«Trainspotting», un cult lungo 25 anni

Dr. Vincenzo Mele

La fuga dai poliziotti, “Lust for life” di Iggy Pop in sottofondo e il monologo del protagonista che entrerà nella storia del cinema. Così iniziava «Trainspotting», film diretto da Danny Boyle, uscito nelle sale il 23 Febbraio 1996, tratto dall’omonimo romanzo di Irvine Welsh.
La pellicola è incentrata sulla storia di cinque ragazzi di Edimburgo, tossicodipendenti, che furono l’esempio di una generazione che rifiuta ancora oggi una vita votata alla mediocrità e all’omologazione medio-borghese. Il film viene raccontato dal punto di vista del protagonista, Mark Renton, che decide di dire basta salvo poi ricascare brevemente nel tunnel della tossicodipendenza dopo aver avuto una storia con una ragazza che si scoprirà minorenne. Intorno a lui ci sono i suoi amici: Sick Boy, un fan sfegatato dei film di James Bond, Spud, l’onesto Tommy e il violento ed alcolizzato Begbie.
Dopo 25 anni la pellicola è ancora un film cult di una generazione cresciuta tra i rave party e la nascita del World Wide Web. In «Trainspotting» molte le citazioni sia cinematografiche che musicali, da “Arancia Meccanica” di Kubrick alle leggendarie strisce pedonali di Abbey Road. La colonna sonora va dai classici degli Anni ’70-‘80 come Lou Reed, Brian Eno, Joy Division e New Order alla musica in voga negli Anni ’90, dai Pulp agli Underworld.
Dopo 25 anni «Trainspotting» è stato il film che ha cambiato il modo di narrare il tema della tossicodipendenza discostandosi da quella moralistica e depressa ma con uno sguardo sullo spaccato reale senza censura.

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