Bric: come trasformare una minaccia in opportunità

Filippo Ispirato

L’acronimo tanto temuto che rappresenta il gruppo di nazioni forti dal punto di vista economico (Brasile, Russia, India, Cina ma anche Dubai e Sudafrica) da diverso tempo non fa dormire sonni tranquilli ad europei e nordamericani.I Bric vengono visti come una minaccia al nostro benessere e al nostro stato sociale, a causa di costi del lavoro e della manodopera sensibilmente più bassi; la reazione immediata per combattere la loro concorrenza potrebbe essere quella di aumentare le barriere doganali, cosa che sembra piuttosto difficile da percorrere vista la globalizzazione sempre più diffusa, ed i costi impliciti collegati.La chiave di svolta è quella di cambiare totalmente visione: considerare questi paesi non come minaccia ma come opportunità per crescere ed avere nuovi mercati di sbocco per i propri prodotti.L’Italia, come la Francia o la Germania, ad esempio, sono considerati ormai da anni mercati maturi di sostituzione (ciò che si produce serve semplicemente a sostituire un vecchio prodotto) in cui non vi è un aumento di ricchezza tale da generare nuova classe media o nuova classe agiata.I paesi emergenti, al contrario, sono mercati ancora poco esplorati, in cui la classe media e quella benestante sono in continuo aumento; semplificando, li si sta vivendo quel boom economico che noi abbiamo vissuto tra gli anni ’50 e ’60. Qui si possono creare spazi di opportunità per la nostra classe imprenditoriale, in modo da garantirgli dei nuovi stimoli alla crescita e alla produzione.La classe imprenditoriale italiana, ma anche europea, giapponese e nordamericana, ha commesso in passato il grande errore di considerare  i loro paesi come mercati di consumo e quelli emergenti come mercati di produzione, dove concentrare la produzione manifatturiera a basso costo. Risultato immediato per le aziende è stato quello di aumentare in maniera veloce e sensibile i profitti, ma nel medio lungo periodo il depauperamento delle nostre economie è stato evidente e ha comportato un’emorragia di posti di lavoro ed il conseguente arricchimento e sviluppo dei paesi emergenti.Lo sviluppo di queste nazioni può rappresentare la chiave di svolta efficace per uscire dalla stagnazione: nei paesi emergenti, infatti, consumare prodotti europei è simbolo di avanzamento nella scala sociale per la nuova classe media.In Italia è ovvio che agroalimentare e design sono i due punti di forza principali che già da soli potrebbero dare un forte impulso alla crescita dell’economia.Un esempio di successo è quello di una nota azienda produttrice di caffè che ha fatto fortuna in India. Nel paese di Ghandi è sempre stato molto diffuso il consumo del tè  a scapito del caffè. Con l’allargarsi della classe benestante e di consumi più occidentali, gli indiani hanno scoperto il piacere del consumo di una buona tazza di caffè,  in particolare del caffè espresso italiano. Quale migliore occasione per aprire nelle principali metropoli, New Delhi, Bombay, Calcutta o Benares delle caffetterie monomarca, concepiti come nuovi luoghi di incontro dove consumare dell’ottimo e, soprattutto originale, caffè italiano? Il risultato per l’azienda è stato quello di trovare un nuovo mercato di sbocco, aumento di vendite, fatturato ed occupazione sia in Italia che in India.Un successo del famoso Made in Italy che va dal design al comparto del lusso, dall’alta moda all’industria automobilistica di alto profilo o all’alimentare di qualità che è molto apprezzato nei paesi asiatici, in Russia, nella penisola arabica o in Brasile dove la crescita economica è molto sostenuta.Queste aziende sono realtà in crescita, sane, in cui si lavora ancora e si assume personale altamente qualificato che permette di innescare un circolo virtuoso che garantisce crescita nel tempo.A Milano, non a caso, la scorsa settimana si è tenuto il “Summit 2012 Italia Cina” dove si sono analizzate le nuove tendenze del mercato cinese, sempre più sofisticato ed elaborato, più vicino in termini di gusti ed esigenze a quello delle economie avanzate, e che rappresenta per le aziende italiane una piazza sempre più interessante per il Made in Italy.

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