CORPUS DOMINI: GESU’ TRA NOI

Alfonso D’Alessio

C’è una statua della Madonna che lacrima! E tutti corrono. C’è un’apparizione in una piccola cappella su un monte! E tutti si precipitano. C’è Gesù vivente in mezzo a noi! E ognuno continua a fare quello in cui è impegnato. Inverosimile? Fantasia? No, triste realtà! E’ quello che puntualmente capita ogni qualvolta si celebra l’Eucaristia. Se infatti comprendessimo la grandezza, il miracolo che si compie nella Messa, le chiese non riuscirebbero a contenere i fedeli. E invece si sente dire che si può essere cristiani cattolici senza andare a Messa, che con il Padre Eterno è sufficiente un dialogo esclusivamente personale, che in chiesa bisogna andare quando lo si sente, e altre cose allegre che poi scadono esse stesse nel ridicolo. Non c’è nulla di più fuorviante ed errato delle affermazioni appena riportate. Partiamo per esempio dall’ultima, quella cioè dell’andare a Messa solo quando lo si sente. Oggi siamo così confusi che rischiamo di ritenerla addirittura un’affermazione inconfutabile. Chi si lancerebbe nel contestarla? Essa è frutto della presunta modernità, e infondo a cosa serve sentirsi obbligati? Ma diremmo lo stesso della nostra fidanzata, dello sposo, dei nostri genitori? O proveremmo fastidio se ci dicessero di amarci solo quando se la sentono? E allora, se tanto è vero tra uomini e donne, perché non dovrebbe esserlo con il Signore? Si smaschera così la leggerezza dell’egoismo e di un’esistenza riversa solo a soddisfare i propri desideri, questi sì, a seconda di come ci sentiamo. Altro mito da sfatare è il presupposto secondo il quale il rapporto personale con Dio è cosa che può prescindere dalla chiesa. A parte che se fosse autentico condurrebbe a vivere nella chiesa, ma vi è anche piena integrazione tra il dialogo personale e quello comunitario. “Io sarò con voi fino alla fine dei tempi” ha detto il Risorto prima di tornare dal Padre. L’Eucaristia ne è il modo e mezzo per eccellenza. Presenza reale di Gesù in tra noi, fonte e culmine di ogni Sacramento e dell’intero vissuto di fede, tesoro inesauribile cui attingere senza paura. Quel Cristo che vediamo nella solennità del Corpus Domini processionalmente attraversare le vie centrali delle nostre città, quello che adoriamo nel SS.mo Sacramento, quello col quale ci comunichiamo durante l’Eucaristia, è l’unica risposta alla babele di oggi. Lo è da almeno duemila anni, ed è colpa grave averlo spesso ignorato e continuarlo ad ignorare. Se avessimo iniziato seriamente a vivere l’amore, che dall’Eucaristia espressione massima del Cuore di Gesù promana, non avremmo ancora bisogno di parlare di solidarietà, bene comune e giustizia sociale. Sarebbero realtà di cui si proferirebbe solo per attestarne l’esistenza come conseguenza di una fede vissuta.

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