaggio così forte i rischi di uno scontro politico sarebbero stati altissimi.

A questo punto, per quanto mi riguarda, il governo Meloni dovrebbe subito spingere per le dimissioni di De Angelis e la sinistra (compreso Conte) dovrebbero moderare i toni aspri dello scontro perchè non è così che da sconfitti si può tornare d essere vincitori.

Come non si può dimenticare che la sinistra, tutta, dopo la condanna di Adriano Sofri per il delitto Calabresi insorse contro la sentenza affermando che “non ci si può accontentare del sacrificio di qualche comodo capro espiatorio, per archiviare uno dei capitoli più dolorosi ed inquietanti del dopoguerra”.

Insomma, anche questa volta,  la buriana politica ha sovrastato i contenuti delle parole di De Angelis e si è persa, per ora, l’occasione di ritrovarsi pacatamente a riflettere su come è stato gestito un processo cruciale come quello della strage di Bologna; come chiedevano grossi intellettuali di sinistra (Giulia Rodano – figlia di Franco Rodano, simbolo del catto-comunismo e consigliere per eccellenza di Enrico Berlinguer; Alessio D’Amato – una vita nella sinistra-sinistra, candidato alla regione all’ultimo giro e ora in Azione; Pietro Badaloni – che è stato presidente progressista del Lazio; l’attuale leader dei verdi Angelo Bonelli e due esponenti storici della Roma antifascista: Paolo Cento e Raul Mordenti) insieme ad altre ed alte personalità politico-istituzionali subito dopo la sentenza definitiva del 1994 sulla strage di Bologna.

E che per De Angelis si sia trattato soltanto di “una vuota buriana politica” è stato dimostrato dall’esultanza della sinistra per le dimissioni (arrivate con grave ritardo nel pomeriggio del 29 agosto) dell’ormai ex portavoce della Regione Lazio; un fatto, questo, che dovrebbe allarmare tutta la destra che deve rapidamente capire di non poter sbagliare neppure un minimo passaggio perchè questi pellegrini presunti di sinistra saranno pronti ad aggredire tutto e tutti (compreso l’innocente giornalista Andrea Giambruno compagno della Meloni) pur di reagire ad una sconfitta clamorosa che ancora non riescono a digerire.

 

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