Ciriaco De Mita: eppure è morto … il Paese in lutto

 

Aldo Bianchini

Ciriaco De Mita mentre, davanti Palazzo Montecitorio, trascina per un braccio il suo capolavoro politico: Sergio Mattarella, futuro presidente della Repubblica

SALERNO – Venerdì 29 maggio 2015 ore17.00, in un salone del Gonfalone del palazzo di città affollato in tutti i suoi ordini di posti, ecco arrivare il mitico Ciriaco De Mita; si proprio quelli che quasi tutta la stampa nazionale fin dal lontano 1992 ha definito come il “gran visir di Nusco”.

Al tavolo dei relatori è già seduto tutto lo staff regionale dell’ UdC che in quel momento è totalmente governato dalle falangi del potente uomo che in gran parte ha anche scritto e riscritto la storia della Democrazia Cristiana.

L’atteso annuncio è di quelli importanti, l’UdC si schiererà con Vincenzo De Luca che, poi, per una manciata di voti spedirà a casa il governatore uscente Stefano Caldoro; tutti pendono dalla bocca di Ciriaco De Mita che pende la parola e dice:

“Quando morirò (pausa ad effetto !!) se morirò, vorrei che di me rimanesse una traccia del mio percorso politico ….”

e poi il lungo e compiuto intervento con l’annuncio clamoroso dell’ambiguità di un partitino che se non al potere era destinato a scomparire; e quindi dopo cinque anni con Caldoro ecco che il fiuto del democristiano puro intuisce la fine di quella parabola e senza tanti fronzoli passa addirittura dall’altra parte della barricata.

Ma io rimasi colpito soltanto dalle parole iniziali di quel discorso (quando morirò, se morirò) che denotavano nell’allora 87enne vecchio politico quella sicurezza culturale e politica, fondata su una lunghissima  esperienza di vita e di potere, che guardava alla morte con il piglio del grande uomo capace anche di tenerla lontana per quanto possibile; e pur essendo tutti noi presenti consci dell’irrazionalità di quell’affermazione, quasi goliardica, non mancammo di applaudire intellettuale di quell’uomo capace di tenere (almeno a chiacchiere) ben ferma sullo sfondo anche la morte.

A distanza di sette anni da quel giorno Ciriaco De Mita ha mollato gli ormeggi ed è andato, anche lui come tutti gli altri comuni mortali, ovvero come tutti noi. Non solo è rimasta una traccia del suo lungo percorso politico, ma addirittura un’autostrada con almeno otto corsie rispetto alle piccole stradine interpoderali di oggi.

Personalmente De Mita, fin dagli anni ’60, non mi è stato mai eccessivamente simpatico; ma solo per ragioni politiche di reciproca appartenenza e per il fatto che fin da ragazzo ho sempre combattuto l’ancora misteriosa D.C.. Tutto ciò non mi ha impedito, però, di apprezzarne le squisite capacità culturali e, soprattutto, le finissime intuizioni di natura politica che lo portarono da Nusco alla Cattolica di Milano (dove costruì lo zoccolo duro del suo potere con un cerchio magico molto ristretto) per approdare direttamente a Roma e affermarsi come uno degli uomini più potenti della D.C. per circa quattro decenni.

E’ stato segretario nazionale della Democrazia Cristiana, poi anche presidente del consiglio dei ministri e, infine, anche sindaco di Nusco; il paese da dove era partito e dove riposerà per sempre.

Per qualche decennio ha fatto molto rumore l’amicizia politica e personale di Gaspare Russo (ultranovantacinquenne) con Ciriaco De Mita con un riflesso di potere devastante su tutto il territorio salernitano.

In un’intervista del maggio 2019 Gaspare Russo mi disse: “Entrai alla corte di Fiorentino Sullo dalla porta principale; era il capo della <corrente di base> e con lui c’erano personaggi del calibro quali Ciriaco De Mita – Gerardo Bianco – Nicola Mancino – Salverino De Vito – Giuseppe Gargani. Ebbi subito un rapporto speciale con Ciriaco grazie ad incontri riservati e personali; De Mita riferì a Sullo delle riunioni e per quanto io ne sappia gli disse che io ero l’unico sul quale si poteva fare politicamente sicuro affidamento per la provincia di Salerno all’epoca governata soprattutto dall’on. Vincenzo Scarlato. E questo fu l’inizio dei miei rapporti diretti con De Mita, che a quel punto non erano mediati da nessun altro”.

 

 

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