Emigrati e accoglienza nel Vallo di Diano

Carolina Salluzzi
PADULA – Si è toccato, sabato 29 luglio presso la Sala Convegni della Chiesa di Sant’Alfonso, lo scottante e quanto mai attuale tema dell’immigrazione e dell’accoglienza. I presenti (pochissimi) hanno potuto ascoltare gl’interventi di Annalisa La Galla, Coordinatrice del Forum dei Giovani di Padula che ha organizzato il dibattito, dell’’Assessore alle Politiche Giovanili di Padula Filomena Chiappardo, dell’’Avvocato e Presidente della Banca BCC Buonabitacolo Pasquale Gentile, di Don Vincenzo Federico Presidente della Cooperativa “L’Opera di Un altro”, di Lampard Zachariah Haruna JNR testimone diretto e di Tony Anania Presidente dell’ASD Certosa di Padula. – La vita di una persona può dipendere dall’esito di una delibera di giunta o di una delibera comunale? Il destino di una persona può dipendere da un’assemblea di cittadini? Cosa dovrebbero dire, questi, scusate se non siamo affogati in mare, scusate perché siamo venuti a turbare la vostra quiete, il vostro sonno della ragione?- ha chiesto provocatoriamente Don Vincenzo all’uditorio; altro tentativo di scuotere le coscienze  è stata la proiezione di un video di Emergency “Cose da sapere sui migranti in Italia”, in cui la comica Teresa Mannino ha dato delle risposte alle stereotipate affermazioni razziste che si sentono ripetere ovunque, anche tra noi Valdianesi, come: Ma se sono poveri, com’è che hanno tutti sti soldi per il cellulare? Vengono tutti in italia, siamo invasi! E l’osservazione desunta è davvero illuminante, numeri alla mano, ma veramente 720 Italiani non sono in grado di accogliere un emigrato? In tutti gli interventi si è rimarcata la mancanza di umanità e ignoranza che serpeggiano nelle popolazioni del Vallo di Diano, e Filomena Chiappardo ha sottolineato come questo possa anche dipendere dal disinteressamento da parte delle amministrazioni: quando un amministratore non è deciso su come intervenire su alcuni temi si crea nella comunità una grande confusione che può portare ad atteggiamenti un po’ devianti, un po’ strani: io l’ho visto anche in comunità vicine alla nostra, in cui bisogna accogliere dei ragazzi, come a San Rufo in cui c’è stata un po’ di diffidenza, però poi abbiamo visto, ed è stata la stessa stampa a rimarcarlo, magari quella stessa stampa che fino a qualche tempo prima ha rimarcato il contrario, sono stati i ragazzi a spalare il fango insieme agli abitanti, quegli stessi che avevano diffidenza nell’accoglienza… e quindi l’amministratore deve porsi in maniera chiara davanti ai cittadini, è giusto essere accoglienti, per favorire una cultura di sviluppo. Annalisa la Galla ha poi raccontato l’esperienza delle prime prese di contatto dei Giovani di Padula con i ragazzi emigrati e accolti nel loro comune: Un ragazzo ad un certo punto disse: “A noi l’Italia piace, però non riusciamo a capire perché quando un Italiano viene in Africa per noi pelle bianca vuol dire ricchezza, significa persona per bene, vi trattiamo come un re e perché quando noi veniamo in Italia pelle nera significa animale? Questa frase ci ha lasciato perplessi e non siamo più riusciti ad andare avanti.” Il presidente della BCC di Buonabitacolo ha invece messo in evidenza come molte volte si parla di accoglienza in termini di utilitarismo: gli immigrati sono una risorsa per l’Italia perché fanno lavori che gli Italiani non vogliono svolgere o perché aiutano la crescita della natalità, quando invece si dovrebbe accoglierli soltanto in quanto uomini che fuggono da situazioni di pericolo, ha poi raccontato che la Banca di Buonabitacolo si è data da fare con il microcredito alle donne in Ecuador, come tutte le BCC nazionali o anche con aiuti agli emigrati sul suolo Italiano. Non c’è cosa più bella dell’integrarsi afferma Tony Anania parlando del suo impegno nel processo di accoglienza attraverso lo sport, che è un mezzo anche tra i più semplici e diretti. In ultimo si è potuta ascoltare la fonte diretta, Lampard Zachariah Haruna JNR, che ha raccontato le difficoltà del viaggio che lo ha portato alle coste Italiane: partendo dalla sua infanzia in Africa, costretto a vivere con un padre poligamo e una delle sue mogli (essendo orfano di madre) che lo chiamava cane gettandogli cibo per terra, la sua decisione di andare via con la speranza di una vita migliore e il lavoro per racimolare i soldi per la partenza, i suoi giorni nel deserto con un solo bicchiere d’acqua torbida al giorno, l’orrore del viaggio in mare. Ha raccontato il muro di diffidenze e razzismo in un primo momento qui nel Vallo di Diano e poi il fortunato incontro con Tony Anania e Don Vincenzo, fino alla sua scelta di rimanere a Padula e non andare via perché oggi è orgoglioso di essere Padulese. Soprattutto alla luce di fatti recentissimamente accaduti a Caiazzano di Sassano è doveroso riportare che più volte durante il dibattito è stato ricordato che gli emigranti subiscono durante la loro traversata un forte shock emotivo e necessitano di un aiuto psicologico per superarlo, ci si chiede quindi se presso i nostri centri d’accoglienza ricevano la dovuta assistenza.

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