Il Parco può aspettare: parola di Galletti

 

Antonio Citera

ROMA – A tre giorni dalla scadenza del mandato di Amilcare Troiano Commissario straordinario del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni che, dall’11 aprile scorso ha rivestito la carica affidatagli dal ministero dopo che lo stesso Troiano già presidente del Parco dal 25 febbraio 2009 – 24 febbraio 2014  aveva avuto un bonus a fine mandato di ben 45 giorni, arriva la riconferma, ossia, per altri sei mesi Amilcare Troiano rivestirà la carica di commissario dell’Ente. Sembra un gomitolo di date e numeri difficile da srotolare, il ministro Gian Luca Galletti non vuole cedere e probabilmente ritiene che la presidenza del Parco sia superflua e insignificante. Ancora Amilcare Troiano dunque, ancora staticità nella gestione di un’Ente nato per valorizzare il territorio ma, a quanto pare senza riuscirci. Eppure alla porta, pronti a entrare in scena c’erano fior fiori di nomi illustri, Antonio Valiante, Vincenzo Pepe, Carmelo Conte, Ernesto Apicella, Sabrina Capozzolo e altri che non stiamo a elencare. Evidentemente però ancora il frutto non è maturo quindi tutto deve restare invariato. Il ministro pare abbia detto << il Parco può aspettare se ne riparlerà a primavera >>. Il PNCVDA istituito nel 1991  è nato con lo scopo preciso di circoscrivere un’area protetta  di 181.048 ettari sulla terra ferma, e 9000 in mare. Uno scopo nobile, che nel corso degli anni nelle varie e discusse presidenze, ha anche ottenuto dei riconoscimenti al merito entrando a far parte di un circuito di interesse mondiale. A oggi però tutto ciò sembra un miraggio e scandagliando il territorio ci accorgiamo alcune aree interne in special modo quelle del Vallo di Diano sono circoscritte e vincolate da un’azione inesistente da parte del Parco. Un Ente fantasma che ha ridato dignità alle zone marittime affossando il resto. Due pesi e due misure dunque amplificati proprio dalla gestione Troiano che, dalle promesse non è mai passato ai fatti concreti. Territori vincolati e sottoposti a uno stato di polizia asfissiante fanno da contorno a un’azione di tutela che non c’è, tutela verso una fauna dannosa per chi vive di agricoltura ( basta guardare i danni provocati dai cinghiali ) costretto a ingabbiare il proprio terreno danneggiato e deturpato da bestie fuori controllo. Tante, troppe, senza limiti e senza controllo che vagano indisturbate per i campi anzi, in qualche caso hanno varcato l’uscio di abitazioni di campagna mettendo in serio pericolo l’incolumità di uomini, donne e bambini. Pochi fondi e spesi male, un Parco che spesso ha fatto da passerella a questo o a quel personaggio tralasciando la sua etica natale. Oggi recriminiamo, alcuni comuni si battono per uscirne ma, a quanto pare l’esigenza delle persone e dei comprensori non ha valore di fronte a scelte politiche che riflettono la solita luce accecante chiamata  “collusione”

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