Gambino-Amato-Villani: ma gli avvocati quanto costano ? e scoppia il caso Villani.

Aldo Bianchini

SALERNO – Un giorno, in piena tangentopoli, in una mia trasmissione televisiva con ospite l’ex sindaco Vincenzo Giordano chiesi perché non venivano esperite dalla difesa tutte le “indagini difensive” che il nuovo codice di procedura penale sanciva già allora come possibili. Si parlava di imminenti e sconvolgenti azioni giudiziarie e mi meravigliavo che tutti attendessero gli eventi senza prepararsi adeguatamente alla bisogna. Mi rispose candidamente che ci volevano molti soldi e che proprio per questo il principio di “parità tra le parti” affermato dal codice difficilmente poteva trovare piena applicazione. Ho riferito questo lontano episodio perché è di queste ore una notizia assai clamorosa che scuoterà gli ambienti giudiziari salernitani. L’avvocato napoletano Gennaro Lepre, storico difensore di Angelo Villani, molto probabilmente nella prossima udienza del processo sul “crack Alvi” rimetterà il mandato difensivo perché il suo cliente non può più sostenere l’onere della parcelle legali. Insomma, se la notizia sarà confermata in aula, ci troveremo di fronte al fatto che Angelo Villani (già presidente della Provincia) non potrà farsi difendere dal suo legale di fiducia per mancanza di soldi. Clamoroso ed assolutamente fuori da ogni logica processuale e da ogni legittima aspirazione difensiva di un soggetto indagato e/o imputato. Questa notizia mi dà, comunque, la possibilità di porre una domanda valida anche per tutti gli altri imputati eccellenti, dagli Amato a Gambino, da Moscatiello a Villani, da Citarella a Di Sarli, dai Del Mese a Labonia, tanto per citare i nomi degli imputati più conosciuti, ancora alla sbarra presso i vari tribunali della circoscrizione giudiziaria salernitana: “Ma gli avvocati quanto costano ?”. La risposta è semplice: “Molto, moltissimo e fuori di ogni logica”. Parliamo di svariate centinaia di migliaia di euro che lievitano verso i milioni di euro quando si parla, poi, delle parcelle che gli avvocati devono riscuotere dagli enti pubblici o dallo stato. Emblematico, molto emblematico, il caso degli avvocati salernitani Franco Massimo Lanocita e Tino Iannuzzi (anche deputato al Parlamento nazionale) che è esploso in tutta la sua assurda dimensione. Dalla querelle tra il CIPE, la Provincia di Salerno e i diretti interessati è emerso che i due noti e stimati avvocati salernitani avrebbero dovuto incassare una parcella complessivamente superiore al milione di euro per aver seguito diligentemente la pratica di accreditamento di circa 50milioni di euro alla provincia per la realizzazione della strada “Aversana”. Incredibile, ma vero. La questione impugnata dalla Provincia sembra che debba risolversi (se non già risolta) con il pagamento di una parcella di poco superiore ai 200mila euro cadauno in favore dei due avvocati con un risparmio notevole per la Provincia. Anche se ridotta mi sembra, comunque, una parcella fuori dalla grazia di Dio; un importo che dovrebbe imporre non solo a quei “magnifici due” ma all’intera avvocatura un sereno esame di coscienza per non arrivare a pensare che l’etica di una nobile professione viene costantemente messa sotto i piedi per il vile danaro. Il Comune di Salerno sta ancora pagando le esose parcelle dei vari imputati di tangentopoli poi assolti più per insipienza degli inquirenti che per capacità dei difensori.  Se poi questa mancanza di etica la trasferiamo nel settore giudiziario privato le cose si aggravano notevolmente ed evocano scenari pochi tranquillizzanti per tutti. In pratica ci troviamo di fronte ad una casta, quella degli avvocati penalisti, che quotidianamente deve cercare di contrastare anche ferocemente l’altra casta, quella dei PM, che è chiamata ad indagare e muovere le accuse  contro gli imputati che sono, al tempo stesso, clienti degli avvocati. Vi renderete conto da soli, amici lettori, che non è un gioco semplice quello di difendere gli imputati e di tenere buoni i rapporti con la Procura che per compito istituzionale è l’unica produttrice di lavoro per gli stessi avvocati. Soprattutto quando, in momenti come questo, si sta affacciando la seconda e più devastante tangentopoli dell’era repubblicana; lo ha detto il ministro guardasigilli Paola Severino e c’è da crederLe. Del resto è sotto gli occhi di tutti che anche a Salerno la Procura sta scatenando un attacco senza precedenti contro la politica e le istituzioni nostrane. Ad esempio dai grandi processi in corso, Pastificio AmatoLinea d’Ombra e Alvi, scaturiranno altre grandi inchieste parallele nell’attesa che arrivino a maturazione anche altri processi dal tesseramento del PdL all’inchiesta su Cava – dal Due Torri alle finte Onlus, per finire al Consorzio di bacino Sa/2. E vedremo sempre gli stessi pochi avvocati penalisti digrignare i denti contro i soliti tre o quattro PM che curano la pubblica amministrazione, in una sorta di girandola a 360° con una marea di imputati da difendere in aula e con tantissimi altri indagati da difendere nelle stanze riservate della Procura. C’è addirittura qualcuno che parla apertamente di un’insana presunta “sudditanza psicologica” dei penalisti nei confronti dei pubblici ministeri. Non è vero e non ci credo. E’ il sistema che è infernale; un sistema che, a mio sommesso avviso, non offre alcun riferimento di sicurezza e di giustizia, e non certo per colpa dei suoi, forse inconsapevoli, protagonisti.

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