Poi dice che uno a Salerno si sviluppa a sinistra (…””…)

 

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

L’anno scorso in un articolo di denuncia nostalgica sugli antichi splendori della pasta e fagioli del Vicolo della Neve, ristorante di “fama e fame” salernitana, tra i primi nella classifica storica dei concittadini e che tra i primi ad abbandonare le tradizioni a causa di crisi e concorrenza, la ristorazione suonava l’allarme. Da pochi mesi anche il “Bacchanalia” ristorante e bar di prestigio gestito dai fratelli De Simone sopisce identica sorte. La santissima Annunziata adiacente sicuramente non avrebbe mai voluto comunicare a clientele storiche e turisti tale dipartita dalla movida e non solo. All’inizio degli anni novanta il Bacchanalia, con eleganza e dignità forse precursori per quel decennio più che semplice nei modi e negli stili, dotava una cantina oltre al bar fronte strada e alla rosticceria, visitata da veneti, lombardi, emiliani, romani e francesi. I fortunati che specie in occasione dei festival del teatro Verdi, affondavano il palato tra i mattoni e le mattonelle d’epoche etrusche fino agli strati medioevali, portavano da Salerno ricordi di gusto ancestrali oltre che ludici e marinari. Gli stessi oggi non hanno altra difficile scelta invece di cenare o pranzare nella zona ad est della città. Dove una resuscitata Mariconda  é uscita completamente dalla ghettizzazione urbanistica grazie all’apertura di nuove strade, costruzione di nuovi palazzi e parchi civici, supermercati, filiali di commercio internazionale,  pasticcerie accanto alle banche (…giusto per fare senza malizia alcuna con una punta sdrammatizzante una battuta comica e tipica salernitana sulle zeppole e i babà). Ma l’evoluzione degli itinerari purtroppo favorisce queste zone per smaltimento traffico auto, rotatorie e prossimità tematiche commerciali.

Mariconda oggi supera il sogno americano dei progettisti stessi del parco Arbostella dopo una quarantina di anni, perché difatti la zona residenziale é servita da tutti i servizi in maniera dinamica e moderna. Se la visione di allora di architetti, progettisti, urbanisti, politici o semplici consiglieri comunali sembrò utopia, ovvero la realizzazione di uno sviluppo di Salerno in modo integrale e diciamo pure democratico, era colpa di una pregiudizievole miopia. Qualcuno potrà d’altronde far notare che si sia passati da un estremo ad un altro, dalla zona antica e centrale direttamente al polo opposto, bypassando e snobbando quartieri come Torrione e Pastena senza contare nemmeno i rioni alti, quelli da bene, o tralasciando i problemi stigmatizzati del Carmine e dei frattesi; la solita constatazione di chi al posto di far vogare il remo preferisce spezzarlo.

 

 

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