Consorzio Farmaceutico Intercomunale: la vendetta degli esclusi ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho scritto spesso e tanto sulle vicende, buone e cattive, che hanno accompagnato la nascita, la crescita e la stabilizzazione di un organismo  importantissimo per l’intera provincia di Salerno  come è stato ed è il Consorzio Farmaceutico Intercomunale (che in seguito chiamerò semplicemente CFI) nato, è giusto ricordarlo, da un’idea di quel grande manager pubblico che è stato l’avvocato Salvatore Memoli.

Per una delle mie tante inchieste sul CFI ho anche subito una indagine giudiziaria per diffamazione a mezzo stampa; fui querelato dall’allora super visore ing. Alberto Di Lorenzo che si interessava delle ristrutturazioni e degli allestimenti dei punti farmaceutici di vendita al pubblico di prodotti medicinali e quant’altro. Il dr. Roberto Penna (noto PM della Procura salernitana) mi mandò assolto, ma l’inchiesta al contrario (se io non avevo diffamato qualcuno aveva mentito !!) non andò mai avanti.

Per queste ragioni credo di poter esprimere, in piena libertà, il mio pensiero sull’efficienza e sul degrado di un organismo pubblico che, ripeto, è utilissimo per la salute della gente comune, e non solo.

Dalle ultime vicende apprese dai media locali il Consorzio Farmaceutico Intercomunale ritorna prepotentemente agli onori della cronaca.

Prima di andare avanti bisogna precisare che il CFI è guidato esecutivamente da un personaggio forte che risponde al nome del dr. Francesco Sorrentino e che “a causa della sua intransigente e lucida legalità” ritorna spesso (almeno in questi ultimi anni) al centro di violentissime polemiche, quasi come fosse lui il responsabile di tutti i mali del Consorzio; mali che affondano, invece, le loro radici nelle spietate e bieche battaglie politiche che si sono consumate da quasi un ventennio senza esclusione di colpi tra sinistra e destra, e spesso all’interno degli stessi raggruppamenti politici.

Mi preme sottolineare che nel descrivere il personaggio Sorrentino ho utilizzato l’espressione letterale “a causa della …” e non “in virtù della …”; l’ho fatto per meglio mettere in risalto che in questo Paese è ormai molto diffusa la tendenza di mettere sotto accusa (con un qualsiasi cavillo) chi cerca di tenere la barra dritta nella legalità, piuttosto che esaltarne le qualità professionali ed anche lo spiccato senso del dovere civico.

Più di una volta nel recente passato, e sempre per il CFI, il dr. Sorrentino è stato oggetto di vili denunce e di consequenziali serene assoluzioni per l’assoluta estraneità ai fatti vigliaccamente contestatigli. Ma è stato anche il personaggio che è riuscito, caso più unico che raro in Italia, a far licenziare alcuni dipendenti del CFI per manifesta inadempienza nell’esecuzione degli incarichi loro assegnati.

Tutto questo, però, non  gli è valsa una medaglia da portare orgogliosamente sul petto ma una nuova ed ancora più strana e bieca accusa, talmente generica e infondata da farmi quasi sorridere.

Con questo non voglio dire che Francesco Sorrentino è l’unico cittadino italiano a non avere delle colpe; sicuramente ne avrà, come del resto tutti noi le abbiamo; ma da qui a metterlo in croce perché cerca di fare fino in fondo il suo dovere mi sembra davvero poco corretto, per non dire altro.

E la mia meraviglia aumenta ancora di più quando a metterlo in croce è un personaggio politico pubblico come l’on. Alberico Gambino (non nuovo ad accuse brutali nei suoi riguardi tutte infondate) che invece di capire prima di sparare a zero su Sorrentino si è lasciato andare a considerazioni inquietanti e tali da poterle difficilmente accreditare alla sua personale conoscenza dei fatti. Oltretutto, come non ha mai fatto fino ad oggi, è andato anche oltre informando i mezzi d’informazione su stralci della vicenda e non sull’intierezza della stessa.

Ma oggi, amici lettori, capita anche questo e pure di peggio; la smania di velocizzare le notizie molto spesso le trasforma distorcendone il senso e il contenuto; mi spiace davvero che l’on. Gambino non abbia tenuto conto di questo rischio, di non aver saputo capire su quale sponda alloggiava la verità  e si sia lasciato andare alla battaglia politica senza se e senza ma.

Ma cosa è successo di tanto grave per avermi indotto alle sopra esposte considerazioni ?

Allo stato il dr. Sorrentino, come si legge dagli atti ufficiali del CFI, ha messo in moto tutte quelle procedure disciplinari, a cominciare dalla diffida, che nell’ordinamento pubblico dovrebbero essere considerate la normalità e non “un attentato ai diritti dei lavoratori”; una storia che ciclicamente sento fin da quando ero bambino e che, grazie ai sindacati, ha in gran parte contribuito alla rovina di questo Paese.

Mi sono subito chiesto, dopo aver letto gli atti, quali diritti fossero stati lesi e di quali abusi di potere si fosse macchiato il direttore generale del CFI (Sorrentino, ndr !!); non l’ho capito, ho solo intuito che ci troviamo di fronte all’ennesima subdola battaglia politica  nata da rivendicazioni specifiche dei sindacati che sanno di essere ormai alla frutta. La cosa grave è che su queste premesse e con queste premesse un consigliere regionale di tutto rispetto come Alberico Gambino si sia lasciato trasportare da chi ha l’interesse opposto al buon funzionamento ed alla crescita dell’organismo consortile.

Come si fa, difatti, a dire che le farmacie pubbliche non rendono quello che dovrebbero; delle due l’una, o il dg Sorrentino è impazzito o qualcuno non fa fino in fondo il suo dovere. Su questo assioma doveva muoversi l’azione giusta e corretta del consigliere regionale che doveva, prima di sparare a zero, cercare di capire la ragione da che parte stava.

Oltretutto il dr. Sorrentino, essendo stato chiamato a gestire un organismo pubblico, può soltanto curare e migliorare l’interesse comune di tantissimi utenti della sanità e non quello personale e privato. In questo la stampa come sempre è stata molto superficiale e bramosa di eclatare “lo scoop” di un dirigente pubblico accusato di attentato ai diritti dei lavoratori da un consigliere regionale che, comunque la si pensi, è un’autorità costituita con possibilità di entrare in ogni settore della vita pubblica.

Da “le Cronache” a “La Città” è stato tutto un susseguirsi di racconti distorti della realtà vissuta all’interno del CFI che rischia, forse, di dover chiudere a causa dei pochi e irrisori incassi; in tutto il mondo si dice che le farmacie sono un pozzo senza fondo, solo nel Consorzio nostrano questo  fondo è molto prossimo all’imboccatura. Strano ma vero !!

Addirittura In data 13 dicembre 2018 sul quotidiano “La Città” è stata data notizia della contrapposizione già descritta, pubblicando inopportunamente la nota del direttore generale indirizzata esclusivamente  ai dipendenti, ai al sindaco presidente dell’assemblea, ai consiglieri di amministrazione, ai revisori dei conti con la quale lo stesso direttore esternava profonda preoccupazione rispetto al crollo degli incassi delle farmacie, manifestando l’urgenza di verificare le cause che avevano indotto tale pericoloso decremento, in vista di imminenti scadenze (stipendi e tredicesima mensilità, tributi obbligatori, fatture emesse dai fornitori, canoni di locazione, ecc.) che difficilmente si sarebbero potute onorare proprio per le difficoltà registrate.

Ecco, il consigliere regionale Gambino avrebbe fatto bene e meglio a capire l’unica verità:  chi si sta adoperando per sgombrare il campo dalle storture organizzative e gestionali appartenenti al passato del Consorzio viene ingiustamente attaccato da personaggi che vorrebbero riprendere il timone del Consorzio per continuare a realizzare i propri sporchi interessi e non quelli della collettività, ad esclusivo discapito dei Comuni che per anni di mala gestione hanno dovuto ripianare debiti di milioni di euro che hanno, comunque, generato diversi procedimenti dinanzi alla Corte dei Conti per il ristoro del denaro sprecato (si parla di circa 3,5 milioni di euro).

Ma c’è una grossa colpa, ovviamente; difatti negli uffici dirigenziali del CFI si sussurra che la colpa (forse unica !!) dell’attuale governo del Consorzio è quella di tentare di moralizzare l’azienda, con controlli sistematici ed inesorabili che fanno emergere il malcostume imperante di molti dipendenti che evidentemente non hanno a cuore le proprie sorti di lavoro, ipnotizzato da “loschi disegni” che vorrebbero soltanto il male del Consorzio, facendo svendere le farmacie ad acquirenti danarosi facilmente reperibili sul mercato. E questo aumenta ancora di più la perplessità sulla genuinità dell’intervento, a piedi uniti, del consigliere regionale on. Alberico Gambino.

Ma nessuno, ovviamente, si è spaventato più di tanto e I sindaci dei comuni consorziati e gli amministratori del CFI si sono solertemente adoperati per fornire adeguate risposte al noto politico, ma lui, come un trattore ormai senza freni, ha replicato, rincarando la dose ed aggravando la sua posizione.

Mi dispiace mettere in evidenza, ma il dovere deontologico mi impone di farlo, che l’on. Gambino ha riportato ciecamente la nota del direttore, omettendo parti salienti che invece sono riportate da “La Città”, alterando così la verità dei fatti per confondere il lettore e per mischiare le carte della verità.

Il direttore generale del CFI non ha replicato a nessuna delle sciocche accuse, non credo che lo farà, la sua professionalità e il suo senso del dovere sono sicuramente al di sopra di queste beghe da bottega. I doverosi chiarimenti li avrà, però, già forniti in quanto gli stessi appaiono evidenti e chiari nelle note diffuse dai sindaci e dagli amministratori che ribadiscono piena fiducia nel suo operato ed illimitata convinzione che lo stesso sia vittima di un ennesimo attacco portato da soggetti amanti delle falsità e delle bugie.

Triste e disarmante è il ruolo dei sindacati che ancora una volta non perdono l’occasione di  rinunciare al proprio ruolo “politicante” e demagogico, che gestisce malamente le reali sorti dei lavoratori, mirando solo alle deleghe sindacali e, nel caso del Consorzio, a demolire quanto di positivo si sta facendo.

Ogni ulteriore valutazione è rimessa al lettore che saprà senz’altro giudicare meglio dello scrivente, di Gambino, dei sindacati, dei dipendenti del consorzio e degli ex amministratori.

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