PORTO: ma Salerno ha vinto ?

Aldo Bianchini

SALERNO – A secondo l’angolo di visuale la soluzione mediata per la sopravvivenza dell’autonomia del porto di Salerno e della sua Autority può apparire come un bicchiere mezzo pieno ma anche come un bicchiere mezzo vuoto. Probabilmente non è né l’una né l’altra cosa; la risposta bisogna trovarla, al momento, dalla totale scomparsa degli striscioni “Giù le mani dal porto di Salerno” che hanno imbandierato la Città per qualche settimana. Questo è il segno tangibile che molto verosimilmente il bicchiere è sicuramente mezzo pieno. Nell’ultimo articolo questa testata giornalistica aveva avanzato l’ipotesi che il ministero avesse voluto dare un contentino sia a Salerno che al governatore De Luca; dunque nessuna vittoria, neppure apparente. Dopo l’attenta visione degli atti relativi alla “Conferenza Stato delle Regioni e delle Province autonome” la chiave di lettura di quanto accaduto nelle ultime settimane è radicalmente diversa e va tutta in favore dell’azione amministrativa portata avanti con grande accuratezza e professionalità dalla Regione Campania, ovvero dagli uffici e dagli uomini direttamente legati al governatore Vincenzo De Luca. In particolare mi ha colpito una frase inserita nel verbale redatto il 31 marzo 2016 a conclusione della Conferenza: “Occorre trovare un giusto equilibrio, superando l’eccessivo localismo attuale, ma evitando allo stesso tempo un’eccessiva ricentralizzazione, che non permetterebbe di valorizzare le conoscenze dei propri mercati locali ed internazionali che ciascuna Autorità Portuale possiede, rendendo più difficile il raccordo con le esigenze di ciascuna città e dei sistemi economici e logistici che vi fanno capo”. Tre righi, o poco più, per sintetizzare  con meticolosa precisione lo stato dell’arte della riforma della portualità e della logistica. Del resto per raggiungere questi obiettivi è necessario del tempo e 36 mesi sono niente di fronte ai ventidue anni già trascorsi da quando venne promulgata la Legge 28 gennaio 1994 n. 84 per la riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione della disciplina concernente le Autorità Portuali. E per raggiungerli, gli obiettivi, assegna da un lato sessanta giorni dell’entrata in vigore del decreto-legislativo per la costituzione di un tavolo tecnico  al fine di individuare e valutare tutte quelle soluzioni normative ulteriori, e dall’altro esprime la propria intesa sullo schema di decreto di approvazione del Piano Strategico Nazionale della Portualità e della Logistica (P.S.N.P.L.). Insomma una soluzione che viaggia sul perfetto equilibrio tra esigenze tecnico-amministrative e politiche senza perdere di vista che se è giusto difendere le eccellenti peculiarità organizzative e promozionali del porto di Salerno grazie all’ottima conduzione dell’Autority da parte del presidente Andrea Annunziata, è anche necessario salvaguardare la enorme potenzialità dell’intera struttura portuale napoletana che vanta alcuni secoli di storia in suo favore, fin dai tempi dell’antica Roma. In pratica la soluzione concordemente raggiunta non pone Salerno contro Napoli, o viceversa, ma cerca di mettere insieme le due realtà per farne una molto più potente delle due singole entità portuali. Insomma proprio quello che era nello spirito delle condizioni dettate dal ministro Graziano Delrio che partendo dall’esigenza di razionalizzare e semplificare la disciplina concernente le Autorità Portuali era diretto, attraverso gli accorpamenti, ad evitare la cruenta diminuzione delle singole capacità e potenzialità per coinvolgere tutti in un discorso di riammagliamento generale delle logistiche portuali. Solo partendo da questo assunto si può capire e valutare l’idea progettuale del ministro e del governo, un’idea che allo stato è come un grosso contenitore nel quale è ancora possibile introdurre tutte quelle soluzioni normative ulteriori e capaci di dare ancora più splendore a quel progetto prima della sua definitiva attuazione. E’ proprio in questo squarcio che la Regione Campania e per essa il governatore De Luca, con i suoi più stretti collaboratori, sono stati molto capaci di inserire con tatto e prudenza le necessarie puntelle per cercare di salvare l’autonomia di Salerno che già da oggi appare, forse, definitivamente al sicuro. Tanto il Comune di Salerno avrà diritto a nominare un suo rappresentante nella troika che, a decreto legislativo entrato in vigore, dovrà governare la portualità campana o almeno gran parte di essa; insomma avremo un rappresentante di Salerno, uno di Napoli e l’altro del ministro che andranno a sostituire la farraginosa mescolanza di decine di consiglieri e consigliori oggi a capo della portualità campana. Da qui si evince la perfetta autonomia delle due realtà portuali esistenti che progressivamente potrebbero fondersi senza urtare nessuna delle due suscettibilità. D’altronde se Napoli ha bisogno di Salerno per una definitiva riorganizzazione non si deve dimenticare che Salerno ha bisogno di Napoli per poter finalmente uscire dallo stretto serbatoio di spazi in cui è attualmente incastrato. Ecco perché, come spesso ha detto Andrea Annunziata, la sopravvivenza del porto di Salerno dipenderà molto dagli sfoghi territoriali che riuscirà a conquistare nella Piana del Sele, nell’Agro sarnese-nocerino, nella Valle dell’Irno e nell’hinterland della stessa metropoli partenopea. In pratica i tempi della forte contrapposizione tra Napoli e Salerno sono stati lasciati alle spalle e lo spirito della vittoria elettorale di Vincenzo De Luca è anche questo. Chi non capisce queste cose è bene che si interessi di altro. Il bicchiere dunque è mezzo pieno tendente al riempimento totale, ci vuole tempo e nei prossimi mesi ne sapremo certamente di più.

One thought on “PORTO: ma Salerno ha vinto ?

  1. Non mi chiederei tanto qual è il grado di riempimento del bicchiere – mezzo pieno? mezzo vuoto? – quanto piuttosto rivolgerei la mia attenzione a valutare se la moratoria ottenuta contribuirà a farci avere un contenitore totalmente pieno di quanto necessario, oppure se, alla fine del processo, ce lo troveremo desolatamente e malauguratamente svuotato delle sue prerogative, oppure riempito con un liquido di colore e sapore indecifrabile.
    Anni fa, durante un corso di indottrinamento all’estero, ci fu raccontato un aneddoto emblematico.
    Ad un gruppo di studiosi, riuniti attorno a un tavolo per una sessione di “brain storming”, era stato chiesto di elaborare un documento che descrivesse le caratteristiche ottimali da attribuire ad un cavallo perché potesse essere definito il “Purosangue per eccellenza”. Al termine di una dotta e appassionata “tempesta di cervelli”, chi lesse il Rapporto conclusivo ebbe chiara la sensazione che quel consesso di saggi aveva progettato un … “Cammello”!!
    Chiaramente si trattava di una forma di esemplificazione per dire che non sempre le gestioni collegiali danno luogo alle soluzioni migliori. Al contrario, spesso, pur in presenza di atteggiamenti dichiaratamente rispettosi delle altrui vedute, non si può escludere una inevitabile, innata tendenza a far prevalere questo o quell’interesse di parte. Si arriva allora a non percepire che certe posizioni, lungi dal rappresentare vere opportunità, nel breve o nel lungo periodo, alla fine potrebbero tradursi in danno o quanto meno portare a soluzioni non più conformi a quanto ipotizzato in partenza. Restando nel tema della metafora quindi, credo che nessuno ignori quanti cavalli di razza gareggino nell’agone della portualità e della logistica, nazionale e internazionale. Si faccia di tutto affinché non ci si debba iscrivere alle corse future con un quadrupede adatto alle traversate del deserto, che non sarebbe in grado di contendere la vittoria o rimanere in lizza con tanti agguerriti e dotati avversari, perché privo delle caratteristiche per essere impegnato su una pista di corse al galoppo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *