ALDO MORO: il mio ricordo di quella tragica giornata di 44 anni fa … e il commento del giudice Alfredo Greco

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La mattina del 16 marzo 1978, giovedì, mi alzai di buonora. Ero un giovane ispettore di vigilanza dell’INAIL e dovevo recarmi, per ragioni d’ufficio, a Vallo della Lucania dove in Pretura dovevo presiedere ad alcune “inchieste pretorili” per alcuni infortuni sul lavoro. Scesi di casa e, come sempre, mi portai nell’edicola di fronte per l’acquisto del quotidiano “Il Mattino”. Fui colpito dal titolo a tutta prima pagina di “La Repubblica” e quella mattina acquistai anche il quotidiano nazionale che solitamente non leggo. Raggiunsi l’autovettura di servizio, salutai l’autista ed insieme partimmo alla volta di Vallo della Lucania. Erano le ore 7.30 da poco passate. Apro La Repubblica e leggo il titolone: “Antelope Cobbler ? Semplicissimo è Aldo Moro, presidente della DC”. Lessi l’articolo a firma di Eugenio Scalfari (mitico direttore) tutto d’un fiato anche perché, lo devo riconoscere, rispecchiava quasi in toto il mio pensiero su quella scandalosa vicenda della Lockheed che aveva, si disse, pagato incredibili tangenti alla politica nazionale per la fornitura dei famosi o famigerati C/130 (aerei militari da trasporto). Rimasi per qualche minuto molto perplesso e pensieroso, davvero la politica italiana era caduta così in basso che gli scandali si succedevano agli scandali; ecco perché la “lotta armata” condotta dalle Brigate Rosse e dai gruppi eversivi di destra continuava a mietere vittime ed a fare proseliti tra le giovani generazioni. Mi riportò alla realtà il fedele Armando, l’autista dell’INAIL; eravamo giunti ad Agropoli e occorreva un buon caffè. Arrivammo a Vallo della Lucania poco prima delle ore 9.00 e salii subito al primo piano del palazzo di giustizia vallese per presentarmi al cospetto del dott. Alfredo Greco che allora era Pretore e dinnanzi al quale dovevano essere celebrate le inchieste pretorili infortunistiche ex artt. 54-56 e 63 del T.U. n. 1124 del 30/06/1965. Il Pretore mi accolse con la sua consueta e notissima affabilità; demmo un’occhiata ai fascicoli delle inchieste da celebrare e subito dopo scendemmo le scale per recarci verso il bar posto proprio di fronte al palazzo del tribunale. Le ore 9.00 erano passate da qualche minuto, stavamo centellinando una tazza di caffè quando dalla gracchiante voce della radio (in filodiffusione) del bar che stava trasmettendo alcune canzoni del Festival di San Remo arrivò l’annuncio di un’edizione straordinaria del radiogiornale. “Pochi minuti fa in Via Mario Fani, a Roma, è stato sequestrato il presidente della DC Aldo Moro e sono stati uccisi i cinque uomini della sua scorta. Sembra che l’azione terroristica sia stata opera delle Brigate Rosse. Sul posto si è già recato il sostituto procuratore della repubblica dott. Luciano Infelisi. Maggiori particolari nel prossimo notiziario”. Rimasi quasi immobilizzato dalla notizia, incrociai gli occhi del Pretore Alfredo Greco, dal suo sguardo capii la drammaticità del momento per la Repubblica e per la democrazia in genere. In cuor mio sperai che l’azione non fosse di stampo terroristico ma che fosse legata allo scandalo Lochkeed, era più semplice per tutti. Senza scambiarci neppure un monosillabo raggiungemmo gli uffici della Pretura e soltanto quando ci trovammo seduti l’uno di fronte all’altro Alfredo Greco laconicamente mi disse: “Qualche minuto fa abbiamo toccato, forse, il momento più pericoloso della storia del nostro Paese; ora più che mai bisogna rimanere fermi e fare il proprio dovere fino in fondo. Soltanto così potremo superare questa grande difficoltà e lo Stato deve dimostrare tutta la sua fermezza”. Una lezione di compostezza e di grande civiltà, quella di Alfredo Greco. Celebrammo le inchieste mentre il cancelliere entrava ed usciva dall’ufficio del magistrato per aggiornarci sugli sviluppi di quanto stava accadendo nella capitale. Poco dopo mezzogiorno lasciai la Pretura e, sempre con il fedele Armando, iniziammo il viaggio di ritorno verso la lontana Salerno; allora non c’era la superstrada “Cilentana” e bisognava attraversare tutti i paesi interni del Cilento. I numerosi posti di blocco che incontrammo per strada ci fecero capire quanto era grave il momento che stavamo vivendo; dalla radio installata a bordo della macchina cercavamo di sentire le notizie di aggiornamento. Capimmo che si era consumata una tragedia per il Pese e per la democrazia.

 

 

 

One thought on “ALDO MORO: il mio ricordo di quella tragica giornata di 44 anni fa … e il commento del giudice Alfredo Greco

  1. Carissimo Direttore Aldo Bianchini ,condivido ricordare il grande Statista Aldo Moro e gli uomini della sua scorta,: 16 marzo 1978- 16 marzo 2022 . Una data , quella del 16 marzo 1978, incancellabile nella mente e nella coscienza del popolo italiano. Sono trascorsi ben quarantaquattro anni dalla tragica morte dello Statista insigne, Presidente della Democrazia Cristiana ,ad opera dei terroristi delle BR. Purtroppo a distanza di 44 anni la vera verità,quella autentica,non quella processuale, non è ancora stata raggiunta. Restano moltissimi dubbi ? A distanza di 44 anni,Carissimo Direttore Bianchini, non sarebbe utile ed interessante rendere pubblici al popolo italiano i verbali degli interrogatori delle BR a Moro durante la prigionia ?

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