1954: la grande alluvione

Marilena Mascolo

SALERNO – Erano le ore 18.00 di un lunedì qualsiasi, era il 25 ottobre del 1954. Nessuno mai avrebbe pensato che di lì a poco il volto di Salerno sarebbe cambiato per sempre. Tutto iniziò con una pioggia fitta ma lenta ed infinita, come accade spesso e da sempre in città. Dopo qualche ora le cose peggiorarono e la pioggia fitta si trasformò in qualcosa di diverso e di devastante che è passato alla storia come “l’apocalisse di Salerno”. Veri e propri fiumi d’acqua invasero e travolsero la città, le aste torrentizie mai curate non ressero alla furia degli elementi e l’acqua tracimò da ogni parte ed in ogni parte. Si infilò dovunque, devastò tutto e tutti, sconquassò case, palazzi, strade, fognature; insomma un disastro naturale senza precedenti che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Nei giorni successivi i superstiti e i soccorritori furono costretti a raccogliere 316 morti, 350 feriti e più di 7.000 persone rimasero senzatetto. Sembrava una città finita, isolata dal resto del Paese, sconfitta per sempre. Invece come d’incanto si mobilitò l’intero Paese e tutta la comunità internazionale si rese conto della grande sciagura che aveva colpito la città di Salerno proprio nell’anno in cui ricorrevano i festeggiamenti per il millennio della traslazione delle reliquie di San Matteo (patrono di Salerno) nel grande Duomo cittadino e provinciale. Dal mondo intero arrivò di tutto, soldi compresi. Nei mesi e negli anni successivi la città cambiò radicalmente volto, si pose mano al riassetto urbanistico e vennero ridisegnate le aste torrentizie. La città e la sua popolazione scoprirono, come d’incanto, una nuova parola: “ambiente”. Il fenomeno culturale durò, però, molto poco. Subito si ricominciò a costruire alla rinfusa e Salerno fu letteralmente invasa da una colata di cemento senza precedenti, della quale ancora oggi paghiamo tutti le conseguenze pratiche ed urbanistiche. Le aste torrentizie sono state lasciate in pieno abbandono anche per colpa di azioni giudiziarie immotivate. Il pericolo di allagamenti, e non solo, è tuttora costante e sotto gli occhi di tutti.  Il The Day After Tomorrow fu per tutti i salernitani dell’epoca veramente inquietante; tutti al lavoro in una gara di solidarietà senza risparmio di energia e di creatività nel solco di una grande civiltà. Due giorni dopo il disastro, che aveva colpito anche Vietri sul Mare ed altre località della costiera, arriva a Salerno il presidente del consiglio dei ministri Mario Scelba e con lui anche il ministro dei lavori pubblici Giuseppe Romita. Promesse e chiacchiere tantissime, ma anche un mare di soldi che generarono grandi speculazioni senza scrupoli o ritegno; pochissime le inchieste di una magistratura che all’epoca era sostanzialmente sonnecchiosa tanto era stato immane la tragedia che aveva colpito tutti. A placare l’ira della popolazione giunse finanche il presidente della repubblica Luigi Einaudi. Le visioni apocalittiche di quelle ore scomparvero rapidamente nei flutti della memoria e nell’oblio dei ricordi; la ricostruzione della città e i prevedibili affari erano senza dubbio molto più importanti delle cerimonie di commemorazione. A distanza di soli 58 anni la città quasi non ricorda più quella brutta notte tra il 25 e ilo 26 di ottobre del 1954; quella triste notte in cui tanta gente perse la vita mentre tanta altra gente, da quella notte, trasse le risorse per arricchirsi. Per buona pace di tutti, come sempre.

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