La Privacy in difesa delle persone,dalla distanza di cortesia all’algoritmo. La rivoluzione digitale è un fatto sociale che ridefinisce mondi e assetti di potere , i gestori delle piattaforme, hanno ridisegnato i diritti.

 

da Pietro Cusati

Dr. Pietro Cusati - giurista

La protezione dei dati è un presidio per le persone vulnerabili in funzione antidiscriminatoria. E’ il presupposto per una società della dignità, proiezione verso un umanesimo digitale. In un quarto di secolo la privacy è diventata sempre più centrale nella vita degli italiani e sono stati fatti passi importanti nella difesa dei diritti dei singoli, soprattutto delle persone vulnerabili. Restano  però  incognite  per il futuro, legate soprattutto all’innovazione digitale e all’avvento dell’intelligenza artificiale, oltre a interrogativi sempre aperti sui limiti al diritto di cronaca, soprattutto in una fase difficile come quella attuale caratterizzata dalla pandemia prima e dalla guerra in Ucraina. Se ne parla nel libro: “25 anni di privacy in Italia. Dalla distanza di cortesia all’algoritmo”, realizzato in collaborazione con l’ANSA per i 25 anni dell’Autorità Garante della Privacy.”In questi 25 anni il Garante ha conosciuto la trasformazione della privacy”, che deve essere sempre “in costante bilanciamento tra esigenze globali e collettive”, lo ha detto il presidente dell’Autorità, Pasquale Stanzione.  “La privacy è al servizio dell’uomo in una visione antropocentrica dell’innovazione .La raccolta irrefrenabile dei dati conduce a un non auspicato processo di monetizzazione della privacy. In un momento nel quale l’emergenza, prima della pandemia e poi della guerra, rischia di far retrocedere i diritti dei singoli, è ancora più necessario che l’Autorità ne tuteli i livelli di garanzia”. La rivoluzione digitale è un fatto sociale  che ridefinisce mondi e assetti di potere. I nuovi poteri privati, i gestori delle piattaforme, hanno ridisegnato i diritti. Stiamo vivendo  la prima guerra ibrida e la protezione dei dati fa parte di questa strategia. Il difficile bilanciamento che il Garante è chiamato a operare tra le necessità del PNRR e la tutela del diritto alla privacy.In Europa siamo rimasti indietro di 10-15 anni, senza riuscire a sviluppare innovazione nel settore tecnologico e del cloud. Così il nostro cloud sarà fornito da aziende non europee, ma statunitensi o cinesi. Questo genera problemi notevoli per la protezione dei dati. La stessa criptografia non sarà sufficiente a proteggere i nostri dati strategici. Attraverso le immagini dell’Agenzia ANSA il libro racconta i primi 25 anni di impegno del Garante in difesa dei diritti delle persone e a sostegno dello sviluppo del Paese, ma getta anche lo sguardo alle nuove sfide che già impegnano la protezione dei dati: intelligenza artificiale, algoritmi, riconoscimento facciale, IoT, neurodiritti. Dal 1997, anno di nascita del Garante e di entrata in vigore della normativa sulla protezione dei dati, ad oggi, molte cose sono cambiate: siamo passati dalla carta all’identità digitale, dalle file allo sportello all’home banking, dagli album di foto alle gallerie sullo smartphone e sui social. E il Garante ha dettato alla Pubblica amministrazione, alle imprese, alle piattaforme digitali, ai gestori telefonici e ai Social, le misure necessarie per proteggere i dati personali nella vita reale e nella dimensione digitale. In questi  anni il diritto alla privacy è diventato cruciale per le nostre vite e ci ha reso sempre più consapevoli del valore dei nostri dati e della necessità di proteggerli.

 

 

 

 

 

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