il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

Camorra & Politica: per Aliberti ha vinto la giustizia ? e il grido della moglie.

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Rispondo subito alla domnda contenuta nel titolo per affermare che su Pasquale Aliberti la giustizia ha toppato alla grande e che il “caso Sarastra” (nomignolo appioppato con molta fantasia dagli investigatori all’operazione giudiziaria contro Aliberti) avra’ una risonanza talmente grande da far impallidire la gia’ dimenticata operazione “Linea d’ombra” con la quale fu azzerato il comune di Pagani e incarcerato il suo leader maximo Alberico Gambino.

            Non sono d’accordo, quindi, con l’on. Monica Paolino quando dopo l’arresto del marito avrebbe esclamato “E’ un abbaglio, continuero’ a lottare”; no, non e’ stato un abbaglio ma un’operazione scientifica cruciale e crudele condotta, in barba alla dignita’ umana, sul filo del diritto con interpretazioni soltanto filosofiche circa il reato da imputare all’ex sindaco di Scafati. In pratica, a mio opinabile avviso, ‘e’ stata una battaglia giuridica tra la Procura e l’Ufficio del GIP quando la dott.ssa Donatella Mancini apri’ una voragine con la sua eccellente distinzione tra “corruzione elettorale” e “scambio politico mafioso” propendendo per la prima soluzione accusatoria che non prevedeva e non prevede il carcere. Da quel momento e’ partita una battaglia giudiziaria intestina senza esclusione di colpi fino alla mattina del giorno 24 gennaio scorso quando intorno alle ore 13 l’ex sindaco di Scafati e’ stato arrestato dagli uomini di Giulio Pini e Fauto Iannaccone.

            Nel precedente articolo ho gia’  scritto sui motivi che hanno reso inutile l’arresto di Aliberti che ha evidenziato un altro scontro, se vogliamo essere sinceri fino in fondo, che ha riguardato il collegio difensivo composto da Silverio Sica e Agostino De Caro: come dire il meglio o quasi dell’avvocatura penale salernitana. Uno scontro duro e condotto dai due difensori sul filo del diritto e su tantissime motivazioni che sono state tranquillamente disattese dagli inquirenti, come se non si stesse parlando di una persona in carne ed ossa ma di un oggetto scomodo che andava nascosto (in cella !!); dallo scontro la difesa esce malconcia e dimostra ancora una volta che, purtroppo, nel nostro Paese quando si va alla guerra (anche se legittimamente compresa nei binari del diritto) contro le Procure si e’ destinati a perdere, almeno nelle fasi preliminari del dibattimento pubblico.

            E poi c’e’ il comunicato ufficiale della Procura sull’arresto di Pasquale Aliberti che di per se la dice lunga sull’evidente e prolungato scontro tra Procura, Ufficio GIP, Riesame (che e’ stato cambiato piu’ volte per agguantare l’ex sindaco) e la stessa Cassazione; un comunicato fin troppo dettagliato, quasi una memoria difensiva degli investigatori che hanno avuto l’esigenza anche di un comunicato suppletivo per affermare che si e’ arrivati all’arresto dopo che una Commissione d’Accesso (appiattita sulla Procura ?) aveva consentito al Ministero di sciogliere l’amministrazione comunale di Scafati per infiltrazioni mafiose. Al redattore del comunicato vorrei ricordare, molto sommessamente, che anche per Pagani e per Gambino c’era stata la Commissione d’Accesso e c’era stato lo scioglimento del Comune e l’arresto di Gambino; e come e’ andata a finire ? Perche’ dobbiamo avere bisogno di una nuova pessima figura della Procura per dilapidare cio’ che resta della giustizia giusta ? Ma questo, ovviamente, non l’ha ricordato e scritto nessuno.

            Ma su questi temi avremo tempo e modo di ritornare con nuovi approfondimenti.

            Peccato che come sempre si debba passare per Fuorni per affermare la propria innocenza, soprattutto se si e’ esponenti di centro destra (come lo era Aliberti) quasi come se soltanto quelli di centro destra vengono agganciati e compulsati dalla malavita organizzata. E qui ci porta inevitabilmente all’affidabilita’ delle dichiarazioni dei cosiddetti pentiti e/o collaboratori di giustizia che dall’alto della loro perfetta organizzazione e non avendo piu’ niente da perdere confezionano pacchetti giudiziari ritenuti validi soltanto dagli investigatori che ormai da tempo hanno abbandonato le indegini tradizionali e si sono rifugiati nei meandri molto insidiosi delle delazioni che hanno quasi sempre un secondo fine.

            Oltretutto i cosiddetti collaboratori parlano a rate, quasi come avviene per i concertisti che vengono chiamati a turno sulla ribalta del palcoscenico; contro questo fenomeno qualche anno fa alcuni politici, sorretti dall’avv. Raffaele Della Valle, cercarono di far passare un decreto secondo cui il pentito o il collaboratore doveva parlare una volta soltanto e dichiarare tutto quello che sapeva. Ci fu una feroce opposizione della magistratura a tutti i suoi livelli e il decreto non passo’. E noi tutti siamo rimasti alla merce’ di squallidi personaggi malavitosi che a seconda le necessita sparano a zero su chi e’ facile bersaglio. E Pasquale Aliberti a causa del suo straordinario successo elettorale e’ diventato subito un facile bersaglio per tutti, anche dei suoi ex amici di giunta, di consiglio e personali.

1 Commento

  1. Un’altra vittima della giustizia che tra qualche anno si accingerà a spillare allo stato italiano 200/300 mila euro per ingiusta detenzione.Come diceva Totò “ e io pago”

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