Elezioni 2020: “frà Gigino”, un cappuccino sindaco subito ?

 

Aldo Bianchini

"Frà Gigino", al secolo Luigi Petrone, frate cappuccino di Cava de' Tirreni

CAVA de’ TIRRENI – La notizia di una possibile candidatura a sindaco di Cava de’ Tirreni del monaco-cappuccino “fa Gigino” ha probabilmente colto di sorpresa molte persone; per quanto mi riguarda sono rimasti impassibile, anche perché qualche anno fa avevo auspicato la candidatura e l’elezione del frate a sindaco offrendo anche le giuste spiegazioni.

La notizia della possibile candidatura è riapparsa in questi giorni ed è stata riportata con un ampio e ben articolato servizio nell’edizione del 17 luglio scorso dal quotidiano “Il Mattino” con un titolone a pag. 26: “Cava, colpo di scena frà Gigino tentato dalla corsa a sindaco – Il francescano non si pronuncia, scioglierà la riserva in extremis …“ ; l’articolo, a firma di Valentino Di Domenico, annuncia il possibile candidato ma, giustamente, mette anche le mani avanti di fronte ad una situazione che potrebbe presto rientrare per non creare ulteriore scompiglio in una campagna elettorale che si annuncia con ben otto possibili candidati a sindaco.

In corso c’è, ovviamente il sindaco uscente Vincenzo Servalli che aspira ad una riconferma; ma contro di lui dovrebbero scendere in campo Giovanni Baldi (Unione Popolare), Massimo Mariconda (Avanti Cava), Armando Lamberti (Cava ci appartiene), Marcello Murolo (Lega, FdI, FI UdC e mov. Civico Siamo Cavesi), Enrico Bastolla (Liberi di, Cava x Cava), Giuseppe Benevento (Mov. 5 Stelle), e Umberto Ferrigno (lista civica di centro). Naturalmente queste, al momento sono tutte ipotesi che dovrebbero trovare una conferma entro il prossimo 20 agosto 2020.

In pratica “frà Gigino” potrebbe essere l’ottavo candidato a sindaco della città metelliana; forse l’unico in grado di calamitare almeno l’attenzione della gente e della massa di sterminati fedeli di Sam Francesco che nel recente passato lo hanno difeso a spada tratta contro ben quattro sindaci metelliani “Alfredo Messina, Luigi Gravagnuolo, Marco Galdi e Vincenzo Servalli”. Un religioso che riesce a scontrarsi con tutti i sindaci che dal 2001 si sono succeduti al governo della città può dire, a mio vedere, soltanto due cose: o che è un contestatore e basta, oppure che ha capito come dovrebbero funzionare le cose e cerca di smantellare tutto quello che di cattivo incontra sul suo cammino.

Vincenzo Servalli (sindaco uscente) e Frà Gigino (possibile candidato a sindaco)

Frà Gigino è sicuramente un personaggio diverso da tutti quelli inseriti nel solito clique dell’esercizio del potere per il potere; lui, anche perché religioso convinto, ama scuotere le coscienze e lo fa con i sistemi più arditi possibili: il suono delle campane (contestato da Gravagnuolo), le opere per San Francesco (non tanto ben viste da Messina), le inaugurazioni fantastiche e fantasiose (odiate da Galdi) e le “torri gemelle” che diedero filo da torcere a Servalli. In tutte queste battaglia, però, il monaco è stato sempre sorretto e spalleggiato dalla massa dei fedeli che sotto la sua gestione hanno visto risorgere il santuario di San Francesco dalla decadenza fino allo splendore di qualche anno fa; così come stanno assistendo alla sua nuova decadenza dopo che il frate è andato via per allontanarsi un po’ alla volta dalle gerarchie ecclesiastiche e tuffarsi nell’imprenditoria che porta avanti con competenza e successo. Con un inevitabile passaggio attraverso un miracolo, quello del “bambinello”, finito male e nelle secche preparategli da chi gli voleva male.

Ecco perché qualche anno fa (era il15 aprile 2016 e duro era statolo scontro tra il frate con il comitato pro-festa Sant’Antonio e il sindaco), premettendo che il troppo storpia e il cappuccino ha fatto veramente troppo, su questo giornale  scrissi:  “”… perché non farlo “sindaco subito” (un po’ come per Papa Giovanni Paolo II) in considerazione del fatto che i sindaci a Cava durano poco. Sarebbe la soluzione di tutti i dolori e le sofferenze che, comunque, la comunità cavese deve caricarsi sulle spalle per assistere a quelle che agli occhi del distratto osservatore appaiono come vere e proprie esternazioni apodittiche. Per giudicare l’operato del cappuccino (non quello che si prende la mattina al bar !!) bisogna comunque ricordare a tutti che, quasi da solo, è riuscito a far rivivere un santuario ormai spento ed a rilanciarlo all’attenzione dell’intera regione ed anche oltre. A Cava, grazie a Frà Gigino, arrivano migliaia di turisti o semplici visitatori occasionali per ammirare la possente struttura e per assistere alle megafeste organizzate senza restrizioni e con sfavillanti illuminazioni che hanno avuto il loro apice, qualche anno fa, con le torri gemelle che inondavano di luce tutta la grande piazza. Di contro, però, il “piccolo grande frate” non è mai riuscito ad andare d’accordo con i vari sindaci (per fermarmi a loro !!) che si sono succeduti nel tempo: Alfredo Messina, Luigi Gravagnuolo, Marco Galdi e Vincenzo Servalli; negli scontri si sono mischiati potere temporale e potere religioso ma anche popolarità e invidia nonché trasparenza e piccate prese di posizione””.

I mitici Don Camillo e Peppone, scaturiti dalla fantasia letteraria del grande Giovanni Guareschi

Insomma perché non riproporre a Cava de’ Tirreni il grande scontro politico-religioso che nei racconti di Giovanni Guareschi infiammò il paese di Brescello (vicino Reggio Emilia) con le clamorose liti tra Peppone e Don Camillo.

In definitiva “frà Gigino” nel nostro immaginario fa pensare ad un monaco che inizia la sua battaglia tanti anni fa come se fosse un “segretario di partito all’opposizione”; il passo successivo lo proietta direttamente nel Palazzo di Città alla stregua ma questa volta non con il ruolo dell’oppositore ma nelle vesti di “primo cittadino

 

 

 

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