Popoli lontani, l’uno dall’altro, si ritrovano dopo 2.500 anni

 

da Prof. Nicola Femminella (docente-scrittore)

In genere cerco di evitare in ogni occasione l’esercizio della retorica, quando viene esercitata in circostanze che non ne meritano la ridondanza, ma in occasione dell’incontro con la delegazione turca a cui ho partecipato il 26 u. s. ad Ascea, presso la Fondazione Alario, è più che giustificata dai significati e dall’eminenza della circostanza, oltre che dalle emozioni palesate dai presenti. Erano in programma i lavori per concludere la prima fase per l’approvazione del percorso culturale internazionale denominato il “Cammino dei Focesi”, predisposto dall’Associazione dei Comuni del Cilento centrale (AS.CO.CI.) da presentare al Consiglio d’Europa. Ciò è avvenuto dopo la conclusione del gemellaggio e dei preliminari tra rappresentanti di Foça, l’antica città greca di Focea ora turca, e Ascea. Il progetto vede anche l’adesione delle città di Aleria e Marsiglia, in Francia, e di L’Alchela, in Spagna. Ascea e le città appena citate furono tutte fondate nel VII e VI secolo a. C. dai coloni di Focea, all’epoca città dell’Asia Minore. Altre città, come Pizzo Calabro, Olbia, sono pronte a far parte del gruppo, per uguale ragione. In video-call sono intervenuti i rappresentanti del Comune di Aleria e di l’Escala e l’on. Piero De Luca. Questi ha preso la parola, richiamando l’utilità degli scambi culturali per rafforzare i valori della pace nel mondo e la cooperazione e fratellanza tra i popoli, augurando all’iniziativa di raggiungere i risultati che il concorso di azioni posto in campo fa ben sperare e per i quali fornirà tutti i possibili contributi.

Analogo incontro era stato tenuto in Turchia il 22 marzo scorso con una nostra delegazione, guidata dal prof. Renato Di Gregorio, responsabile della Segreteria dell’AS.CO.CI. ospite degli amici turchi, accolta con tutti i crismi di una ospitalità dettata da accenti compiaciuti e cordiali. In entrambe le occasioni si sono mostrati sentimenti di calorosa accoglienza, presto trasformata in profonda e solida amicizia. Nella giornata del 26, condotta dal Presidente dell’AS.CO.CI. Pietro D’Angiolillo, destinata allo studio e all’analisi del progetto, seduti intorno al tavolo di lavoro, ci siamo sentiti tutti coinvolti emotivamente dalla circostanza: come per incanto e all’unisono, si è creata una bolla di affettività pervasiva, nella quale ognuno ha sentito battere più forte il cuore dentro di sé. Gli sguardi, i gesti, lo scambio dei doni, i tentativi di superare gli ostacoli della lingua che impediva la comprensione delle parole usate, rivelavano una empatia che disperdeva nell’aria l’appartenenza a due paesi così lontani tra di loro. Quella dei sette rappresentanti di Foça, era significata ed espressa dai loro occhi illuminati da una luce amica, che comunicavano vicinanza e gioia per la circostanza in atto più di ogni ricercatezza linguistica. Scossi da questi fremiti imprevisti, colti anche dalla collega Giusy Rinaldi e dagli altri amici presenti che lavorano al progetto, abbiamo pensato che forse l’incontro a cui eravamo stati chiamati, riproponeva elementi emotivi simili a quelli comparsi circa 2500 anni fa, allorquando i coloni focesi incontrarono gli abitanti di Hyele sulla costa poco distante da Poseidonia, abitata da coloni giunti anch’essi dalla Grecia. I remi alzati e le vele abbassate, indecisi se scendere a riva o prepararsi alla respinta ostile da parte della popolazione locale. E forse, solo quando ogni timore si era attenuato, comparve lo stesso sorriso espresso da noi tutti intorno al tavolo, per palesare la nostra convinta adesione al progetto del “Cammino dei Focesi” e il desiderio di accelerare i tempi per disporre il dossier di documenti previsto, da inviare al Consiglio d’Europa. Abbiamo riavvolto il nastro della storia e siamo tornati a quando i Focesi, abili naviganti e costruttori di navi, furono sconfitti in Grecia, la loro terra, dai Persiani e costretti alla fuga, dandosi alle braccia accoglienti del mare amico.

La sede della Fondazione Alario

Peregrinarono tra la Corsica, le coste della Francia e della Spagna, affrontando insidie e combattendo epiche battaglie navali con le loro veloci navi, come quella di Alalia contro i Cartaginesi e gli Etruschi alleati, che non tolleravano le intraprendenze mercantilistiche dei Focesi nella zona. Prima di giungere, una parte di essi, a Hyele, consigliati dai connazionali di Poseidonia, l’attuale Paestum che erano giunti un secolo prima in Campania, alle foci del Sele. Questa origine comune delle due città, Foça e Ascea, questi atomi di consanguineità lontanissima nel tempo, l’abbiamo avvertita in modo chiaro nelle nostre vene, specie quando Yasin Tercanlıoğlu (vicesindaco di Foça) e gli altri, approvavano col capo le nostre dichiarazioni tradotte dalle due interpreti presenti. Nel mio breve intervento ho auspicato una veloce conclusione dell’iter necessario da percorrere per portare a buon fine il progetto, perché sono sicuro che soprattutto i giovani dei due Paesi che usufruiranno delle iniziative, vedranno crescere nel loro animo i sentimenti di fratellanza, cooperazione, pace che abbiamo avvertito noi, per costruire un futuro che respinga le guerre e inauguri un lungo periodo di collaborazione e di rispetto e amore reciproci. Saranno per loro momenti di crescita e di espansione del proprio io e si rafforzerà nel loro animo giovanile il convincimento che i popoli devono incontrarsi per creare solidi ponti, incrollabili, con i quali si annulleranno le distanze e si moltiplicheranno le esperienze interculturali, strada sicura per una dignitosa convivenza civile tra i popoli.

 

 

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