Le risorse che lo Stato dà al Sud non vanno gestite da chi non è democratico come De Luca

 

Da Franco Pelella

SALERNO – Caro direttore, il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, nell’imminenza dello svolgimento delle primarie del PD in Campania, ha rilasciato un’intervista nel corso della quale ha affrontato varie questioni (UMBERTO DE GREGORIO: Vincenzo De Luca: “Il renziano sono io”; Corriere del Mezzogiorno; 28/2/2015). La prima è stata la disattenzione, da parte del Governo, nei confronti del Mezzogiorno. Ecco quello che ha detto: «Diciamo pure che da Roma c’è una disattenzione grave nei confronti del Sud. Prenda l’Agenzia per la coesione: tempi dilatati, non si capisce che funzione avrà, quello che è inaccettabile è che l’incapacità di spesa di alcuni possa diventare un alibi per penalizzare tutto il territorio. Le risorse si orientano su chi le sa gestire, non le si tolgono a prescindere». In questo modo De Luca ha ribadito quello che già aveva detto più volte in passato e cioè che le risorse economiche per il Mezzogiorno vanno date a chi, come lui, le sa gestire. Egli, cioè, ha ancora una volta espresso, da politico, un “teorema premiale per il Mezzogiorno” che coincide con la convinzione di importanti studiosi (come Emanuele Felice e Mariano D’Antonio) ma che è anche la mia convinzione. Il problema, però, è che con De Luca sono d’accordo solo su questo punto mentre non condivido per niente il suo modo di fare politica. Evidentemente non basta essere d’accordo sul modo in cui vanno gestite le risorse per il Mezzogiorno da parte dello Stato centrale; è fondamentale il modo con il quale si fa politica. Se chi fa politica è una persona autoritaria, una persona che non rispetta la democrazia e le leggi come De Luca diventa secondario il modo in cui gestisce le risorse. E’ indubbio che De Luca è stato fino ad ora un amministratore efficiente ma l’efficienza, in uno stato di diritto, deve andare di pari passo con la democrazia e non con l’autocrazia. Nella storia d’Italia ci sono stati molti Sindaci democratici ed efficienti (Falcomatà, Valenzi, Petroselli, Vetere, Novelli, Zangheri, ecc. ecc.); sono questi i modelli ai quali bisogna ispirarsi.

One thought on “Le risorse che lo Stato dà al Sud non vanno gestite da chi non è democratico come De Luca

  1. Che il dottor Pelella non sia un estimatore del Kaimano lo si capisce a pelle.
    Ma mi domando e dico, chi ha fatto crescere, pasciare,diventare quello che è un fascio-comunista (ha precorso i tempi……..Renzi-Alfano) che è stato sempre così e credo non cambierà mai? Noi……cittadini di periferia o gli apparati del vecchio PCI?
    Il dottor Pelella libera inutili lacrime da coccodrillo (non Kaimano) quando da dell’antidemocratico al Console a vita di Salerno,, ma dove si è mai letto che comunisti fossero democratici?
    E pure il dottore che ha frequentato le sezioni del vecchio PCI lo dovrebbe sapere bene che in quelle sezioni di tutto si poteva parlare, tranne che di democrazia.
    Esisteva una gerarchia rigidissima e guai a chi sgarrava, processi interminabili in sezioni trasformate per l’occasione in tribunali della santa inquisizione.Ma dove stava il dotor Pelella che si meraviglia del carattere del Kaimano degno esempio di tanta democrazia……anzi di centralismo democratico (non ne parliamo proprio altrimenti faremmo notte),nei soviet russi o nei campi di rieducazione proletaria, nell’arcipelago Gulac?
    Ma come vi siete tirati su un “ducetto” cui manca solo la camicia nera e il fez a vostra immagine e somiglianza e oggi vi lamentate………vi accorgete (certo con un certo ritardo) che non è la quinta essenza della democrazia e che il suo motto preferito è:”me ne frego” ?……….come siete corti di memoria, adesso che vi siete fatti cucinare da un bischero fiorentino vi ricordate pure che esiste la democrazia? Maglio tardi che mai.
    Per il dottor Pelella il kaimano è un antidemocratico (bella scoperta)…e se ne accorto adesso?
    Si è fatto un gra parlare del Porcellum e dei capi lista bloccati dell’Italicum (il bischero fiorentino ne sa una più di Silvio)…….ma il dottore Pelella si è dimenticato come si votava nel PCI……….liste bloccate, capolista imposti e calati dall’alto, il Partito, forte del suo “centralismo democratico” decideva tutto….il povero elettore doveva porre solo la crocie sul simbolo…..guai a esprimere qualche preferenza, si era automaticamente fuori.Come è corta la memoria del censore Pelella.
    Si sono cresciuti il “porcellum” in casa e oggi gridano allo scandalo. Meno male che la storia non si cancella con un ritorno di fiamma di mancata democrazia troppo ma proppo tardivo. Definerei inutile e pretestuoso ,specialmente per una pesona che dovrebbe sapere bene che il termine comunismo non hai mai coinciso con il termine democratico.

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