Sintesi del Messaggio di Pasqua di Papa Francesco

Laura La Rocca (27 marzo, 2016)

ROMA – I tanti fronti di questa “guerra mondiale a pezzi“, combattuta qui e là in tante parti del mondo, come più volte Papa Francesco la ha definita, sono stati al centro del messaggio del Santo Padre all’ora della benedizione Urbi et Orbi di Pasqua 2016: dopo aver celebrato la Santa Messa di Pasqua 2016, a mente il messaggio della Vigilia di Pasqua, nella quale il Pontefice ha ricordato come la Pasqua sia la festa della speranza, è stato nuovamente un messaggio di speranza quello che il Pontefice ha voluto inviare al mondo.

Speranza che non è far finta di non vedere i problemi che ci sono al mondo o nasconderli, speranza che è proprio metterli in luce, ma con una luce diversa, la luce del Risorto: evangelizzare il problemi, guardarli alla luce del Vangelo è la strada indicata dal Papa per trovare una soluzione agli stessi.

Così nel messaggio prima della classica benedizione pasquale, il Vescovo di Roma, rivolgendosi al mondo, ha sottolineato come “il mondo è pieno di persone che soffrono nel corpo e nello spirito, mentre le cronache giornaliere si riempiono di notizie di efferati delitti, che non di rado si consumano tra le mura domestiche, e di conflitti armati su larga scala che sottomettono intere popolazioni a indicibili prove“.

Di fronte a questo scenario, “Cristo risorto indica sentieri di speranza alla cara Siria” e favorisce in Terrasanta la “convivenza fra Israeliani e Palestinesi“. Allo stesso modo accompagna “gli sforzi intesi a raggiungere una soluzione definitiva alla guerra in Ucraina” e stimola “la nostra vicinanza alle vittime del terrorismo, forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo, come è avvenuto nei recenti attentati in Belgio, Turchia, Nigeria, Ciad, Camerun, Costa d’Avorio e Iraq“.

La Pasqua, festa della speranza, aiuti a portare a “buon esito i fermenti di speranza e le prospettive di pace dell’Africa – penso in particolare al Burundi, al Mozambico, alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan, segnati da tensioni politiche e sociali” e supporti il “popolo venezuelano nelle difficili condizioni in cui si trova a vivere e su quanti hanno in mano i destini del Paese, affinché si possa lavorare in vista del bene comune, cercando spazi di dialogo e collaborazione con tutti. Ovunque ci si adoperi per favorire la cultura dell’incontro, la giustizia e il rispetto reciproco, che soli possono garantire il benessere spirituale e materiale dei cittadini“.

Rivolgendosi quindi alla crisi dei migranti Francesco ha sottolineato come “il Cristo risorto, annuncio di vita per l’intera umanità, si riverbera nei secoli e ci invita a non dimenticare gli uomini e le donne in cammino alla ricerca di un futuro migliore, schiera sempre più numerosa di migranti e di rifugiati – tra cui molti bambini – in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e dall’ingiustizia sociale. – ha denunciato – Questi nostri fratelli e sorelle, sulla loro strada incontrano troppo spesso la morte o comunque il rifiuto di chi potrebbe offrire loro accoglienza e aiuto“.

Infine, senza dimenticare “i nostri fratelli e sorelle che sono perseguitati per la fede e per la loro fedeltà al nome di Cristo“, “a quanti nelle nostre società hanno perso ogni speranza e gusto di vivere, agli anziani sopraffatti che nella solitudine sentono venire meno le forze, ai giovani a cui sembra mancare il futuro, a tutti rivolgo ancora una volta le parole del Risorto: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose … A colui che ha sete darò gratuitamente acqua dalla fonte della vita” (Ap 21,5-6)“.

Questo rassicurante messaggio di Gesù“, ha concluso Papa Francesco  “aiuti ciascuno di noi a ripartire con più coraggio e speranza per costruire strade di riconciliazione con Dio e con i fratelli. Ne abbiamo tanto bisogno!

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