DE LUCA: e adesso la TAV !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Praticamente ha fatto fuori tutti, senza pietà, come sempre. Nella lotta per la conquista di un “posto al sole” del governo nazionale Vincenzo De Luca ha fatto fuori tutti, e per tutti intendo Gugliemo Vaccaro, Alfonso Andria e i loro seguaci. Non a caso nell’articolo titolato “De Luca, la rivolta del sud” (pubblicato su questo giornale il 2 maggio scorso), parlando dell’impossibilità per De Luca di aspirare ad un posto in paradiso scrivevo: << La ragione è semplice, De Luca è solo un capo, non è un leader, e quindi non sa allevare e crescere i delfini. Un errore gravissimo che potrebbe costargli moltissimo, anche se il suo consenso a Salerno (ma solo a Salerno città) è sempre alto e qualcuno deve pur tenerne conto. Ecco perché sono convinto che se ci sarà una rivolta del Sud, questa non la faranno mai capeggiare a Vincenzo De Luca. Prima delle elezioni forse una speranza c’era, oggi certamente no>>, alludendo al forte consenso popolare-elettorale del sindaco che non poteva passare sotto traccia. Sul resto, su tutto il resto, mi sbagliavo anche sulla base di un fatto che ho sempre dichiarato: “non conosco, non comprendo e non condivido le alchimie della politica, che a volte sono davvero aberranti”. E la politica non finisce mai di stupire. Fino a qualche giorno fa De Luca aveva sparato a zero sul suo mentore Pierluigi Bersani dicendo testualmente in un’intervista all’Unità: <<Non voglio morire di lealtà>>, pensando già di dedicarsi alla lotta personale in un partito in posizione di totale libertà, semmai facendo l’occhiolino a Matteo Renzi dopo la lettera di commiato che quest’ultimo avrebbe inviato qualche settimana fa al sindaco di Giffoni V.P., Paolo Russomando. Invece Pierluigi Bersani è stato sorprendentemente leale fino alla fine ed ha brigato per posizionare il suo ex pupillo del sud; vera lealtà o  indecifrabili alchimie della politica. Come dire che il parlare brutalmente in faccia alla fine paga sempre, e in questo De Luca è un maestro. Dopo la nomina, i festeggiamenti, il successo e il giuramento adesso arriva il momento dell’operatività. I rischi sono notevolissimi. Il ministero delle infrastrutture e trasporti è retto da Maurizio Lupi (PdL), indubbiamente è uno dei ministeri più importanti che dovrà, però, gestire alcuni spinosissimi problemi, a cominciare dalla TAV per finire al Ponte sullo Stretto. I problemi locali, come l’aeroporto e la metropolitana, sono quisquilie, anzi sono “cazzate” per dirla alla De Luca; i veri problemi nasceranno soprattutto in Val di Susa dove la contestatissima TAV (treno ad alta velocità) dovrebbe congiungere Torino a Lione in funzione della  grande dorsale europea che dalla Spagna corre diritta verso la Russia. Il ministro Lupi, cioè Berlusconi, ha tutto l’interesse di scaricare sul vice-ministro il problema che pur investendo tutto il governo se viene trattata da un viceministro PD tutte le colpe rischiano di essere scaricate proprio sul Partito Democratico che non ha mai contestato l’opera al contrario del Ponte che ha sempre condannato. Nel precedente articolo parlavo di una sorta di “prova del nove” per Vincenzo De Luca in ragione dell’incarico conferitogli da estimatori e da detrattori con speranze o certezza diverse. Ve lo immaginate Vincenzo De Luca in Val di Susa che (come spesso ha fatto a Salerno con ex carcerati e prostitute …) prende di petto uno dei contestatori più accaniti, lo solleva da terra e lo mette spalle al muro gridandogli in faccia che non deve rompere le scatole e far proseguire i lavori. Io non so se il metodo operativo che De Luca ha spesso utilizzato con successo a Salerno gli darà gli stessi risultati in capo nazionale e laddove la contestazione è vera e frontale. Se riuscirà a non far decollare il Ponte sullo Stretto ed a far completare i lavori della TAV non resterà che inchinarsi e togliersi tanto di cappello. Il tempo ci dirà la verità, come sempre. Intanto sul fronte della “incompatibilità” si è già aperto uno scontro frontale per i sindaci di Reggio Emilia e di Padova che dovrebbero (come i ministri, i viceministri e i sottosegretari) dai loro doppi incarichi. L’articolo 13, comma 3, del decreto legge numero 138 del 2011 parla chiarissimo, l’incompatibilità esiste anche se assegna sei mesi di tempo per la scelta (lo ha detto anche il sindaco De Luca). Difficile prevedere i tempi per la conclusione di questa querelle, fra sei mesi si vedrà sempre che il governo sia ancora in vita, per il momento Vincenzo De Luca potrà esercitare tranquillamente entrambi i prestigiosi incarichi. Per la sua successione c’è tempo.

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