Elezioni/19: il caso Ruby è scontro personale !! E la giustizia ?

Aldo Bianchini

MILANO – “”Solo che di questo passo sarà un  processo di desaparecidos. Non viene interrogata la parte offesa Ruby; non si sentono in Tribunale (ma si acquisiscono anche qui solo i verbali ai pm) sia Nicole Minetti, spedita la notte del 27 maggio 2010 da Berlusconi a recuperare Ruby in Questura, sia Lele Mora che la introdusse ad Arcore; e alla giudice minorile Annamaria Fiorillo né accusa né difesa domandano la versione diretta dei controversi colloqui quella notte con il commissario Giorgia Iafrate. Alla faccia della formazione della prova davanti ai giudici nell’oralità e contradditorio tra le parti, che preferiscono giocare a poker estraendo dal mazzo di 2 anni fa le carte ritenute più convenienti””.  Ho riportato integralmente la parte finale di una lunga analisi del processo Ruby fatta da Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera di martedì 15 gennaio 2013 a pag.2. Prima della chiusura Ferrarella scrive anche che <<altri giudici di altri processi al Cavaliere, tuttavia, negli anni scorsi sospesero le udienze (e la prescrizione) in campagna elettorale. E lo stesso collegio il 1° giugno 2012 concesse a Berlusconi un “legittimo impedimento” per una riunione che, a detta della difesa, per l’imputato rivestiva particolare importanza politica; una riunione degli intergruppi parlamentari del PdL per “analisi della situazione politica”, dove dunque di istituzionale c’era solo l’appartenenza a Camera e Senato dei riuniti ……”>>. Dunque, a ben leggere il Corriere della Sera, saremmo di fronte ad un ennesimo scontro che di giustizia non ha neppure il lontano odore; una giustizia fatta in nome personale e non del popolo, una giustizia violata sia da una parte che dall’altra. E’ rimasta solo la Procura di Milano contro il Cavaliere, dopo l’ammosciamento di quella di Palermo e della procura nazionale antimafia per ragioni elettorali ben note a tutti i lettori. Non voglio addentrarmi in analisi tecnico-giuridiche, non sono di mia competenza, è sufficiente l’articolo del Corsera per capire  dove mai la giustizia sia finita in un Paese in cui, poi, una parte di esso  pretende che la giustizia venga esercitata in tempi rapidi, certi e ravvicinati soltanto se l’imputato si chiama Silvio Berlusconi.  Ma a rileggere bene l’articolo di Luigi Ferrarella si può cogliere anche un altro aspetto inquietante della vicenda Boccassini/Sangermano c/ Ruby/Berlusconi (perché di questo si tratta !!); sembra di capire che in pratica questa giustizia è soltanto all’apparenza veloce, concreta e giusta; nella realtà forse nessuno vuole che si faccia realmente giustizia. Se così fosse sarebbe davvero un momento molto triste per tutti noi. Sempre leggendo e rileggendo l’ottimo articolo di Ferrarella si potrebbe anche pensare ad una strategia del Cavaliere che viene da lontano, proprio dal quel 1° giugno 2012 e da quel viaggio improvviso in Messico di  Ruby che già sapeva di essere stata convocata per il 10 dicembre, strategia diretta a collassare i tempi fino a portarli in piena campagna elettorale. Ma ormai la frittata è fatta, peccato non essersene accorti prima.  Ovviamente ci sono tante altre facce del problema e che da vent’anni a questa parte sembrano essersi cristallizzate (proprio come la faccia del Cavaliere !!). Accade da vent’anni che ad ogni tornata elettorale o ad ogni appuntamento importante la Procura di Milano si scatena contro il Cavaliere con risultati sempre pessimi non solo per la giustizia in senso lato ma anche, se non soprattutto, per gli effetti benefici nei confronti di Berlusconi in termini di consensi elettorali; insomma ogni volta la carica dei pm colpisce l’immaginario collettivo in maniera favorevole per il Cavaliere. Assistendo a quest’ultima bagarre giustizia/elezioni ho pensato che fosse utile per la giustizia dare un consiglio, anche se non richiesto, ai pm meneghini. <<Perché almeno per una volta non cambiate strategia ed invece di attaccare vi mostrate più consapevoli che la giustizia vale molto di più di un’improduttivo scontro diretto e personale ? Perché, voglio dire, non sperimentare una strategia diversa dalla solita che non ha portato mai i frutti sperati ?>> Tanto siamo comunque in democrazia, Berlusconi non fuggirebbe e il Tribunale sicuramente non perderebbe la sua autonomia e indipendenza. Sarebbe molto bello ascoltare in tv che il tribunale di Milano, con grande serenità e senza contraddirsi come è accaduto al collegio (pres. Giulia Turri, a latere Orsola De Cristofaro e Carmela D’Elia), ha deciso di accogliere la richiesta dell’imputato, magari sospendendo la prescrizione. Solo così potrebbe essere restituita al tribunale ed alla giustizia quella terzietà che da tutti viene invocata.

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