Banca Monte Pruno : Sistema Padula = Michele : Paolo … le ragioni di una frattura conclamata

Aldo Bianchini

VALLO di DIANO – Ho letto con attenzione l’articolo “Fondazione per la città museo – L’idea della giunta Imparato per unire pubblico e privato nella gestione dei beni” (pubblicato su La Città a firma dell’ottimo giornalista Erminio Cioffi) mi ha riportato con la mente a qualche anno fa, a quando cioè, con termini e denominazioni diversi dall’attuale “fondazione” si parlava dell’esigenza di raggruppare sotto un “unico comune gestore” tutte le attività riconducibili allo sfruttamento delle possibilità e potenzialità turistiche della città di Padula.

Michele Albanese, direttore generale Banca Monte Pruno

Nell’articolo di Cioffi non viene evidenziato un particolare che io ricordo benissimo. A All’epoca ci fu una chiara e netta disponibilità espressa, sicuramente con altri termini e denominazioni, dal direttore generale della Banca Monte Pruno, Michele Albanese, in favore della creazione di un qualcosa (che potremmo chiamare Ente, Fondazione, Società pubblica o addirittura Cooperativa) in grado di raccogliere, coordinare e gestire al meglio l’enorme potenziale di attività turistica che si muove, con presupposti di sicuro ampliamento, intorno ai beni culturali di Padula.

Ricordo anche, se non erro, che il dg Albanese, con coraggio, nel corso di una manifestazione organizzata nell’Hotel Certosa (i locali della Certosa non erano stati concessi per malevola intromissione politica ?) pose l’attenzione su questo problema anche se, in quella sede, si dibatteva e si ricordava ben altro, cioè l’ospitalità offerta dalla Certosa agli orfani della seconda guerra mondiale. All’evento, purtroppo, non era presente il Comune di Padula (con sindaco e assessori) nella sua espressione gestionale ma soltanto uno o due esponenti dell’opposizione che rimasero in silenzio.

Un’assenza sospetta, che all’epoca faceva pensare ad accordi già fatti in una sede diversa (leggasi Arte’m di Napoli) anche a dispetto della stessa Coop. Padula-Turismo (Cancellaro, D’Urso e Alliegro) che da tempo andava sostenendo l’esigenza di un coordinamento di tutte le attività turistico-culturali.

Per quanto possa ora io ricordare è evidente, e molto chiaro, che proprio quella manifestazione sugli orfani segnò una demarcazione molto netta tra gli interessi politici bloccati e quelli più liberi e indipendenti di un uomo che dall’alto della sua posizione bancaria avrebbe potuto assicurare al movimento un’autonomia gestionale locale facendo, probabilmente, leva anche su quanto aveva già ipotizzato la Padula-Turismo in netto contrasto con la giunta comunale che guardava già altrove; e quella mattina neppure la minoranza del Comune seppe o volle cogliere al volo l’occasione per contrastare veramente l’accordo di valorizzazione che stava arrivando al galoppo sotto l’attenta e raffinata regia dell’allora direttrice della Certosa dott.ssa Emilia Alfinito che evidenziava tratti di chiaro conflitto di interesse con gli esponenti principali della Arte’m.

Paolo Imparato, sindaco di Padula

Ne fece le spese, ovviamente, il dg della Monte Pruno Michele Albanese che fu quasi additato come il monopolizzatore della scena pubblica di una città in grosso fermento turistico, per interessi se non personali almeno della Banca che da molti anni dirige con grandissima abilità gestionale. E in questi anni c’è stata anche una netta frattura sul piano politico locale tra il sindaco di Padula Paolo Imparato e i sindaci di Sassano e Monte S.G. (Tommaso Pellegrino e Raffaele Accetta) che avevano sponsorizzato l’idea progettuale di Albanese facendo esporre anche la Comunità Montana (all’epoca presieduta da Accetta) per un concreto sviluppo delle aree interne cominciando anche, perché no, dai valori dell’attrattore turistico più importante dell’intero territorio. Naturalmente la frattura politica non è stata causata soltanto dalla gestione dei beni architettonici e turistici, dietro c’è sicuramente molto altro; e qualcuno potrà anche dire che lo strappo è stato causato da una ferrea disciplina di partito imposta dal sindaco di Sanza, Vittorio Esposito, a quasi tutti i sindaci del Vallo; una imposizione che i due sindaci prima citati non hanno mai accolto di buon grado, soprattutto quando in discussione c’era l’autonomia del territorio per scelte mirate alla crescita delle zone interne. All’uopo è giustio ricordare che Pellegrino è andato via dal PD e che Accetta si autosospese.

Ma nel caso specifico della “fondazione” per il “Sistema Museo Padula” il pomo della discordia è stato essenzialmente il fatto di non voler lasciare nelle mani di  Michele Albanese il progetto di valorizzazione; quell’Albanese che si era affacciato sul territorio con tutta la sua potenzialità economica ed organizzativa che avrebbe sicuramente messo a rischio tante leader schip politiche.

La sostanza, però, è che parliamo dello sviluppo del territorio che soltanto un personaggio profondo conoscitore del “sistema socio-economico” può garantire.

Non lo dico io ma un imprenditore di successo del Vallo di Diano che ha postato su FB quanto segue a commento dei dati economici della Banca gestita da Albanese: “Complimenti per il grandissimo ed encomiabile lavoro che svolgete !  Non oso immaginare dove mi troverei se quella prima volta in cui vi chiesi fiducia mi fosse stato risposto: NO. Ma di sicuro so dove sono oggi, e lo devo per certo al Vostro primo SI, e ovviamente a tutti quelli seguenti ! Ma è grazie a Voi che oggi mi trovo dove sono e che ho realizzato un sogno che era solo nella mia testa e che ho avuto modo di realizzare e di farlo diventare realtà !! Il Vostro ruolo è davvero fondamentale, in quanto non crea solo imprese, ma consente di realizzare persone, famiglie e figli. Grazie per il lavoro che svolgete e soprattutto nel modo in cui gli date esecuzione !”.

Ecco se il sindaco di Padula avesse capito di che pasta è fatto Albanese, le cose sicuramente sarebbero andate diversamente ed avremmo avuto un cervello nostrano a gestire le location di San Michele alle Grottelle, del Sacrario dei 300 di Pisacane, della Certosa di San Lorenzo e del Battistero Paleocristiano; solo per citare alcune realtà padulesi.

 

 

 

 

 

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