Il 17 marzo 1861 finalmente nacque il Regno d’Italia
Quegli italiani però, nonostante le tante mancanze, grazie al loro grandissimo desiderio di rivalsa, con la Restaurazione del 1815 e il ritorno alla situazione prerivoluzionaria, non solo intellettuali ma anche borghesi e popolani che avevano combattuto nelle file dei napoleonici scoprirono un nuovo collante comune: quello della libertà e dei principi di uguaglianza. Ma non finisce qui, al raggiungimento di questo traguardo, contribuirono anche: la scuola, riti pubblici e feste, esercito e guerra. «Era il cosiddetto processo di “nazionalizzazione delle masse”, che nella seconda metà dell’Ottocento coinvolse tutta l’Europa» spiega Banti. «L’istruzione obbligatoria rese l’italiano lingua comune ad ampi strati della popolazione e diffuse l’idea di una storia patria millenaria e unitaria, seppure insidiata da mire straniere. Infine, la bellezza della storia è proprio questa, quella di essere una maestra di vita per non dimenticare e soprattutto per provare a capire il perchè di tante cose e situazioni di oggi. Ovviamente il tutto, continuando ad essere super orgogliosi di essere figli di un”Italia sempre e comunque spettacolare che iniziava con il fantastico Nord e finisce con il meraviglioso Sud.
Concediamo pure, come si è fatto per decenni, un largo spazio alla retorica per riferire fatti, situazioni e realizzazioni che contribuirono a creare una certa idea dell’unità territoriale, storica, culturale del nuovo Regno d’Italia. Ma una nazione non è fatta solo di certi valori, sicuramente importantissimi. Chi ne diventa responsabile a livello politico, istituzionale e organizzativo deve preoccuparsi anche di un fattore determinante per la sua crescita e cioè lo sviluppo, il più possibile diffuso e omogeneo, di strutture e infrastrutture indispensabili affinchè in tutti suoi territori la crescita socio-economica dei cittadini non conosca pause o rallentamenti fra gli uni e gli altri.
È una tematica che vivente, spesso con riluttanza, trascurata da vari commentatori e non è facile trovare raffronti e dati statistici su tale argomento.
Ritengo che un opportuno ritorno in proposito da parte della dr.ssa Clementina Leone potrebbe risultare ben accetto.
Articolo interessante e coinciso