Elezioni lampo, proiezioni maggiorate, riassetti e compromessi.

 

di Antonio Cortese (docente)

Le lacrime di coccodrillo del ministro degli esteri sembra si siano già asciugate così come per i tantissimi giornalisti che a un giorno della sperata conferma di una pace estiva in seno al parlamento, avevano pronte le mannaie su Conte la cui vendetta ( almeno così pensavano ) si è verificata a mò di motore immobile.  Il caos scaturito dallo strappo  del bibitaro ha provocato una melodia a canone inverso sullo spartito scritto da tempo da un direttore d’orchestra con la coscienza a posto e che ora come l’omonimo Verdi,  sa di non avere rivali se non i Fratelli d’Italia dalla galleria. Il PD si sta comportando nella platea e dalle prime file come quelle teste che si alzano e si siedono, si muovono, si alzano e si risiedono, continuando a infastidire le seconde file: “ Scusi è libero qui?- No sarebbe occupato – Si vabbé poi se torna… – ma c’è il cappello, non vede? Eh al paese mio si mette il cappotto se proprio…- – Basta, silenzio, insomma…, qualcuno dalla terza fila.  – Maschera! -No la maschera mi conosce… – Stia pure, però se torna questo signore vada in galleria…

Il solito teatro  però ha i tempi stretti questa volta perché sembra ci siano molti nuovi attori pronti a nuove compagnie con nuovi e vecchi spettacoli ancora da completare per un botteghino che gli italiani non vorrebbero più riempito da biglietti gratis e tagliandi omaggio. Al momento le percentuali già attribuiscono numeri grossi  a questi tre partiti,  i quali anche se vige il proporzionale maccheronico hanno le carte in regola per offrire al Paese tre grandi partiti.  La campagna permanente é attiva non tanto nelle segreterie ma é attuata dalle pedine nei media che secondo le direttive già dipingono il quadro a proprio piacere. Ma queste direttive vengono sbugiardate da mesi e mesi, tent’è che basta riguardare gli attacchi delle testate, specie Rai, che oramai senza alcun rispetto del codice deontologico, al posto delle notizie facevano proclami di un regime squagliato al sole giorno dopo giorno; fino alla caduta di un governo che durante questa vacatio dovrebbe almeno provvedere ad una riforma dell’emittenza televisiva,  che latita dal ’75 per un servizio pubblico in mano paradossalmente ad esponenti del partito televisivo che lo ha inquinato, snaturato, svilito, almeno con pubblicità, canone e stili di conduzione che non gli si addicono fino a trasformare i conduttori in caporali di un esercito fantasma.

 

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