Iran, il conflitto sottostimato.

 

da Antonio Cortese (docente)

 

Lo scià di Persia

Dai tempi di Sarkozy, che se ne prese a cuore più di altri “nuclearmente” parlando, la Persia moderna é afflitta da una guerra civile in sordina. L’eco dei media, uscito Nicolas dall’Eliseo, ha voltato le telecamere alla Crimea, alla Cecenia, all’Afghanistan ma con l’attentato alla vip iraniana dell’altro ieri, gli inviati a Teheran non se ne possono più stare comodamente in albergo. Ahmadinezad, il presidente dalle sembianze meno arabeggianti, senza turbante e cravatta, ebbe il coraggio di sfidare la comunità internazionale vantandosi di un arsenale energetico da grande potenza. Giustamente le attenzioni e le ingerenze in diplomazia fredda dei francesi, non mancarono poiché primi in Europa nella classifica dei produttori, quando gli altri distrattamente pensavano come Obama in stile hawaiano e Putin a cena con Silvio a raccontarsi barzellette.

Negli stessi anni Jafar Panahi con il film “Taxi Teheran” al festival di Berlino si aggiudicava l’Orso d’oro, a rappresentare un paese che tutto sommato, di tutti i guai dei paesi mediorientali non sembrava quasi più farne parte, tra telefonini, parco automobili più moderno di Italia e Spagna, e altre emancipazioni economiche nel contrasto religioso generale. Poi, dopo questo tsunami di ottimismo e libertà sono ritornate le teste bendate, vestiti ugualmente a mille anni prima di Cristo che hanno riportato l’Iran ai regimi sociali di una volta. Cicli e ricorsi storici, che dopo i bei tempi dello Scià di Persia che trascorreva le vacanze a Saint Tropez con le dive, sono tutt’oggi nuovamente allo squallore del pregiudizio a danno delle agenzie di viaggi che non potranno per molti mesi ancora fittare nemmeno più una navetta dall’aeroporto agli alberghi delle mille e una notte.

 

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