Salerno – Non è la prima volta che accadono, purtroppo, eventi del genere nel salernitano. La Regione Campania conta non pochi danni e vittime per frane del territorio. Nel 1998 l’alluvione nel salernitano colpì i centri di Sarno, Siano e Bracigliano, Quindici (Av) poi lo scorso anno l’esondazione a Capaccio (Sa) e la frana di Atrani (Sa); stessa fotografia nell’avelline, ad Arpaise (Bn) ed ancora la frana di Ischia (Na). La scorsa notte un nuovo evento tra i comuni di Buccino e San Gregorio Magno (Sa). Per giorni, per mesi la polemica si concentra sulla prevenzione, sulla pulizia dei valloni che servono proprio a contenere e a raccogliere le acque piovane. Ma poi, fatti salvi provvedimenti di somma urgenza, la storia si ripete su altri territori. La montagna continua a far paura ai residenti del salernitano. L’ultima frana, quella caduta stanotte tra Buccino e San Gregorio Magno ha riacceso la rabbia e lo sconforto degli abitanti, che si sentono abbandonati dalle amministrazioni. Sull’argomento interviene Luigi Ciancio, Segretario regionale della Feneal-Uil che denuncia una scarsa attenzione verso i territori, per i quali andrebbe assicurata una manutenzione “ordinaria” e non straordinaria, se si vuole parlare di prevenzione. Per ridurre il rischio di dissesto bisogna intaprendere la strada della manutenzione che tra l’altro garantirebbe anche livelli occupazionali. E ancora Ciancio solleva alcuni quesiti: cosa è stato fatto fino ad ora, quanti soldi sono arrivati, quanti progetti sono ancora sulla carta, quale cifra è stata spesa per far fronte alle alluvioni, quale opera di contenimento definitiva è stata fatta oltre a interventi che rappresentano una soluzione precaria?