SANITA’: lo scandalo di Pagani, perché non è stato usato il betadine ?

Aldo Bianchini

PAGANI/NOCERA I. – L’inchiesta giornalistica sui due casi che stanno sconvolgendo l’apparato organizzativo dei plessi ospedalieri congiunti di Nocera Inferiore (medico abusivo) e Pagani (paziente bruciato vivo) continua nel tentativo di fare chiarezza sui fatti accaduti; l’accertamento delle responsabilità e le conseguenti sanzioni disciplinari, amministrative, pecuniarie e giudiziare spetta ad altri, cioè al direttore generale della ASL-Salerno, dott. Antonio Giordano, ed al pm Roberto Lenza della Procura di Nocera che ha in carico i due casi di “malasanità”. Mi piace ricominciare da dove ho lasciato con la puntata del 10 settembre scorso e più precisamente da uno stralcio della dichiarazione del direttore sanitario dott. Maurizio D’Ambrosio: “Facciamo cinquecento procedure all’anno di questo tipo. Le macchine sono sicure, oltre ad essere autorizzate. Il paziente, a quanto so, è venuto da noi dopo essersi informato sul nostro centro oncologico. Mi dispiace ovviamente per quanto successo, sono cose che non dovrebbero mai avvenire. Ma da una nostra prima valutazione le ustioni e il decesso sono due fatti da distinguere…”. Dovete fissare nella vostra mente tre momenti topici: cinquecento interventi all’anno, l’esigenza di avere cinquecento aghi vergini e la disponibilità di un macchinario speciale (della grandezza di un grosso frigorifero congelatore dotato di ruote e del costo di circa 120mila euro) . Perché ? semplicemente perché questo tipo di intervento, la cosiddetta “termoablazione epatica” deve essere eseguita ogni volta con un ago nuovo; e fin qui nulla di strano. Stiamo parlando di un intervento abbastanza invasivo ed avviene attraverso l’immissione di calore (come dice lo stesso D’Ambrosio) direttamente sulla zona aggredita dal tumore, e quella zona deve essere prima raggiunta dall’ago speciale. Seguite sempre attentamente il mio ragionamento. Come ho già scritto nelle precedenti puntate di questa inchiesta ogni ago costa la modica cifra di 16mila euro circa, quindi per 500 interventi la sanità pubblica paga per l’acquisto di cinquecento aghi la somma complessiva di circa 8milioni di euro. Senza nulla togliere alle qualità-capacità professionali di chi opera all’interno di quel reparto ospedaliero qualche riflessione va comunque fatta innanzitutto sulla qualità-utilità della terapia e poi sui costi della stessa cura nell’ottica di un giusto equilibrio tra cure ed effetti; un equilibrio che, al momento, non è dato conoscere perché su questa eventuale statistica è calato il silenzio ed il riserbo assoluto. Ma partiamo dalla prima delle tre considerazioni. Il direttore sanitario D’Ambrosio ha dichiarato che in quel reparto vengono effettuati circa cinquecento interventi di termoablazione all’anno; ergo, ogni giorno dell’anno (Natale, Capodanno, Pasqua e Epifania e tutte le feste comandate, domeniche comprese) vengono effettuati interventi con una media di circa 1,36. Dunque quasi due pazienti al giorno vengono sottoposti a quello speciale e difficile trattamento clinico in un reparto che, a tutt’oggi, non sarebbe stato previsto nel contesto del “piano sanitario aziendale”; come dire che questa sperimentazione innovativa e di alto profilo scientifico sarebbe abusiva. Seconda considerazione; per un solo reparto, non rintracciabile nel piano sanitario aziendale, vengono spesi ben 8milioni di euro all’anno e vengono cambiate anche alcune macchine per l’effettuazione del trattamento (la macchina, vi ricordo, costa circa 120mila euro). Insomma una ASL che spende 8milioni di euro all’anno per un reparto che sembra essere abusivo qualche riflessione la dovrebbe fare o no; e qui viene direttamente chiamato in causa il direttore generale. E veniamo alla disponibilità delle macchine (ricordate, simili ad un grosso frigorifero congelatore) che sembra essere molto diffusa nel reparto sanitario paganese, nel senso che detta macchina viene sostituita spesso dalla stessa ditta fornitrice degli aghi. Non è certo, sembra però che dette macchine vengano messe a disposizione gratuitamente (di questo comodato d’uso c’è un riscontro negli atti aziendali ?) dall’azienda fornitrice degli aghi; se ciò è vero bisogna dare atto alla direzione sanitaria del plesso ospedaliero di aver messo in atto una buona politica di “spesa virtuosa”; risparmia la sicura somma di 120mila euro (forse anche di più) ma garantisce l’acquisto presso quell’azienda fornitrice di aghi speciali per la modica spesa di 8milioni di euro. Questo è quanto sarebbe avvenuto dall’attivazione di quel reparto fino ai giorni dello scandalo della morte del povero sessantacinquenne Stefano Zefferino che, si badi bene, è rimasto bruciato sul lettino della sala operatoria e poi velocemente e giustamente trasportato in rianimazione dove ha trovato la morte. Da quel tragico momento, usiamo sempre il condizionale, sembra che sia arrivata un’altra macchina fornita da un’altra azienda specializzata; la Direzione Generale potrebbe fare chiarezza. Ma la storia non finisce qui; un esame dettagliato dovrà essere fatto sulla spesa virtuosa del reparto paganese perché potrebbe venir fuori che quella spesa è ancora più virtuosa di quanto a nostra conoscenza; ma bisogna esaminare anche se c’è stata relazione tra le bruciature rimediate e la successiva morte, questo ce lo dovrebbe dire l’autopsia anche se la stessa è avvolta nel mistero delle celle frigorifere guaste e dello spostamento della salma da Pagani a Nocera e viceversa. Alla prossima.

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