Felice Marotta: il “don Comincio” del Comune di Salerno

Aldo Bianchini

SALERNO –  Avevo concluso un mio precedente approfondimento sulla figura di Felice Marotta (pubblicato su questo giornale il 16 gennaio 2012) con un’affermazione ben precisa: “L’opposizione deve capire un’equazione molto semplice < Il Comune sta a Felice Marotta come Felice Marotta sta al Comune. Per buona pace di tutti>. Era il momento in cui il PdL attaccava a testa bassa il neo direttore generale del Comune di Salerno reo, secondo i componenti di quel partito, di non avere i titoli necessari per ricoprire un ruolo così importante nell’organizzazione della macchina amministrativa. La politica, ovviamente, non tiene mai conto dei consigli soprattutto quando essi vengono da persone assolutamente non schierate, ed ha continuato ad attaccare Felice Marotta speculando, con molta bassezza, su alcuni aspetti decisamente lontani dalla politica per fare, però, una battaglia politica. Probabilmente per mancanza di coraggio nell’attaccare il vero obiettivo politico della loro azione: il sindaco Vincenzo De Luca. Ed alla fine quella politica politicante e spocchiosa ha vinto, ma soltanto apparentemente perché il loro vero problema è rimasto ed è sempre più saldamente sulla tolda di comando. Felice Marotta, invece, come è sempre stato nel corso dei lunghissimi 45 anni di carriera amministrativa, ha continuato a muoversi con l’imperturbabilità di chi sa di non essere per nulla colpevole di niente. E con grande umiltà e serenità ha fatto un passo indietro, tanto l’apice della sua carriera lo aveva già raggiunto. Impensabile quando, in quel pomeriggio del mese di giugno del 1965, mentre era intento al suo lavoro di giardiniere nella Villa Comunale venne raggiunto da un usciere che gli notificò la convocazione urgente del mitico sindaco Alfonso Menna. Ad “Alfonso la luce” Felice Marotta gli era già immensamente grato, non fosse altro che per il fatto che lo aveva assunto alle dipendenze del Comune qualche tempo prima, non immaginava di cosa il sindaco volesse parlargli in quell’afoso pomeriggio. Raggiunse la stanza del sindaco in fretta e furia, lo trovò vecchio e stanco dietro la sua enorme scrivania. Con voce roca il sindaco gli disse che dalla mattina successiva doveva prendere servizio negli uffici amministrativi comunali perché gli serviva una persona di assoluta fiducia e competenza, lo aveva scelto in forza delle sue referenze documentate e “de relato” fuori dall’usuale. Così, semplicemente, la mattina successiva, iniziò la straripante ed inarrestabile carriera di Felice Marotta all’interno del Palazzo di Città. Ha conosciuto ben 15 sindaci e con loro ha costantemente collaborato sempre in perfetta armonia, salvo qualche screzio con il penultimo (Mario de Biase), scavalcando procedure, pregiudizi, amicizie, inimicizie, politici e politicanti, persone perbene e affaristi, sempre e comunque nel nome del Comune di Salerno che ha servito con assoluta fedeltà e grande professionalità, al di là dei titoli sui quali il PdL si è impegnato nella battaglia della vita. Assurdo e non condivisibile. Ora, nel silenzio ovattato di chi sa di non avere colpe, Felice Marotta lascia il “suo Comune”, forse per sempre, per ritornare nella ristretta cerchia dei suoi affetti familiari più cari che spesso ha dovuto trascurare per servire la pubblica amministrazione. Sembra quasi la stessa storia umana e personale di un altro personaggio di questa Città, don Comincio Lanzara, che dall’alto del suo ruolo in Curia ha guardato lo sviluppo della city dall’alto. Anche don Comincio ha servito la Chiesa per oltre quarant’anni, e continua a servirla, con grande umiltà; è stato il segretario particolare di ben quattro arcivescovi, pochi rispetto ai quindici sindaci di Marotta, ma si sa che le alte cariche nella Chiesa durano un’eternità. Due personaggi che, nel bene e forse per qualche aspetto anche nel male, hanno caratterizzato l’essenza della città di Salerno. Per questo, solo per questo li ho giornalisticamente accomunati.  Del resto anche i momenti pubblici li hanno accomunati; basta pensare alle nomine degli ultimi tre arcivescovi (don Guerino, don Gerardo e don Luigi) per vedere, facendo scorrere indietro le immagini del passato, sullo stesso palco i due rappresentanti della Città, da un lato don Comincio per la Chiesa e dall’altro Marotta per la società civile. Detto tutto ciò, devo anche esprimere il mio convincimento in merito alle dimissioni di Felice Marotta. Lo conosco abbastanza bene per essere certo che nessun “accanimento mediatico” lo avrebbe fermato, c’è dell’altro. Alla prossima.

One thought on “Felice Marotta: il “don Comincio” del Comune di Salerno

  1. Tutto vero quello che è stato scritto di Felice Marotta:Ma è bene sapere che Felice è stato un Funzionario preparato e discreto,una persona che ha avuto veramente il potere reale e che lo ha esercitato sapendo che il potere,il comando è effimero,ingannevole e traditore se non viene vissuto con modestia e con rispetto delle persone.Felice Marotta è stato disponibile per tutti,maggioranza ed opposizione,sapendo che le cose cambiano per tutti e che il tempo mischia le carte.Personalmente gli auguro tanto bene e tanta serenità e ritengo che una comunità che non sa valorizzare risorse e competenze come quelle di Felice è stolta!Laurea o non laurea Felice ne sa più di tanti inutili paperini sapienti che si vedono in giro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *