Zambrotti/4: rottamazione a bastonate, auto sospetta e strano rallentamento nelle indagini !!

Aldo Bianchini

SAN PIETRO AL TANAGRO – Sul fatto che Enrico Zambrotti, dopo oltre trent’anni di amministrazione della cosa pubblica, debba essere rottamato non c’è alcun dubbio. Ma che qualcuno possa soltanto lontanamente pensare di “rottamarlo con la forza” è un discorso che non sta né in cielo né in terra. Se dovesse passare un principio del genere saremo costretti ad abituarci a veder le tantissime “teste coronate” del Vallo di Diano volare per aria, tanti sono i personaggi che andrebbero, comunque, rottamati. Perché insieme ad Enrico Zambrotti dovrebbero andare a casa alcune decine di personaggi che sguazzano nel mondo politico e che governano a loro piacimento i destini di intere popolazioni del territorio. Non possono, però, essere sovvertite le regole democratiche con la forza o, peggio ancora, con le bastonate come quelle inferte sul capo di Enrico Zambrotti da vili aggressori tuttora sconosciuti. E’ vero che nel Vallo di Diano, come o più di altrove, nel sottobosco politico rigoglia un sistema che è ai margini di quello istituzionale e che il miope egoismo tutto subordina al tornaconto personale, ma è altrettanto vero che questi personaggi la gente continua inopinatamente a votarli ed a mandarli ad occupare le poltrone che contano nei gironi danteschi del potere. La vigliaccheria di chi colpisce fisicamente e poi fugge non ha metro di comparazione, va solo biasimata e basta. Guai, come dicevo, a far passare il principio che con la forza si possono risolvere i problemi di un territorio, semmai sia stata questa la motivazione che ha spinto gli aggressori  prima ad aspettare Zambrotti e poi a colpirlo alle spalle come solo i vigliacchi sanno fare. Qualcuno, però, ha visto più di quello che è stato riferito nelle sedi ufficiali; anzi più di qualcuno avrebbe visto e gli inquirenti avrebbero già messo insieme i vari tasselli del puzzle ed avrebbero addirittura ricomposto il numero della targa dell’autovettura utilizzata dagli aggressori. Perché lo si voglia o meno capire gli aggressori hanno raggiunto la sede  del Consorzio in auto, non c’è altro modo per farlo se non percorrendo vari chilometri a piedi con il rischio di essere visti, osservati  e studiati da più persone. Ma allora se l’autovettura degli aggressori è stata individuata perché gli inquirenti non passano alla fase successiva, cioè all’arresto dei colpevoli ? C’è un piccolo problema; sembra che l’autovettura utilizzata dai malintenzionati sia stata rubata qualche ora prima dell’aggressione. Questa, almeno, la versione ufficiosa mai ufficializzata da alcuno. Il riserbo istruttorio è strettissimo, la parola d’ordine è: bocche cucite. Neppure lo scodinzolamento intorno agli ufficiali dell’Arma sta dando, come spesso accade, i suoi buoni frutti. Il capo della procura ha imposto a tutti il “top secret”. Tutto ciò, comunque, non giustifica il palese rallentamento nelle indagini. Qui ci troviamo di fronte ad un’aggressione fisica senza precedenti e bisogna percorrere canali veloci e privilegiati se si vuole arrivare alla verità. Intanto il buon Enrico Zambrotti si lecca le ferite nell’attesa di tempi migliori. Da Sant’Arsenio, dove è stato presentato il libro di Dario Vassallo sul “sindaco pescatore”, sia il consigliere regionale on. Donato Pica che il presidente della Comunità Montana Raffaele Accetta hanno giustamente lanciato l’allarme sicurezza che i competenti Organi dovranno in fretta recepire prima che accada  qualcosa di irreparabile dopo le minacce a Beniamino Curcio e le randellate ad Enrico Zambrotti.

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