Elezioni 2021: Occhiuto stia attento … dietro l’angolo c’è sempre un magistrato-ragazzino

 

Aldo Bianchini

Il neo governatore della Calabria

SALERNO – Nel corso della mia sessantennale osservazione della politica ne ho visto di tutti i colori; dalle grandi congiure politiche per finire alle straripanti false inchieste giudiziarie passando per i complotti della malavita organizzata.

Ho assistito, da spettatore critico, alle tante nefandezze messe in piedi e consumate da intere classi politiche, dalla magistratura, dall’imprenditoria, dalla malavita organizzata e dalle istituzioni; ed ho visto, comunque, da parte soprattutto dei politici ripetere sempre gli stessi errori con passaggi quasi programmati e cadenzati in una escalation spesso incontrastabile.

La maggiore colpa, se così possiamo chiamarla, dei politici è quella dell’autocelebrazione quando vincono una competizione elettorale, quando raggiungono un buon risultato amministrativo o quando conquistano ruoli pubblici di maggiore spessore rispetto ad altri, per non dire quando recitano la parte dell’incorruttibile nel rispetto della massima legalità. Questi sono tutti elementi che indubbiamente danno fastidio sia all’opinione pubblica ed anche a chi è chiamato a vigilare sulla legittimità dell’azione politico-amministrativa (i giudici, ndr).

Ma c’è un elemento particolare che sovrasta ogni altro punto di riferimento per l’immenso fastidio che produce; questo elemento decisivo è ravvisabile nell’atteggiamento da “Divo” (film di Sorrentino del 2008 su Giulio Andreotti) ovvero da “caimano” (film di Nanni Moretti del 2006 su Berlusconi); molto spesso questa tipologia di atteggiamenti viene fortemente vista soprattutto da moltissimi magistrati come una sfida a cielo aperto, quasi come quella che ogni giorno lanciava il “Marchese del Grillo” contro la plebe inginocchiata ai suoi piedi. E tutto questo se già non viene sopportato dai comuni mortali che odiano queste altezzosità, figurarsi come vengono odiati da chi, cioè molti magistrati, già di suo, crede di essere non un divo e neppure un caimano ma un Dio in terra.

Il neo governatore Occhiuto con Berlusconi

Ed allora arriva inevitabile lo scontro durissimo che nel 90% dei casi, almeno in sede di indagini preliminari, si risolve in favore degli inquirenti che si trovano di fronte una politica incapace di reagire o almeno di mettere nero su bianco regole più precise.

Ho fatto questo lungo preambolo, che mi è venuto naturale, perché in questi ultimi giorni dopo le elezioni del 3-4 ottobre il neo governatore della Calabria Roberto Occhiuto si sta spandendo e spendendo in un’autocelebrazione che, a mio avviso, va un po’ sopra le righe. E’ vero che la Calabria esce da anni di profonda crisi politica, è vero che la sfortuna sembra essersi accanita contro quella terra anche con la morte di Jole Santarelli (ex governatrice), è vero che siamo di fronte ad una “Calabria che l’Italia non si aspetta”, ma è anche vero che gli eccessi rovinano quasi sempre e questa eccessiva esposizione (non contenuta come quella di Sala a Milano) mi sembra un eccesso che potrà dare dei problemi.

Stia molto attento, quindi, il neo governatore Occhiuto a contenere i suoi genuini atteggiamenti; non vorrei che finisse come quel neo assessore provinciale del PLI a Salerno che all’epoca di tangentopoli non fece neanche in tempo a sedersi sulla sua legittima poltrona che sulla stessa trovò già depositato un bell’avviso di garanzia.

E’ sufficiente calare un po’ i toni e cercare di non apparire come un Dio in terra; quel ruolo appartiene soltanto ad alcuni magistrati.

 

 

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