Aspettando l’esito delle elezioni europee

 

da Nicola Femminella (docente – giornalista – scrittore)

Chiude la campagna elettorale per la elezione dei nostri rappresentanti nel Consiglio d’Europa. Non ha destato fervori e accelerati palpiti di cuore né ha scatenato partecipazione e passione particolarmente infuocate. Poche le adunanze, per lo più nelle grandi città, sventolio delle bandiere da parte di tifosi irriducibili o agitate da coloro che lo fanno, perché assolvono ad un compito commissionato dai Partiti. La fede incrollabile da cui derivava, un tempo, il volontariato per contribuire alla buona sorte del proprio Partito sembra affievolito dalla debolezza delle ideologie in declino, che un tempo mobilitavano migliaia di supporters. In TV, invece, la solita nenia, con riti ripetitivi e cerimonie stereotipe che non hanno intaccato neppure il torpore diffuso tra gli elettori alla ricerca di proposte volte a risollevare le speranze in una Europa più attrezzata rispetto ai gravosi compiti di fronte ai quali si trova ad esercitare i propri ruoli. I soliti argomenti già discussi e reiterati dai canali televisivi, con i temi della politica nazionale che hanno preso il sopravvento nelle litigiose diatribe riprese dalle telecamere: uno stucchevole canovaccio per il premierato, la discussa riforma giudiziaria, qualche cenno all’autonomia differenziata e alle liste di attesa nella sanità, con il solito decreto, questa volta per risanare il piccolo abuso all’interno delle abitazioni, posto sul tavolo per recuperare una manciata di voti. In lontananza il ponte sullo stretto di Messina e tra le pieghe qualche euro elargito, che neppure scalfisce l’indice di una inflazione che assilla i consumatori e accresce il numero delle famiglie sommerse dalla povertà. Il tutto oscurato dalle bombe in Ucraina e nel Medio Oriente che non risparmiano vecchi e bambini. Le scene di intere città distrutte producono un pessimismo incolmabile e richiamano una Europa decisa a favorire l’incontro e il dialogo tra le parti in causa con azioni incisive e convincenti. Il che non è, in verità, neppure cosa agevole e facile da proporre nelle timide e difficili trattative. Non sono mancate le parole volgari come nella migliore tradizione che oggi sono esposte in pubblico con disinvoltura e senza alcuna reticenza da chi rappresenta la classe posta ai vertici della politica. Quella scambiata tra la Presidente del Consiglio e il Presidente della Regione Campania poteva essere evitata oppure sussurrata all’orecchio. L’interesse del popolo italico per la tornata elettorale sarà verificata e misurata dopo lo spoglio delle schede e le quote di un astensionismo possibile ne daranno il responso e la cifra.

Eppure l’evento meriterebbe ben altra attenzione in un tempo in cui il ruolo dell’Europa è di somma importanza nel concerto mondiale, di grande rilievo nel rapporto tra le Nazioni. Anche al suo interno non sono luccicanti le stelle. Le stesse relazioni tra i Paesi che ne fanno parte sono gravide di turbolenze e i contenuti e le decisioni da prendere segnano ricorrenti difficoltà, nonostante investano la vita di ogni cittadino europeo. Le questioni del cambiamento climatico con le stagioni sconvolte e le frequenti calamità che imperversano sugli ambienti, le avvisaglie di governi non del tutto convinti che libertà e democrazia esigono leggi che le tutelino, la ricerca di rapporti benevoli tra le economie e il bisogno di una uniformità dei sistemi fiscali, la costituzione di un esercito comune pronto ad arginare situazioni non previste, l’ingresso poderoso e prossimo dell’intelligenza artificiale che potrà sconvolgere le relazioni tra le nazioni e il vissuto quotidiano dei cittadini, la ricerca di farmaci e terapie che possono rendersi necessari per virus ed epidemie sconosciute e imprevedibili, come è avvenuto con il Covid, il tema degli approvvigionamenti energetici, lo spostamento di masse dall’Africa e dalle zone affamate verso il benessere ed altri numerosi problemi esigono una Europa massimamente previdente ed attenta, pronta nell’affrontare qualsiasi criticità.

Sono questi gli argomenti che, secondo il mio modesto parere, avrebbero meritato di essere materia di dibattito e scambio di opinioni tra coloro che sperano di prendere l’aereo per sedere sugli scranni del Parlamento Europeo, ai quali auguro buon lavoro. Io ho ritrovato passione e tifo, lo riconosco, assistendo trepidante alle imprese di due straordinarie atlete italiane che ai campionati europei di Roma hanno riportato sullo scalino più alto del podio la bandiera tricolore: Nadia Battocletti nei 5000 m e Antonella Palmisano nella 20 km (seconda Valentina Tripoletti), che hanno meritato una quantità di voti con molte cifre!

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