Grecia: qual è la situazione a cinque anni dallo scoppio della crisi?

 

Filippo Ispirato

E’ da ormai diverso tempo che non si sente più parlare di Grecia, l’anello  debole dell’Unione Europea e dell’Eurozona, alle prese con un forte debito  pubblico, un disavanzo crescente e una corruzione elevata, che hanno fatto  letteralmente crollare il sistema paese dal 2008, anno del fallimento della banca d’affari Lehman & Brothers e dell’inizio della crisi per gli Stati Uniti e l’Europa. Atene, che ha rischiato il default e la bancarotta solo un paio di anni fa, e che ha compromesso in maniera seria anche la stabilità di Cipro, sembra, da quello che emerge da alcuni dati, stia uscendo dalla crisi. Secondo i mercati finanziari e i dati economici sembra che il paese stia uscendo lentamente dalla situazione difficile nella quale versava dopo cinque anni di manovre “lacrime e sangue” imposte dalla Trojka (Banca Centrale Europea, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale): la borsa di Atene ha guadagnato in circa due anni il 130% e il rating del paese è passato da CCC a B-, grazie alla buona raccolta fiscale e al bilancio dello Stato, che in questo trimestre ha addirittura chiuso in utile. Il rendimento delle obbligazioni di stato elleniche è passato dal 30% di metà Giungo 2012 all’8% di Aprile di quest’anno, mentre lo spread tra Bund e obbligazioni greche è passato in poco meno di un anno da 2.700 a 660 punti base (per usare un termine di paragone lo spread in Italia oscilla attualmente tra 250 e 270 punti). Secondo il Premier Antonis Samaras ed il ministro delle Finanze Yannis Stournas la Grecia avrebbe “svoltato” ed intrapreso la strada giusta per il risanamento economico e finanziario. Anche il Fondo Monetario Internazionale prevede che l’enorme tasso di disoccupazione, arrivato a sfiorare il 30%,  dovrebbe scendere attorno al 21% nel 2014, innescando un circolo virtuoso che gioverà di sicuro alla sua economia reale. Quanto differisce però la situazione reale dei greci, che vivono quotidianamente le conseguenze delle manovre economiche imposte dagli organi  sovranazionali, dalle cifre fin qui snocciolate? I cinque anni di crisi hanno lasciato delle ferite sociali che non accennano a rimarginarsi: degli 11 milioni di greci circa 3 milioni e mezzo (oltre il 30% della popolazione) vive sotto la soglia di povertà, ovvero con un reddito annuo inferiore ai 7.400 euro, ben 400.000 famiglie sono senza stipendio e 800.000 persone hanno perso l’assistenza sanitaria, dato che il welfare ellenico non garantisce la copertura sanitaria per chi resta senza lavoro per più di un anno. Cominciano a circolare sugli schermi scene di bambini malnutriti e si assiste talvolta ad episodi di estrema indigenza, fino a qualche anno fa erano impensabili nella ricca e opulenta Europa occidentale, ed appannaggio esclusivo dell’America Latina, dell’Asia o dell’Africa. Sebbene il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea ed i mercati finanziari lodino Atene per aver fatto enormi passi avanti, riducendo di oltre due terzi il suo gap competitivo con l’Europa ed aver avviato un piano credibile di risanamento di bilancio attraverso una serie di privatizzazioni, tra cui la più grande riguarda le lotterie nazionali, le misure di austerity non sono destinate a concludersi con il 2013, in quanto la Trojka ha già fatto  sapere che sono necessarie altre manovre e sacrifici per oltre 4 miliardi di euro per il 2014 e sarà necessario ridurre ulteriormente la spesa pubblica per il biennio 2015-2016. Fino a quanto la popolazione sarà in grado di sopportare queste manovre? Questo dovrà essere, a nostro avviso, un interrogativo che dovranno porsi gli organismi internazionali. Cercare il pareggio di bilancio e lavorare solo su fredde cifre senza occuparsi e preoccuparsi della popolazione deve essere un monito per la politica e l’economia onde evitare delle forti tensioni sociali, non solo in Grecia ma anche negli altri paesi in forte affanno dell’Unione, che potrebbero portare al fallimento dell’idea stessa di Unione Europea,

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