U.S.A. FARO DI CIVILTA’?

Alfonso D’Alessio

Sovente si guarda agli Stati uniti d’America come un faro della civiltà, altre volte si alimenta un antiamericanismo di maniera utile solo a creare odio. Entrambi gli atteggiamenti sono errati, anche perché le generalizzazioni tradiscono sempre la verità. Se l’alimentare odio risulta palesemente fazioso e fuori posto, più insidiosa è l’idea che vorrebbe far passare come esempio di società avanzata quella statunitense. Lo potrà forse essere dal punto di vista economico, di integrazione etnica nonostante gli episodi di razzismo, ma in altri ambiti qualche zona d’ombra è presente. Basta osservare, per esempio, quello che è accaduto a delle adolescenti di una scuola d’oltre oceano, costrette a dirsi lesbiche. L’iniziativa, secondo i dirigenti scolastici, serviva come dimostrazione contro il “bullismo”, inserita in un workshop sulla omosessualità e l’identità sessuale, o di genere come impropriamente è ormai di moda dire. Alcune ragazze hanno dovuto dichiarare di essere lesbiche, altre si sono dovute baciare davanti a tutti. I genitori sono stati informati solo a fatti avvenuti e si sono letteralmente infuriati con la scuola, che però ha difeso l’importanza del workshop. “La scuola ha superato ogni limite, ha detto un genitore alla Cbn . Non ci hanno neanche avvisato, non ci hanno dato la possibilità di scegliere. Questo tipo di educazione deve essere lasciato ai genitori”. Tutto questo è avvenuto, a fine aprile, nella scuola media di Linden Avenue di New York. Siamo fuori dalla dialettica del riconoscimento dei diritti patrimoniali e umani, dalla deplorazione della violenza e assenza di rispetto con la quale spesso si trattano le persone omosessuali, siamo nell’ambito della follia che induce alla discriminazione al contrario, e viola le persone. Questo è l’essere avanti di venti anni? Francamente speriamo di no. Ogni tanto non sarebbe male vantare la nostra cultura, quella che ancora con fatica sopravvive nella barbarie, quella che affonda le radici nel cristianesimo. Essa è l’unico spiraglio che lascia ancora intravedere come l’uomo non sia un oggetto economico ed individualista, e che il rispetto nasce dall’accettazione di ciò che si è, e non dall’omologazione.

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