Lisbona dice no alla Trojka

 

 

Filippo Ispirato

In Portogallo il fine settimana scorso è stato teatro di una serie di imponenti manifestazioni di protesta che si sono tenute in tutto il paese a partire dalla capitale.Motivo della protesta la discussione in corso e la relativa approvazione nel parlamento lusitano del bilancio dello stato per il 2013 e le misure restrittive richieste dalla Trojka (Fondo monetario internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea) per il pareggio di bilancio.Le manovre restrittive in corso da parte del Governo di Lisbona dovrebbero prevedere un’ulteriore drastica riduzione dello stato sociale, del sistema educativo, sanitario e del trasporto pubblico andando a minare la situazione già precaria del ceto medio portoghese. I principali problemi che affliggono attualmente il paese, quali la disoccupazione galoppante, la precarietà del lavoro, il debito pubblico, il deficit e la povertà in forte crescita sono ancora questioni irrisolte e ulteriori tagli a spesa pubblica e sussidi non farebbero altro che innescare un pericoloso circolo vizioso che peggiorerebbe la situazione già difficile dei cittadini portoghesi.Secondo il Movimento 12 Marzo, un movimento di protesta nato negli ultimi anni  nel paese che ha organizzato la tre giorni di proteste in Portogallo, uno strumento democratico come quello del Bilancio dello Stato potrebbe diventare un minaccia per molte persone che vivono nel paese, proprio per i pesanti sacrifici a loro imposti.In particolare il 13, 15 e 16 Ottobre sono state organizzate una serie di manifestazioni di protesta contro il Governo in 24 città in tutto il paese, da Lisbona a Coimbra, da Oporto a Faro a Braga, fino oltreoceano al consolato portoghese di Fortaleza, in Brasile, ex colonia lusitana che attualmente vive una situazione economica molto florida, diametralmente opposta a quella europea.Nella giornata del 13 Ottobre si è tenuta la prima manifestazione contro la Trojka e le sue richieste nei confronti di Lisbona per il pareggio di bilancio; il 15 ed il 16 Ottobre contro l’approvazione del bilancio dello stato da parte del Governo.Segnaliamo che il Portogallo, sebbene se ne sia parlato molto meno rispetto alla Grecia, è uno dei paesi più colpiti dalla crisi del debito sovrano, e, a differenza di Atene, ha sempre rispettato gli obiettivi richiesti dalla Trojka per lo sblocco di tranche di finanziamenti necessari al risanamento del paese, anche a costo di enormi sacrifici per la sua popolazione. Il lavoro fin qui fatto però non basta e c’è bisogno di altre manovre.I nodi irrisolti che hanno scatenato le proteste della popolazione, e su cui dovrebbero riflettere sia le istituzioni internazionali che i Governi nazionali, sono essenzialmente due:

–        richiedere il pareggio di bilancio nel giro di 2/3 anni a paesi che presentano problemi strutturali decennali, spesso volutamente ignorati da istituzioni finanziarie, politiche e da agenzie di rating, di sicuro non potrà mai essere raggiunto facilmente. Ricordiamo che parlare di Spagna e Portogallo sono diverse rispetto a Finlandia o Germania

–        raggiungere il pareggio attraverso un forte taglio della spesa pubblica e un aumento della tassazione porta, soprattutto nell’immediato, all’indebolimento del ceto medio, al calo dei consumi e alla conseguente diminuzione della base imponibile, che è poi tutto l’opposto di quello che si vuole raggiungere

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