AMATO/13: le buste gialle … rigonfie !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Quella che mi accingo a fare è una denuncia molto pericolosa, è d’obbligo pesare le parole ed anche le virgole. Della vicenda, realmente accaduta, vi racconterò ogni particolare omettendo ovviamente nomi, date, luoghi ed orari. Sono tranquillo perché il fatto in se, o i fatti ripetuti, sono o sarebbero già stati raccolti dal pm Vincenzo Senatore attraverso i numerosi interrogatori non solo delle cinque persone agli arresti domiciliari (i due Del Mese, Amato junior, Labonia e Anastasio) ma anche degli altri 29 personaggi indagati dei quali una quindicina coperti dal massimo riserbo istruttorio. E poi certamente tra qualche giorno la vicenda sarà eclatata da tutti i giornali con nomi e cognomi perché certamente qualche foglio svolazzante di velina giudiziaria comunque uscirà fuori; dipende da chi e come vorrà utilizzare questa velina per propalarne gli effetti devastanti all’esterno. Ma veniamo ai fatti, forse all’ultimo atto. <<Nel mese di dicembre del 2011 un “giovin signore” si presenta in un ufficio pubblico. E’ conosciuto, molto conosciuto, e viene subito introdotto nella sala d’attesa. Gli tiene compagnia il funzionario addetto, l’attesa è lunga. Mentre chiacchierano del più e del meno, il  “giovin signore” stringe tra le mani un’agenda e da questa spunta una vistosa busta gialla rigonfia. Il funzionario vinto dalla curiosità allunga lo sguardo senza farsene accorgere e nota che la busta è praticamente aperta ed al suo interno si intravedono moltissimi biglietti da 500 euro cadauno. Una bella e vistosa cifra, non c’è che dire. La chiacchierata continua, i due si conoscono da tempo ed anche se non sono in grande confidenza si scambiano punti di vista e considerazioni sulla vita di tutti i giorni. Dopo circa un’ora l’attesa finisce e il “giovin signore” viene ricevuto da chi di dovere in maniera riservata. In tutto non più di quindici minuti, poi i saluti, un passaggio per la sala d’attesa e l’uscita dal palazzo. Il funzionario, però, ha notato che il giovin signore ha l’agenda tra le mani ma dall’agenda è scomparsa quella busta gialla. Un brivido percorre la schiena del funzionario che dopo pochi minuti viene chiamato a rapporto dal suo capo. Entra nell’ampio ufficio e scorge il suo diretto superiore seduto su una poltrona dello studio. Ha messo le braccia allargate sulla spalliera dell’ampia poltrona in modo che la giacca si allarga verso l’esterno. E’ un momento inquietante, mentre il superiore parla per impartire disposizioni, il funzionario quasi sbianca in volto, è praticamente atterrito e cerca di non manifestare la sua incredulità. Dalla tasca interna sinistra della giacca del suo superiore spunta la stessa busta gialla che poco prima aveva visto nell’agenda del “giovin signore”. Stupefatto ed allibito, anche incredulo, cerca di farfugliare qualche risposta e poi lascia lo studio del superiore per rientrare nel suo più modesto ufficio. Possibile, pensa tra se e se, che il suo superiore abbia ritirato quella busta gialla piena di bei bigliettoni da 500 euro cadauno. Si stropiccia gli occhi per capire se è sveglio o sta sognando. Lo richiama alla realtà lo squillo del telefono interno sulla sua scrivania, è il superiore che gli chiede con voce ferma e severa se sta bene perché ha notato poco prima la sua agitazione. Il funzionario risponde con molta calma tirando fuori, con sforzo, la sua voce di sempre. Il caso finisce qui>>. Vi ho raccontato, ripeto, una storia che è sulla bocca di tantissime persone, purtroppo. E nel raccontarla mi è ritornato alla mente un mio speciale televisivo di tanti anni fa su una vicenda quasi simile. Allora la raccontai con immagini e commenti, ora posso solo scriverla. Quella volta, era il 1993, feci riferimento alle buste gialle che un imprenditore (Alberto Schiavo da Vallo della Lucania) raccontò ai pm Di Nicola e D’Alessio su come le aveva portato, dove e a chi le aveva consegnate, contenenti ognuna 50milioni di lire. Era partito dal Jolly, si era fermato in Via Roma presso la segreteria dell’on. Del Mese, poi era passato per Via Manzo nella segreteria dell’on. Conte e, infine, era arrivato in Via S.Giovanni Bosco presso la segreteria dell’ex presidente Gaspare Russo. L’accusa devastante si rivelò, dopo anni di gogna mediatica e giudiziaria, una sorta di costruzione a tavolino in una macchinazione contro i due parlamentari e l’ex presidente della Regione. Probabilmente anche questa volta è così, ma è assolutamente necessario che la Procura conduca le giuste e doverose indagini mettendo sotto torchio tutti coloro che possono, a vario titolo, entrare direttamente o indirettamente in questa vicenda molto incresciosa. Alla prossima.

 

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