PORTO: la giusta via … tra i baroni dei pontili !!


Aldo Bianchini

SALERNO – Ogni volta che si parla del porto commerciale di Salerno ci si imbatte fatalmente con la ristrettezza degli spazi che non consentono ulteriori sviluppi dell’attività commerciale connessa a quelle crocieristiche e diportistiche. Ma gli spazi non ci sono e nessuno, stampa compresa, riesce ad evidenziare queste carenze endemiche. Lo scrive anche l’ing. Gaetano Perillo in un suo commento alla mia intervista realizzata con il presidente dell’autorità portuale Andrea Annunziata: “”Trovo veramente inspiegabile la scarsa informazione che viene dedicata dalla stampa (anche quella locale) alla singolare e atipica configurazione del sistema di infrastrutture destinate ad assicurare la viabilità a servizio del Porto commerciale di Salerno. Nella intervista rilasciata giorni fa dal Direttore del Quotidiano di Salerno al Presidente dell’Autorità Portuale è stata evidenziata la cronica mancanza di spazio che affligge lo scalo e ne condiziona le capacità operative. Ciononostante esso è fortemente produttivo e registra di anno in anno significativi progressi, al punto da conseguire incrementi paragonabili a quelli dei porti cinesi (parole del dr. Annunziata). Giustamente, chi è preposto alle complesse attività della sua gestione ne mena vanto. Tuttavia, la recente vicenda che ha visto la Grimaldi Lines preferire Civitavecchia a Salerno per un trasporto in America di autovetture FCA prodotte a Melfi, anche se sembra dovuta a ragioni contingenti, dimostra come il porto di Salerno può non reggere – in particolari circostanze – la concorrenza di altri scali meglio strutturati. Ritengo che tale situazione vada attribuita a due ordini di motivi. Sia nella succitata intervista che nel servizio a firma di A.Bianchini del QdS del 27.02.2015 ne viene giustamente evidenziato uno e cioè la penalizzante posizione in cui si trova il porto, privo come è di adeguati spazi retroportuali e con vie di comunicazione col territorio rese difficili dalla presenza del costone montuoso retrostante. Il porto infatti è tuttora ubicato nel sito prescelto da Giovanni da Procida ai piedi del monte Bonadies e già da vari decenni è oggetto di studi e valutazioni per una eventuale delocalizzazione verso sud, il che lo renderebbe molto più facilmente strutturabile per interfacciarsi col territorio. Finora però non se ne è fatto nulla””. E allora cosa fare ? Sembra che diversi spazi potrebbero essere recuperati sempre che si riesca a contrastare la “lobbie dei baroni dei pontili” che da tempo immemore gestisce l’attività diportistica salernitana, quasi come se il tutto fosse una cosa a se stante e indipendente dalle esigenze molto più importanti e generali che riguardano la vera attività del porto di Salerno. Ovviamente non è che la gestione dei pontili non sia un fatto importante ma nell’ottica di una dimensione più vasta è decisamente marginale. Ma come fare ? Il nuovo molo sul quale è nata la “stazione marittima” potrebbe essere allungato e congiunto al molo principale in modo da rendere cementificabile anche quella zona di mare che è rimasta quasi sospesa tra il nuovo molo e quello principale. Così facendo potrebbe essere spostata tutta l’attività dei pontili, ancora esistente e resistente, nella zona che va dall’ex spiaggetta di Santa Teresa fino al Masuccio Salernitano. Si otterrebbero due risultati importanti; il primo l’allargamento dello spazio (parliamo di qualcosa come circa 20mila m.q.) utile per le attività commerciali e crocieristiche; il secondo porterebbe i pontili a nuova e più efficiente dimensione, alcuni dei quali ancora obsoleti e fatiscenti che circondano il porto che, invece, sembra sempre di più svettare verso una modernità ed una funzionalità assolutamente di prim’ordine. Ormai l’attività del nostro porto ha ottenuto tutti i riconoscimenti che poteva ottenere, grazie alla iperattività del presidente Andrea Annunziata che anche nel recente viaggio a Miami (USA) si è visto al centro dell’attenzione mondiale degli imprenditori della attività crocieristiche che vogliono sbarcare i loco clienti a Salerno e non a Napoli. Ma se Salerno non riesce a risolvere il problema degli spazi, anche per colpa della “lobbie dei pontili” il presidente dovrà incominciare, fin dalla prossima manifestazione internazionale, a fare qualche passettino indietro perché si rischia davvero una implosione inarrestabile. Sia chiaro, nessuno vuole lo sfratto forzato dei “gestori dei pontili” ma loro dovrebbero essere più sensibili alle esigenze portuali di carattere generale; per pochi personaggi dotati di barche (non intendo le scappavia) tutta l’economia di una intera città e del suo interland; una maggiore duttilità dei cosiddetti “baroni dei pontili” potrebbe portare anche notevoli benefici a loro stessi; ma questo probabilmente non lo capiscono, legati come sono agli orticelli di potere che hanno gestito di generazione in generazione, anche contro tutte le norme di sicurezza. Solo così potrebbe essere realizzato il sogno di “un porto nella città” e di “una città nel porto”.

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