SIMONETTA: il pentito oggi di nuovo in aula !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Antonio Pignataro, super pentito della camorra, ritorna questa mattina in aula e di fronte avrà il pm Vincenzo Montemurro che dovrebbe iniziare la sua requisitoria con la richiesta della pena che dovrebbe, data la scelta del rito abbreviato, essere ridotta comunque di un terzo. Antonio Pignataro, 56 anni, da una decina di anni si è dissociato dalla NCO (quella del famigerato Raffaele Cutolo) e da ben 22 anni è detenuto nelle carceri italiane, attualmente a Voghera. In aula dovrebbero esserci anche gli esponenti della parte civile: la madre (Angela Procaccini) e i fratelli (Francesco, Stefano e Simonetta Serena) di Simonetta Lamberti. Per la cronaca è utile ricordare che la giovanissima Simonetta, figlia del giudice Alfonso Lamberti, fu barbaramente uccisa nel corso di un attentato alla vita del magistrato il giorno 29 maggio 1982; l’attentato fu portato a termine presumibilmente da un gruppo di fuoco composto da Gerardo Della Mura, Claudio Masturzo, Gaetano de Cesare e Francesco Apicella, tutti deceduti. Ci sarebbe stato anche Antonio Pignataro (secondo le sue confessioni !!), quello che oggi ritorna in aula dopo l’udienza del 9 ottobre 2013 nel corso della quale il presunto pentito si lasciò andare alle seguenti frasi ad effetto: “”Io con i killer di Simonetta, chiedo perdono”” – “”Simonetta, sono stato vigliacco”” – “”Chiedo perdono alla famiglia Lamberti””. Ma come si fa a credere ad un pentito che dopo 31 anni dice di <<non sapere che in auto c’era la bimba>> dopo che il commando aveva seguito per diversi chilometri (da Vietri a Cava) l’auto del procuratore ed aver avuto la possibilità di osservare a lungo le persone e i movimenti all’interno dell’autovettura che viaggiava, quasi ignara, lungo la dorsale che collega Vietri sul Mare a Cava de’ Tirreni ?  Ma come si fa a credere ad un pentito che svela, solo dopo trent’anni, di aver fatto parte di quel commando andando incontro ad una sicura ulteriore condanna (seppure ridotta di un terzo) ? probabilmente il “pentito” sta lanciando messaggi trasversali a qualcuno che potrebbe ancora essere chiamato in causa direttamente dopo oltre trent’anni da quell’orrenda strage. E chi potrebbe essere questo “personaggio eccellente”, ancora in vita, responsabile come mandante della strage ? Difficilissimo rispondere su due piedi, anche perché gli equilibri interni alla camorra dell’agro nocerino in questi trent’anni sono notevolmente mutati e cambiati molte volte. Dovremmo pensare, ma l’esercizio mentale risulterebbe davvero difficile, ad un personaggio occulto che sia riuscito a superare indenne tutti i capovolgimenti interni negli assetti camorristici per arrivare ai nostri giorni rimanendo ancora sulla tolda di comando o quanto meno nella stanza dei bottoni. Senza nulla togliere alle grandi capacità investigative del pm Vincenzo Montemurro ed al suo costante e sicuro impegno anche su questa maledetta vicenda, mi pare di poter dire, però che oggi in aula sarà rappresentata l’ennesima “farsa napoletana”. Difatti nel corso dell’udienza del 9 ottobre 2013 il Pignataro dichiarò di non sapere che in auto c’era la bimba e la dichiarazione sarebbe anche passata per buona in quanto una “bimbetta” facilmente poteva non essere vista in aula; la contraddizione, però, arriva da un precedente verbale di interrogatorio del pentito Pignataro in cui affermava di <<aver visto Simonetta quando saliva in auto sotto casa e quando scendeva a Vietri>>. Un pentito che prima dice e poi si contraddice come può diventare improvvisamente credibile agli occhi della Procura ? Da qui la convinzione che <<il commando ha agito su commissione e che il falso pentito con le sue dichiarazioni ha mandato un messaggio, a chi di dovere, per salvare la sua pelle, farsi un salva condotta, coprire i mandanti e nascondere la vera causale dell’agguato dopo il decesso dei complici>>. Davvero molto comodo, non c’è che dire; anche se sullo sfondo resta il dubbio sull’identità nascosta del presunto mandante che verosimilmente è ancora in vita ed è ancora potente. Il pm Montemurro certamente non c’entra con tutto quello che è accaduto dopo la barbara uccisione della bambina, non c’entra con le guerre intestine che la Procura ebbe modo di vivere in quegli anni difficili quando magistrati colleghi di Alfonso Lamberti agirono con imperizia e con negligenza trovando molto più comodo riparare all’ombra della tesi che voleva il magistrato d’assalto come <<organico alla camorra>> sulla scorta di dichiarazioni di comodo di Carmine Alfieri e Pasquale Galasso che in quel periodo ne dissero di tutte e di più pur di ottenere tutti i benefici previsti. Perché, se si vuole davvero fare chiarezza su quel terribile delitto, non richiamare alla sbarra tutti quelli che in quel periodo indagarono sulla vicenda e che troppo frettolosamente trasformarono Alfonso Lamberti da vittima in carnefice ?  Nell’attesa do novità dopo l’udienza di oggi, mi piace chiudere questo pezzo con le parole tratte dal libro “Cara Simons” (di Alfonso Lamberto) e scritte in occasione di una festa dell’Epifania: <<Ti ho comprato un loden su cui si poggiano i tuoi lunghi capelli biondi, il gonnellino scozzese e i calzettoni col fiocco rosa … ricordarti che ti vorrò sempre bene, come nel giorno in cui sei nata>>.

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