GIACUMBI: torna il premio vacanze

 

di Giuseppe D’Amico (detto Geppino)

 

Dopo due anni di interruzione causata dal Covid, torna il Premio Vacanze “Nicola Giacumbi”, giunto alla 40esima edizione. Il premio è organizzato con cadenza annuale dal Rotary Club di Sala Consilina ed è riservato ai figli degli Operatori delle Forze dell’Ordine che operano nel Vallo di Diano.  Ogni anno viene premiato un alunno (o un’alunna) che frequenta l’ultimo anno di in Istituto Superiore che ha riportato la migliore media al termine dell’anno precedente (IV anno). La cerimonia finale dell’edizione di quest’anno si terrà giovedì 26 maggio (ore 10,00) presso l’Auditorium dell’ITIS di Sala Consilina in Via Carlo Pisacane n.14.

Il programma prevede il saluto della Dott.ssa Antonella Vairo, Dirigente Scolastica “M.T. Cicerone” Sala Consilina; del Dott. Enrico Gentile, Presidente Rotary Club Sala Consilina-Vallo di Diano e dell’Avv. Francesco Cavallone, Sindaco di Sala Consilina.

A seguire gli interventi del Dott. Gianfranco Donadio, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lagonegro; dell’Avv. Sebastiano Tanzola, Presidente dell’Ordine degli Avvocati del Foro di Lagonegro; dell’Ing. Giuseppe Giacumbi, figlio del Magistrato e del Dott. Giuseppe D’Amico, Giornalista, Formatore Distretto Rotary 2101 Campania.

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Il dott. Nicola Giacumbi, all’epoca “facente funzioni” del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, fu barbaramente assassinato la sera di domenica 16 marzo 1980, mentre stava rientrando a casa in compagnia della moglie. Fu colpito da quattordici colpi di pistola, esplosi alle spalle da un gruppo di terroristi della colonna salernitana delle “Brigate Rosse – Fabrizio Pelli”, dal nome di un giovane già condannato per rapine e arrestato a Pavia nel dicembre 1975 mentre si avvicinava a un appartamento ove le forze dell’ordine avevano da poco rinvenuto denaro e, assieme, documentazione riferibile alle “Brigate Rosse”. L’omicidio ebbe un forte valore simbolico: sia perché avveniva a due anni esatti dal sequestro dell’on. Moro e dall’uccisione degli uomini della sua scorta sia perché, con esso, le “Brigate Rosse” vollero accreditare l’ipotesi della creazione di un blocco di violenza terroristica che cominciava a unire il Nord e il Sud. L’attentato fu compiuto da un nucleo armato i cui componenti furono successivamente identificati. Il magistrato aveva precedentemente rifiutato la scorta per non rischiare altre vite accettando il ruolo di “facente funzioni” di procuratore della Repubblica. Nell’accettare il ruolo di “facente funzioni” del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, Giacumbi aveva rifiutato la scorta per non rischiare che un attentato contro di lui potesse provocare altre vittime.

In quel periodo il dottor Giacumbi stava indagando su un incendio doloso sviluppatosi a seguito di un attacco dinamitardo compito dalla colonna salernitana delle BR presso una filiale della Fiat.

Otto i brigatisti individuati come autori dell’omicidio di Giacumbi, tutti successivamente condannati dalla Corte d’Assise d’Appello di Potenza.

 

 

 

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