VESTUTI: il barone Santamaria si rivolta nella tomba … vogliono stravolgere il vincolo di destinazione d’uso.

 Aldo Bianchini

SALERNO – La storia del prestigioso stadio comunale Donato Vestuti è lunga almeno una ottantina di anni, forse anche di più. E’ stata una storia di successi ed anche di grandi delusioni. Un punto di riferimento per tantissime generazioni di giovani. Lo scorso 2 giugno 2013 ho pubblicato su www.ilquotidianodisalerno.it l’articolo, con pari titolo, nel contesto del quale anticipavo la notizia che solo in questi giorni è venuta fuori in merito alla “destinazione d’uso” dell’area sulla quale sorge il Vestuti che era stata donata al Comune di Salerno con un preciso vincolo di utilizzo. Molti lettori in questi mesi mi hanno spesso chiesto: “Ma quanti progetti dobbiamo pagare per lo stadio Vestuti ?”, e ancora “Ma si rendono conto che il barone Santamaria si sta rivoltando nella tomba ?”.  Ovviamente la loro attenzione è tutta incentrata sulla destinazione definitiva che prima o poi la Città dovrà, comunque, necessariamente dare  alla struttura dello stadio comunale Donato Vestuti, maestosamente impiantato proprio al centro della città fin dagli anni ’30 La seconda domanda, quella per il barone Santamaria, è stata la più inquietante. Probabilmente i giovani di oggi, compresi i cronisti, non sanno neppure chi fosse il famoso “barone Santamaria”. Apparteneva alla schiatta dei Santamaria, nobili di Baronissi, insediatasi a Salerno sul finire dell’ 800. La famiglia era direttamente proprietaria di tutta l’area sulla quale sorge il Vestuti ed una parte di quell’area era adibita a cimitero. All’inizio dell’era fascista i Santamaria donarono alla Città ed al Podestà di allora tutta l’area con un preciso vincolo: “creare un impianto sportivo per l’atletica e per il calcio”. Prima l’atletica e poi il calcio. Uno dei rampolli della famiglia era, difatti, amante dell’atletica leggera e trovò probabilmente sempre geniale l’idea dei suoi ascendenti. Non sono in grado di precisare, ora, se il vincolo fosse anche di natura temporale oltre che di destinazione d’uso, e se questo vincolo è scaduto; spetterà ai consiglieri comunali di opposizione verificare questo nuovo elemento. Vidi per la prima volta il “barone Santamaria” nella primavera del 1960; entrai nello stadio per iniziare, con altri miei compagni del CSI, la preparazione per i giochi studenteschi e per l’imminente “Grande Olimpiade” di Roma; bisognava selezionare i ragazzi per portare la fiaccola olimpica. Un signore proprio sotto la curva sud, sul prato, era sistemato a testa in giù e con le gambe verso l’alto; dopo diversi minuti chiesi ad un compianto amico (Elio Cincione, già veterano mezzofondista) chi fosse e lui di rimando: “Ma come non sai che quello è il barone Santamaria, un uomo che ha dato e fatto tantissimo per lo sport salernitano, è l’uomo ovunque dello sport salernitano e detta legge anche sul Coni”.  Ecco perché ora il barone si rivolta nella sua tomba. Per quanto riguarda la prima domanda su quanti progetti dobbiamo pagare per il Vestuti la risposta è alquanto agevole. L’ammodernamento della struttura sportiva fu già discussa in epoca socialista (fine anni ’80) ed il primo progetto fu affidato, e pagato, al compianto architetto Giovanni Giannattasio (docente universitario) coinvolto in tangentopoli. Dopo diversi anni, tra il 2006 e il 2010, la giunta De Luca rispolverò quel vecchio progetto affidandone le innovazioni urbanistiche ad uno studio tecnico che faceva capo alla figlia o ad entrambe le figlie del compianto Giannattasio. Nuovo pagamento, e sono due. Adesso è venuto fuori, almeno così sembra, un terzo progetto per abbattere o ridimensionare la curva sud predisposto dall’architetto Cuomo (non certamente il prof. Alberto !!). E sono tre. Insomma fino ad oggi il Vestuti ci è costato ben tre pagamenti salati di progettazione per un qualcosa che esula dallo spirito originale dei Santamaria.  

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *